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Castello di Meleto

Vino
Recensito da Orazio Vagnozzi

Vini diversi, che hanno in comune una bella espressione di frutto, pulizia gustativa, freschezza e, soprattuto, grande beva

Qualche giorno fa, presso il ristorante Joia a Milano, sono stati presentati i vini dell’azienda Castello di Meleto.

In particolare quattro vini rossi tutti dell’annata 2018, ben accostati ai piatti vegetariani della cucina di Pietro Leemann. Il Camboi, una Malvasia Nera in purezza dai sentori di frutta matura erbe aromatiche e note speziate di bacche di ginepro. Un vino di grande bevibilità, scorrevole e dotato di buona freschezza. E poi due Chianti Classico Gran Selezione: il Casi, da vigne tra 390 e 470 metri s.l.m. e terreni di arenarie e galestro, vivo di profumi di frutta rossa matura, con note di pepe nero e spezie orientali e un gusto rotondo e deciso caratterizzato da tannini spessi e non aggressivi e una freschezza dal lungo finale, e Poggiarso, tra 460 e 520 metri s.l.m. e terreni galestro-argillosi, caratterizzato dal naso di piccoli frutti rossi, cassis e viola, corpo notevole, tannini fini e grande freschezza per un Sangiovese di grande eleganza e lunghezza.

Parabuio

Ma la novità è stata poi Parabuio. Al suo primo anno di produzione questo 100% Merlot si ammanta di un colore scuro con riflessi violacei, naso di ribes nero, marasca, vaniglia, burro, spezie e note grigliate, su un sorso pieno e morbido, con una bella acidità che pulisce la bocca e allunga il sorso.

Castello di Meleto

Il Castello di Meleto, a Gaiole in Chianti, inizia il suo legame col vino nel XI secolo con i monaci benedettini ma risale al 1256 la prima citazione scritta del suo nome. Da allora la fisionomia esterna del castello è rimasta quasi immutata. Molto invece è cambiato nella sua storia recente. Nel 1968 con la “Operazione Vigneti”, primo crowdfunding italiano nel mondo del vino, Gianni Mazzocchi, editore di riviste come “Quattroruote” e “Quattrosoldi”, propone ai lettori di acquistare delle quote di un patrimonio italiano che rischiava di venire abbandonato. Nasce così Viticola Toscana, oggi Castello di Meleto Società Agricola, la più grande azienda Biologica del Chianti Classico, proprietaria del Castello e degli oltre 1100 ettari di terreno di cui 155 dedicati a vigneto, 6 a uliveto, 2 all’apicoltura, 6 all’allevamento di cinta senese e 808 a bosco.

L’azienda oggi non si limita alla viticoltura biologica, ma pratica una lungimirante sostenibilità ambientale attraverso l’applicazione di principi di produzione ragionata e rispettosi dell’ecosistema che la circonda. La manutenzione del bosco, ad esempio, pur richiedendo un notevole sforzo permette di depurare l’aria riducendo in gran parte le emissioni di anidride carbonica e proteggere specie animali e piante che altrimenti rischierebbero l’estinzione. A conferma della salubrità dell’ambiente l’azienda ha iniziato un allevamento di api (oltre 600.000), particolarmente sensibili all’inquinamento, che producono un ottimo miele. Con i suoi 1600 ulivi l’azienda produce inoltre olio extra vergine di oliva biologico.