Bologna, 13 Marzo 2023
Solo Velier poteva concepire un evento simile. A cominciare dai calici, iper-avvinati anzi già pieni, quelli distribuiti all’ingresso per la degustazione.
Siamo a pochi km da Bologna, a Palazzo Albergati, maestosa residenza di campagna di età barocca considerata una delle più interessanti opere architettoniche del Seicento europeo.
Saliscendi sulle bizzarre scale del Palazzo. Una delle scale elicoidali.
Enormi, ariosi, risposanti gli spazi, consolanti quando non ludici com’è la vita dell’uomo sulla Terra per Velier: 12.000 mq tra sale e stanze laterali, su quattro livelli, circondati da un parco secolare punteggiato, tra le altre cose, di postazioni per il barbecue.
Solo Velier e, in particolare, la famiglia Gargano, con a capo la brillante ed empatica Margaux Gargano, responsabile del progetto Triple A, si diceva, poteva concepire una degustazione simile.
Margaux Gargano.
Non una clinica, sterile presentazione del catalogo come fan tutte, bensì una festa con tutti gli 80 “agricoltori, artigiani, artisti” del suo manifesto dall’Italia e dal mondo presenti, più altri produttori amici qui riuniti per festeggiare, e festeggiarsi, in occasione dei primi 20 anni di Triple A: pionieristica distribuzione di vini naturali fondata da Luca Gargano nel 2003.
Luca Gargano.
Lui, il simposiarca, l’abbiamo visto aggirarsi, come tanti curiosi tra i banchetti e, va da sé, bere di gusto; così come pure Nicolas Joly, padre della biodinamica francese: una leggenda ambulante che già all’ora di pranzo aveva già terminato tutti i vini in degustazione (è lui a produrre la celebre Coulée de Serrant, sette ettari di Chenin blanc da un clos monopole coltivato dai monaci cistercensi sin dal 1130), e forse proprio per questo, appunto, godersi la festa come un semplice appassionato, finalmente “in borghese”. In Velier si mormora che la storia di Luca Gargano e di Nicolas Joly cominciò la stessa notte quando, più di vent’anni fa, senza conoscersi e a centinaia di chilometri di distanza, mentre uno se ne usciva coi primi vagiti di quello che sarebbe diventato il decalogo delle Triple “A”, Nicolas Joly stesse redigendo la prima bozza della Charte de Renaissance des Appellations.
Nicolas Joly.
Una rivoluzione, insomma, ebbra di vino e soprattutto di vita, che ci ha inebriato con gli assaggi di Domaine Tissot, benedetto con quelli degli stentorei vini di Radikon, e commosso facendoci ritrovare il sapore della personalissima visione di Virè-Clessè, cru di Mâconnais, di Sophie e Gautier del Domaine Guillemot-Michel, che da tanti anni incapsulano in bottiglia piccole miniature dei loro 6 ettari di vecchi vigneti di Chardonnay, nei dintorni di Quintane.
Sophie Guillemot e Gautier Michel Stéphane Tissot.
* tutte le foto sono di Farah Maggiora, a esclusione di quella di copertina, dell’autrice.