Dolomis
La bollicina plasmata dalla roccia
Un ampio vigneto di lunga tradizione e dalle caratteristiche uniche, il sogno di tre giovani amici – Massimo Pradella, Marco Debiasi e Vittorio Marangoni – imprenditori trentini appassionati di bollicine e la partecipazione di un esperto enologo come Massimo Azzolini, consulente per importanti aziende italiane. Da tutto questo ha origine Dolomis, un nuovo Trentodoc elaborato con perizia, maestria, e orientato verso un gusto moderno che porta in dote fiori, agrumi e, soprattutto, sale, ad onorare quella roccia forte, imponente e maestosa che qui prende il nome di dolomia.
La scommessa era un vigneto dalle caratteristiche particolari. Le uve di Dolomis crescono, infatti, ad una altezza di 350 m, sul Dosso di San Rocco, a Sud di Trento nella zona di Casteller, chiamata così per la fortificazione che qui si ergeva nel 1200, Castel Cedra.
7 ettari di chardonnay che circondano Villa Sardagna, uve che si nutrono dei ricchi minerali rilasciati dalla roccia di dolomia: la peculiarità di questo suolo è, infatti, di essere così sottile da permettere alle radici della pianta di entrare in contatto con la roccia madre sottostante, e da questa attingere gli elementi che infondono al vino il suo gusto inconfondibile (caratteristico). Una gestione viticola il più possibile organica, rispettosa e compatibile con le esigenze dei suoli, un’attenzione maniacale della maturazione dell’uva e una conduzione in cantina dallo spirito artigianale, sensibile, il meno interventista possibile.
Pas Dosé millesimato 2017
La prima etichetta presentata al mercato è un Pas Dosé millesimato, annata 2017, che ha trascorso 36 mesi sui lieviti. L’obiettivo è quello di imbottigliare vini puri, cristallini, senza mai perdere di vista il sapore, la tensione e quell’allungo che è doveroso pretendere dalla denominazione e nella versione millesimata, affinché si possa leggere nella massima trasparenza possibile quella che è l’annata, il suo territorio e come la mano virtuosa di Massimo, in cantina, le ha sapute interpretare. Uomo autentico e appassionato vero, Massimo è profondamente attaccato alle sue radici, alle sue montagne e alla continua ricerca di un saldo radicamento territoriale per i suoi vini. A fronte di queste premesse, Dolomis è stato prodotto solo in tremila bottiglie e vedrà comunque una produzione limitata nei prossimi anni puntando ad innalzare la qualità. Il potenziale, lo si intuisce al primo sorso, è davvero alto.
Dolomis.
È un Trentodoc intenso, luminoso, flessuoso ed elegante, caratterizzato da note agrumate e dalla netta impronta minerale. Intriso di roccia e di agrumi, possiede un sorso affilato come una lama, a ricordare certi chardonnay d’Oltralpe, e merita tempi lunghi di affinamento. Così, l’anno prossimo è già in previsione l’uscita sul mercato del 48 mesi Pas Dosé mentre, in futuro, vedrà la luce il 60 mesi. Vini che si faranno ricordare.
Le vigne.
La roccia di dolomia è l’indiscussa protagonista di questa cuvée e non è un caso che essa sia anche ispirazione per un packaging che racconta la roccia sia nei suoi spigoli che nei suoi strati sedimentati nel tempo: vera polvere di dolomia impreziosisce l’etichetta di Dolomis, la cui storia si gusta, si vede e si tocca. Nelle intenzioni dei suoi creatori, infatti, chi assapora Dolomis trova in un sorso un frammento della storia millenaria di questa terra, cogliendone tutta la raffinata complessità.
Impeccabile nel suo respiro fresco-agrumato, Dolomis si presenta alla bocca con una personalità dinamica, a tratti vibrante, dall’assetto gustativo spiazzante per purezza e freschezza.