Paltrinieri
Un punto di riferimento
Lambrusco. Negli ultimi anni, questo vino si è ritagliato finalmente un ruolo da protagonista, divenendo centrale nelle dinamiche del vino d’autore e sotto i riflettori di appassionati e critici pronti ad apprezzarne le innumerevoli risorse di stile, versatilità, carattere. I primi fermentati artigianali, nati dal coraggio di pochi pionieri ispirati, hanno infatti tracciato un sentiero in grado di ispirare una nuova generazione di interpreti. E, nella variopinta famiglia dei Lambruschi, uno più di altri è riuscito a raggiungere vette di vera eccellenza: il Sorbara. Interpretazioni personali e originali, capaci di esprimere l’essenza più autentica di questo vitigno, si uniscono ad approcci innovativi e virtuosi, dando vita a un processo creativo capace di esprimere questa varietà in molteplici sfumature: stiloso ed elegante nella versione Metodo Classico, gioioso e succoso nel Metodo Charmat, puro e goloso quando rifermentato naturalmente in bottiglia.
Tra i protagonisti più appassionati, troviamo Cantina Paltrinieri, una realtà che dal 1926 rappresenta un punto di riferimento per la produzione del Lambrusco di Sorbara DOC. Fondata da Achille Paltrinieri, chimico e farmacista (“che, come tutti i chimici” – racconta Giovanni, rappresentante dell’ultima generazione – “amava sperimentare e giocare con le sue conoscenze”), l’azienda ha attraversato quasi un secolo di storia, rimanendo sempre fedele alle proprie radici e adottando un linguaggio espressivo più contemporaneo.
L’anima della cantina risiede nei suoi 15 ettari di vigneti, situati nella zona conosciuta come “Il Cristo”, una fascia di terra particolarmente vocata, incastonata tra i fiumi Secchia e Panaro. Qui, i suoli alluvionali offrono un’eccezionale varietà di composizioni: sabbia, limo e piccole quantità di argilla si mescolano in proporzioni diverse, dando vita a vini che spaziano da una freschezza vibrante a una complessità strutturale più pronunciata. Ogni parcella è curata con attenzione meticolosa, poiché il Lambrusco di Sorbara rappresenta per la Cantina Paltrinieri molto più di un vino: è un’autentica espressione del territorio e di un vitigno prezioso. Tuttavia, la produzione vinicola in questa zona non è priva di sfide. Le frequenti piogge e grandinate, specialmente durante la fioritura e la vendemmia, rendono il territorio vulnerabile, aggravando problematiche come la flavescenza dorata, minaccia oramai sempre più diffusa.
Il vitigno Lambrusco di Sorbara
Il Sorbara è la varietà della famiglia dei Lambruschi che si distingue per la sua delicatezza ed eleganza. Si caratterizza per un colore tenue, un corpo agile e vibrante, e soprattutto per un’acidità pronunciata. La sua coltivazione, tuttavia, è resa complessa da una particolarità: essendo una pianta “maschio sterile”, il Sorbara non riesce ad allegare senza la presenza di un impollinatore, come il Lambrusco Salamino. Per questo motivo, da sempre, nei vigneti si aggiunge spesso quest’ultima varietà, che non solo facilita l’impollinazione, ma contribuisce anche a conferire maggiore corpo e profondità al vino.
Questa peculiarità ha portato a una regolamentazione più flessibile nel disciplinare della DOC, permettendo la certificazione con un minimo del 60% di uva Sorbara. Nonostante questa flessibilità, la famiglia Paltrinieri ha scelto di dedicarsi quasi interamente alla produzione di cuvée basate esclusivamente su questo vitigno (vi è solo un’etichetta, a base Salamino, il Solco). Una scelta più impegnativa ma capace di esprimere con maggiore coerenza e adesione territoriale la vera anima di questi luoghi.
Va detto anche che il Sorbara si rivela in cantina come una presenza affidabile e collaborativa in quanto, dalla fase di pigiatura a quella della vinificazione, raramente mette in difficoltà chi lo lavora. Possiede un’acidità preziosa e un’alta quantità di acido malico, fatto altrettanto prodigioso, che permettono al produttore più ambizioso di interpretarla anche nella versione Metodo Classico con risultati eccellenti, se non stupefacenti, in termini di evoluzione e complessità.

