Venticinque anni di stimoli, passione, intuito, creatività
Il 2025 è il quarto di secolo di attività del ristorante Reale. Facendo un parallelismo, le cosiddette “nozze d’argento” di una coppia di sposi. E anche per questo tempio dell’alta cucina creativa, gli anni sono amorevolmente trascorsi, grazie alla visionaria evoluzione di Niko Romito, Chef capace di costruire una precisa identità, iper-riconoscibile e carica di intuito, stimoli, incisività e grande creatività. Fattori che, oltre ad alimentarne un minimalismo ancestrale, regalano, ad ogni portata, un sussurrato magnetismo di raffinatezza, unico nel suo genere.
Il miglior pranzo italiano
Quello del Reale è un percorso connotato da una inesauribile ricerca sugli attori protagonisti dei piatti, capaci di coinvolgere il palato con penetrante intensità, attraente vivacità e contrasti, dove troneggiano, con impareggiabile personalità, l’acido, l’amaro e l’umami e ancora memorabili texture, temperature, nella loro progressiva emersione. Non basteranno pertanto lenti edonistiche per inquadrare questa tavola ma profonde riflessioni per i giorni, mesi, anni a seguire. Piatti senza orpelli, con l’ingrediente proposto sempre nella sua grandiosa assolutezza e potenzialità, riconoscibile, accompagnato poi da un comprimario. Elementi pensati per essere ri-costruiti partendo dalla loro nudità e dispiegati in articolate stratificazioni gustative. Bocconi quasi intimi per il commensale, al quale verrà sussurrato il lungo processo che ha condotto quella magistrale materia prima, ad una ineguagliabile tensione ed espressività verticale. Il susseguirsi dei piatti è godimento puro, in una paradisiaca oscillazione tra arte e gusto, chimica e fisica. Solo alcuni esempi del pranzo. La Rapa rossa, uva fragola e rucola, in perfetto equilibrio tra tendenza dolce, consistenze e acidità; la Pasta, verza, rafano e brodo, dalla disarmante quanto nobile erbacea complessità, amplificata dalla glassatura e passaggio arrosto della pasta e nell’alternanza tra boccone e sorso del brodo denso tiepido (di verza essiccate), tra gusto e concetto, una golosa carezza. Lo Spaghettone, cime di rapa e limone, capace di rendere incredibilmente piacevole l’impetuosa nota amara d’ingresso e in grandiosa progressione virante verso altre sensazioni gustative, senza soluzione di continuità addirittura verso una blanda dolcezza. O ancora, l’Agnello, latte di pecora e cannella, dalla millimetrica gestione proteica della carne permeata da un’atavica punta di grasso e da un incredibile gioco di equilibri sul finale, grazie alla temperatura (fredda) della componente vegetale. Potremmo andare avanti, all’infinito, pensando e ripensando al grandioso lavoro che c’è dietro la scomposizione e la ricomposizione del singolo ingrediente.
Siamo davanti ad una tavola di rara emozione, capace di distillare al massino il gusto italiano, con lo sguardo orientato all’insù, verso il progresso, verso futuribili strade nuove, che, dopo oltre un ventennio, è capace di recuperare a pieno, anzi, sempre più, la sfera gustativa, la prosa della tradizione, ristrutturata, preservata nella propria integrità sensoriale, spesso soggettiva ma potenziata da inarrivabile tecnica. Una rara esperienza palatale completata dalla leggiadra professionalità della sala, i cui tempi e modi sono scanditi sempre con grazia da Cristiana Romito e ancora, vini e cocktails (azzeccati, ça va sans dire, come non mai con negli abbinamenti), dispiegati con fare altrettanto affascinante dalla squadra di sala.
Il Reale, oggi, è un luogo d’avanguardia, pura ed essenziale e al contempo complessa e profonda, in grado di far emozionare e divertire chiunque, tra sensazioni di estrema piacevolezza, bei ricordi e corrispondenze platoniche perpetue.
IL PIATTO MIGLIORE: Pasta, verza, rafano e brodo.
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1 Comments
Miglior esperienza (intesa a 360 gradi) del 2024, tra l’altro persona stupenda.
Guido da Napoli