Riserva Giacosa di La Ganghija
Le origini del Barbaresco Giacosa
Nel cuore pulsante della zona del Barbaresco D.O.C.G., l’azienda agricola La Ganghija è il frutto di una scelta chiara e determinata: trasformare una tradizione di famiglia in un progetto vinicolo d’autore. A guidarla, dal 2004, è Enzo Rapalino, enotecnico cresciuto tra i filari e formato alla Scuola Enologica di Alba. Non è un’impresa solitaria: accanto a lui, la moglie Milena, i genitori e il fratello, in una gestione interamente familiare che punta sulla qualità e sull’identità territoriale. Nessun compromesso: l’azienda lavora solo uve di proprietà, coltivate su 22 ettari distribuiti tra Treiso, Magliano Alfieri e Alba (Madonna di Como). Se la vinificazione è storia recente, la viticoltura scorre nel DNA della famiglia Rapalino da generazioni. Ed è proprio tra i filari, studiando e lavorando al tempo stesso, che Enzo ha colto il potenziale dei suoi vigneti: un patrimonio capace di dar vita a vini che parlano con autenticità della Langa e della sua eleganza senza tempo.
Il nome
Il nome La Ganghija nasce dal dialetto piemontese e significa “piccolo grappolo”, simbolo di un’attenzione meticolosa alla vigna e alla qualità del frutto. Situata nella sottozona Giacosa di Treiso, a 400-420 metri d’altitudine con esposizione Sud-Ovest. Un nome che racchiude l’essenza del progetto: valorizzare ogni singolo grappolo per esprimere al meglio il terroir del Barbaresco.
Il vino
Il Barbaresco D.O.C.G. Giacosa affonda le radici in un suolo austero: argilla, calcare e marne compatte, un mix che regala struttura e finezza. Qui, nella sottozona Giacosa, l’altitudine e l’esposizione Sud-Ovest fanno il resto, guidando la maturazione fino alla vendemmia, che oscilla tra il 25 settembre e il 15 ottobre, a seconda dell’annata. Un’attesa calcolata, perché il Nebbiolo non si concede facilmente: chiede tempo, ma in cambio offre eleganza e carattere.
La maturazione
Un vino che non ha fretta. Fermenta per due settimane in rovere francese, poi si prende altri due mesi di macerazione, perché la struttura non si costruisce in corsa. Dopo, inizia il lungo affinamento: 24 mesi in botte, dove il legno lo plasma senza sovrastarlo, e altri 12 in bottiglia, a riflettere su sé stesso. Solo allora è pronto a uscire, con l’eleganza e la profondità che un grande Barbaresco merita.
Degustazione guidata
Da Giacosa nasce un Barbaresco di carattere: struttura solida, tannini decisi ma composti, profumi che intrecciano spezie e fiori con naturale eleganza. Nel calice si svela complesso, potente ma mai sgraziato, un vino che seduce senza forzare. La sua longevità è una promessa mantenuta. A tavola? Perfetto con selvaggina, brasati e formaggi stagionati, ma sa farsi valere anche con piatti più raffinati. Classe e sostanza, senza compromessi.
Il Barbaresco D.O.C.G. Giacosa e…?
Un abbinamento perfetto (e dovuto) con la sua conterranea: la MoleDensa salsa di accompagnamento tipica della cucina messicana. Ne esistono oltre quaranta varianti, la stessa infatti può contenere fino a trenta diversi ingredienti. Il "mole verde", ad esempio, viene preparato con varie erbe e tomatillo; il "mole negro" con peperoncino, spezie, hoja santa e cioccolato fondente.... Leggi Antonelliana. Come il Barbaresco Giacosa, è un simbolo di eleganza e solidità, con una struttura imponente ma slanciata, capace di sfidare il tempo. Entrambi raccontano il Piemonte con fierezza: la Mole con la sua architettura audace, il vino con la sua complessità e profondità. Un’icona riconoscibile a prima vista, proprio come un grande Nebbiolo nel calice.

* Si ringrazia per aver messo a disposizione gli spazi della propria cantina il Magna Pars L’ Hotel À Parfum di Milano.