La storia della cantina Paltrinieri
Partiamo dall’inizio. Nel 1998, Alberto Paltrinieri e sua moglie Barbara prendono le redini dell’azienda fondata dal nonno di Alberto, Achille, inaugurando una nuova era. La loro visione si concentra fin da subito sulla valorizzazione della purezza del Sorbara, proponendo vini dal profilo moderno e distintivo.
Si abbandona il tradizionale Lambrusco corposo e intenso per abbracciare tonalità rosate e profili più incisivi e verticali, capaci di rappresentare al meglio l’essenza del vitigno.
Da allora, la filosofia della Cantina Paltrinieri è chiara: rispetto per il territorio, valorizzazione delle tradizioni e un impegno concreto verso la sostenibilità, dalla vigna alla bottiglia. Gli interventi in vigna si limitano allo stretto indispensabile e, in cantina, grazie alla preziosa collaborazione con gli enologi Attilio Pagli e Leonardo Conti, la vinificazione è seguita con estrema cura.

Con una produzione di circa 200.000 bottiglie all’anno, l’azienda rinnova costantemente la sua promessa di qualità, interpretando il Sorbara come un vino capace di emozionare, raccontando con eleganza e autenticità il legame profondo con la terra modenese. Vini, i loro, segnati da finezza, eleganza, gusto, sapore, energia, luce, capaci di esaltare tutte le sfumature che il Sorbara sa offrire in questo territorio. Non meno straordinaria è la loro capacità di evolvere nel tempo, come dimostrato dalla memorabile verticale di Leclisse di Paltrinieri tenutasi un anno fa all’Enoteca Giusti.
Oggi, a completare il quadro familiare, c’è Giovanni Paltrinieri, figlio di Alberto e Anna, classe 2000. Sebbene non abbia ancora fatto il suo ingresso ufficiale nell’azienda di famiglia, l’attesa è accompagnata da grande fiducia e aspettative: il suo percorso di studi e la preparazione acquisita finora lasciano intravedere un contributo prezioso e promettente. Giovanni, infatti, dopo la laurea in Viticoltura ed Enologia conseguita a Milano, ha scelto di ampliare i propri orizzonti trasferendosi in Francia, a Reims, nel cuore della Champagne, dove sta completando il biennio magistrale.

