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Capire il vino: il Sagrantino di Montefalco

Vino
Recensito da Adriana Blanc

Anteprima Sagrantino 2017: rilettura in base al terroir

Dal 7 al 9 giugno si è tenuta a Montefalco l’Anteprima dedicata a quello che è il fiore all’occhiello di queste terre: il Montefalco Sagrantino Docg. Durante l’evento organizzato annualmente dal Consorzio Tutela Vini di Montefalco è stata presentata l’annata 2017, con risultati non dei migliori a dire il vero.

Se il 2015 e il 2016 avevano conseguito le ambite “cinque stelle”, ossia il punteggio massimo, l’annata 2017 ne ha conquistate soltanto tre, con un punteggio attestatosi a 88/100. Il 2017 è stato infatti un anno dalle numerose criticità per i produttori locali, che si sono trovati ad affrontare dapprima una gelata primaverile e poi una stagione particolarmente calda, contraddistinta da una generale carenza d’acqua. Il tutto si è tradotto in un calo drastico delle rese, che dai 40 mila ettolitri prodotti in media, si sono limitate a circa 22 mila e in un vino carico di frutta matura, dalla prontezza di beva inaspettatamente maggiore.

Come cambia il vino?

Come si può facilmente intuire dall’influenza che le condizioni climatiche hanno esercitato sull’annata, questo vino è un’immediata cartina di tornasole del territorio dal quale trae origine. Ma come funziona tutto ciò? In che modo clima e territorio influenzano le caratteristiche del vino?

Per una spiegazione esaustiva si renderebbero necessarie pagine su pagine, tuttavia – non ce ne vogliano agronomi, geologi e qualunque altra categoria potremmo offendere – in questo contesto i fattori sui quali vogliamo focalizzare l’attenzione sono i seguenti:


– latitudine, altitudine e giacitura;
– clima ed eventi meteorologici;
– terreno e sottosuolo.

In sostanza stiamo parlando del terroir e più specificatamente delle componenti pedo-climatiche, concetto derivante dalla “pedologia”, la scienza che studia la composizione, la genesi e le modificazioni del suolo che influiscono direttamente sullo sviluppo del ciclo annuale delle piante e, in questo caso, la vite.

Il Territorio del Sagrantino

Il territorio nel quale ci si muove è quello compreso in provincia di Perugia, nell’areale che si estende tra i cinque comuni di Montefalco, Bevagna, Gualdo Cattaneo, Giano dell’Umbria e Castel Ritaldi, con 660 ettari che ricadono nella Docg. Ne traccia un profilo preciso Alessandro Masnaghetti ne “I Cru di Enogea: Montefalco”, dove individua 4 macroaree.

  • NORD-EST: zona di Bevagna, delimitata a ovest dal crinale del Poggio delle Civitelle, a est dalla Valle Umbra e a sud dal colle di Montefalco;
  • SUD-EST: colline di Montefalco, delimitata a sud dai Monti Martani e a est dalla Valle Umbra;
  • SUD-OVEST: Giano dell’Umbria e Castel Ritaldi, bacino incastonato tra i Monti Martani a sud e la collina di Montefalco a nord;
  • NORD-OVEST: zona di Gualdo Cattaneo, che si snoda lungo la valle del torrente Puglia.

Un territorio prevalentemente collinare, dove la grande varietà di pendenze ed esposizione degli appezzamenti, sparsi ad altitudini che spaziano tra i 200 e 450 metri, danno origine a un’ampia varietà di microclimi e zone.

Il Suolo

Così come il territorio, anche le caratteristiche del sottosuolo sono estremamente varie. In generale è possibile dire che il terreno sia di matrice limo-argillosa, con profondità e scheletro che variano da zona a zona e un indice di fertilità che aumenta di pari passo all’aumentare dell’argilla. È terra d’elezione per il Sagrantino, difficilmente replicabile altrove. Qui i terreni di medio impasto, di matrice siliceo-argillosa, accompagnati dalla giacitura collinare ben soleggiata, permettono al vitigno di raggiungere il punto ottimale di maturazione e di esplicare dunque al meglio il suo peculiare carattere.

Gli studi

A sostegno della nostra indagine viene in luce un interessante studio effettuato dalla Facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Milano[1], nel quale si prendono in considerazione sei diverse zone dell’areale lungo un intervallo di tempo che va dal 2001 al 2008. Dallo studio si evince come l’interazione delle diverse condizioni pedo-climatiche sia determinante per l’accumulo polifenolico, vale a dire quell’insieme di sostanze nobili che, tra le altre cose, determinano colore, tannino e capacità di invecchiamento di un vino. Nel dettaglio emerge che il “contenuto totale di polifenoli aumenta proporzionalmente all’aumentare […] della radiazione luminosa” e che “gli antociani” la classe di polifenoli responsabile della colorazione, “risultano correlati negativamente con le precipitazioni, in particolare con quelle del mese che precede la maturazione”. La composizione chimica del suolo avrebbe, invece, un ruolo secondario, con “suoli ghiaiosi e argillosi che porterebbero ad una maggiore concentrazione in antociani rispetto ai suoli sabbiosi”.

Alcuni dati

Particolarmente interessante, poi, è il confronto dei dati ricavati dalle zone agli antipodi per caratteristiche pedo-climatiche: La Torre e Pietrauta.

La zona di La Torre si trova su un pianoro a 210 m. di altitudine ed è quella che riceve la maggiore radiazione solare (PAR) e attesta il maggior calore in gradi giorno (Indice di Winkler). Il suolo presenta una buona quantità di argilla e una minore presenza di calcare. Il sito registra un’acidità titolabile di 6,15 g/L, l’accumulo di polifenoli maggiore (4854 mg/kg) e una buona concentrazione di antociani (918 mg/kg).