Qui, parallelamente agli studi, sta svolgendo uno stage presso Bérêche, rinomata maison artigianale situata a Ludes, nel Nord della Montagne de Reims. Pochi giorni dopo la mia visita alla Cantina Paltrinieri, dove Giovanni ci ha accompagnato durante il tour, ho avuto il piacere di incontrare i fratelli Bérêche. Con grande stima, mi hanno confermato la dedizione, le competenze e l’impegno che Giovanni dimostra quotidianamente nel suo lavoro. Nonostante stia vivendo un’esperienza stimolante in Champagne, Giovanni guarda già con grande attesa al mese di giugno, quando, con il titolo accademico in tasca, farà ritorno in Emilia, desideroso di portare il proprio contributo all’azienda di famiglia. “I miei genitori mi hanno sempre incoraggiato a fare esperienze all’estero. Ora il mio obiettivo è portare avanti il loro lavoro, unendo i valori e gli insegnamenti che mi hanno trasmesso con tutto ciò che ho appreso durante i miei studi e il periodo in Champagne,” racconta Giovanni, con l’ambizione di chi desidera lasciare il proprio segno.
Le etichette della cantina
Tra le etichette simbolo della cantina spiccano:
Radice: un Lambrusco di Sorbara rifermentato in bottiglia, che esprime la tradizione con autenticità, unendo freschezza, gusto e complessità.
Leclisse: un Sorbara frizzante ottenuto da mosto fiore senza macerazione, prodotto con il metodo Martinotti, per un’espressione moderna e raffinata del vitigno.
Grosso: un Sorbara rifermentato in bottiglia con metodo classico. Sosta sui lieviti di almeno 24 mesi con affinamento successivo in bottiglia per 6 mesi. Impressionante l’espressione nella versione Magnum, da non perdere!
Durante la mia ultima visita con degustazione, tuttavia, a colpirmi in modo particolare è stato il Riserva. Nato quasi per caso, inizialmente doveva essere un Metodo Charmat, si è trasformato in uno Charmat Lungo rimanendo sui lieviti per 12 mesi invece dei canonici 6, a causa di una ‘dimenticanza’ in cantina. Il risultato? Un vino gustosissimo, goloso, saporito ma anche croccante e affilato come una lama.
La degustazione
Grosso
Base 2021 (ultima annata in commercio) – Sb. Luglio 2024
Mosto fiore vinificato in bianco, fermentato in bottiglia con metodo classico. Sosta sui lieviti di almeno 24 mesi con affinamento successivo in bottiglia per 6 mesi.
Una veste oro rosa dai riflessi vividi e cristallini anticipa un’esplosione di raffinato piacere. Al naso si apre con un profilo puro e trasparente, intrecciando delicate note di pompelmo, ribes rosso, pepe rosa, pesca e melograno a sfumature di viola, peonia e a un tocco minerale di pietra focaia nel finale. Al palato è cristallino e ampio, freschissimo e con rimandi di tè, pesca bianca e kumquat. Il sorso è soffice ma il sale e la freschezza ne modellano la struttura, culminando in un finale agrumato, salino e dalla sottile evoluzione iodata. Vibrante, merita l’attenzione degli appassionati, soprattutto se in Magnum.

Riserva 2022
Mosto fiore vinificato in bianco, pigiatura soffice, fermentazione alcolica e rifermentazione a spumante con metodo Charmat lungo sostando sui lieviti 12 mesi
Accattivante e invitante, nei suoi profumi di piccoli frutti esotici, fragoline selvatiche, sospeso tra erbe e fiori, noccioline e sottobosco. Al palato si accende su sensazioni agrumate di mandarino e pompelmo rosa, con una carbonica finissima e cremosa perfettamente integrata alla trama. Sorretto da un’acidità fine, affilata e perentoria, regala un sorso ampio, succoso e rinfrescante, che si chiude su note di arancia e piccoli frutti rossi. Puro, cristallino, gustoso.

Leclisse 2023
Mosto fiore, senza macerazione, fermentazione alcolica e rifermentazione di almeno 3 mesi con metodo Charmat.
Un Sorbara dal colore tenue e luminoso, dal registro olfattivo di fine complessità e finezza: note pure di mela rossa, fragolina selvatica e lampone si intrecciano con rosa canina, siepi di agrumi ed erbe aromatiche. L’acidità è tesa e sottile, la territorialità si unisce al tratto più nobile del vitigno; fresco e succoso, il sorso è impreziosito da rimandi di piccoli agrumi e clementina, per un finale saporito e salino dall’acidità sferzante. Stimolante.

Radice 2022
Mosto fiore, pigiatura soffice, senza macerazione, fermentazione alcolica, rifermentazione naturale in bottiglia su lieviti autoctoni. Affinamento in bottiglia. Unico imbottigliamento a inizio marzo
Un Sorbara in purezza di grande classe e fascino, sospeso tra profumi di cipria, rosa canina, arancia, pesca melba, fragoline e tenui note balsamiche. Al naso, inizialmente sottile e delicato, si apre progressivamente su sfumature agrumate, rimandi di pompelmo rosa e mandarino, mentre sul palato si rivela succoso, goloso e pieno. La struttura vellutata, arricchita da una raffinata trama tannica e una graffiante acidità, si intreccia a una sapidità incisiva che accompagna fino al finale, salino ed energico. Il sorso è fresco e dolce di arancia, ribes rosso e ciliegia candita, perentorio nell’allungo e capace di lasciare un’impronta vivace e briosa. Pura piacevolezza.