La zona di Pietrauta si trova a 380 m di altitudine, con esposizione a ovest e un’inclinazione del versante del 16%. È un ambiente piuttosto freddo, meno assolata, con un suolo franco limoso ed elevati contenuti di calcare. Il sito registra un’acidità titolabile di 8,56 g/L, l’accumulo minore di polifenoli (4510 mg/kg) e una minore concentrazione di antociani (880 mg/kg).

Considerando poi una stessa zona e confrontando i risultati di due annate opposte per caratteristiche climatiche come la 2004, fresca e piovosa e la 2007, calda e secca, emergono ulteriori dati interessanti.

Nella zona di La Torre, nel 2004, si evidenziano: bassi polifenoli (3418 mg/kg), bassi antociani (412 mg/kg), un’acidità più elevata (6.02 g/L), un contenuto zuccherino maggiore (24.60) e peso medio bacca superiore. Nel 2007 i risultati sono opposti: alti polifenoli (5382 mg/kg), alti antociani (980 mg/kg), un’acidità minore (5.90 g/L), un contenuto zuccherino minore (24.30) e peso medio bacca inferiore.

Il territorio nel calice

La peculiarità del Sagrantino è quella di avere una concentrazione di tannini nella buccia superiore a quella di qualsiasi altro vitigno conosciuto. Un vino incredibilmente tannico dunque, ma dove il tannino è vellutato. Gli altri composti polifenolici di cui questo vitigno è notoriamente ricco fanno sì che il Sagrantino al calice si presenti di un colore quasi impenetrabile e con una struttura altrettanto fitta; un nettare muscoloso che irretisce i sensi con il suo sempiterno aroma fruttato e sfumature che, da zona a zona, donano a questa bevanda connotati particolari.

Zona Sud-Est: Tabarrini, Colle Grimaldesco

Questo vino nasce da un terreno che si potrebbe considerare ideale per il Sagrantino: argilloso, ricco di limo e con un’ottimale esposizione rivolta a Sud-Est dai suoi 420 m di altitudine. Le uve arrivano così alla vendemmia perfettamente mature, cariche di polifenoli che scolpiscono un vino potente, pulito e lunghissimo.

Tabarrini, Campo alla Cerqua

Stessa azienda, connotati simili, ma qui i terreni sono più sciolti e leggeri, prevalentemente ciottolosi. Caratteristiche che nel calice riportano grande freschezza e mineralità, ma più in generale sensazioni verticali, decise, nette, perfettamente in accordo con l’eleganza sottesa da questo eccellente vino.

Zona Nord-Est: Tenuta Bellafonte, Collenottolo

Siamo tra i 250 e i 320 m di altitudine, dove il suolo argilloso si alterna con strati marnosi e arenacei. Qui il Sagrantino esprime compiutamente le sue tipiche caratteristiche: intensità, colore, persistenza e tanto frutto corredati da buona sapidità e note balsamiche.

Zona Nord-Ovest: Terre de la Custodia

Siamo sulla sommità della collina, a 450 m di altitudine, esposizione Sud. I terreni sono leggeri, argillosi, caratterizzati da una particolare presenza di lignite. Frutto, note balsamiche e terrose; tannicità e potenza, ma anche freschezza. È un vino in cui tutte le componenti sono in perfetto equilibrio, pronto prontissimo.

Zona Sud-Ovest: Moretti Omero

Siamo tra i 400 e i 450 m di altitudine, con esposizione a Nord-Est, su terreno prevalentemente argilloso. A dominare è il frutto maturo, ma si fanno largo anche le note balsamiche. Pronto e dissetante.

Conclusioni

L’analisi fin qui tracciata ci consente di trarre alcune osservazioni. Un’annata fresca e piovosa darà vini più freschi e leggeri, meno carichi di colore e meno zuccherini, mentre un’annata calda e siccitosa comporterà un accumulo di colore e concentrazione a discapito dell’acidità. Altitudini più elevate, un clima fresco, una minore esposizione all’irraggiamento solare e la presenza di calcare, allo stesso modo contribuiscono nel determinare una minore concentrazione di polifenoli, in favore di una freschezza maggiore.

Alla luce di questi dati è ora possibile capire come i fattori climatici abbiano influito sull’annata 2017. Dapprima le gelate e poi la forte siccità hanno diminuito drasticamente le rese, incidendo sul numero e sul peso dei grappoli di uva, prosciugati dalle alte temperature. Il clima caldo e secco ha dunque favorito la concentrazione in termine di zuccheri, polifenoli e antociani, dando luogo a vini concentrati e la cui ridimensionata freschezza li ha resi meno predisposti all’invecchiamento, ma contraddistinti da una maggiore prontezza di beva

Se siete arrivati a leggere fin qui, avrete capito che il terroir non è solo l’abusato termine dall’elegante sonorità francese del quale gli addetti al settore amano riempirsi la bocca. Bensì un elemento imprescindibile nell’analisi di un vino: è tutto ciò che influisce sul vitigno, ancestrale trait d’union tra terra e calice.


[1] “Influenza delle componenti climatiche e pedologiche sulla variabilità dei contenuti polifenolici in alcuni ambienti vitati della DOCG Sagrantino di Montefalco.” – Autori: Valenti L., Mattivi F., Compagnoni M., Mariani L., Dell’Orto M., Ghiglieno I.

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