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Tal Lùc: il passito secondo Lis Neris

Vino
Recensito da Angelo Sabbadin

Anteprima Tal Lùc .1.2 e 4.5

Il mondo dei vini passiti rappresenta qualcosa di unico. Si tratta di vini che, infatti, regalano emozioni fortissime per la complessità che esprimono, vini complicatissimi da produrre, vini di pazienza e di grande passione. All’assaggio di Tal Lùc .1.2 non v’erano parole, ecco perché ci prodighiamo per farvelo conoscere, e a svelarvi qualche suo segreto con le parole del suo produttore, Alvaro Pecorari di Lis Neris.

Tal Lùc nasce dall’unione del nostro Verduzzo passito e piccolissime percentuali di Riesling, presente perché non lo abbiamo voluto noi, ma lo abbiamo ritrovato nel vigneto dove c’erano alcune viti “sbagliate”. Abbiamo voluto dare importanza a questo errore, evidenziando la presenza del Riesling, che incide per meno del 2%. Abbiamo cominciato a fare questo passito nel 1995 e per i primi 3-4 anni abbiamo dovuto imparare e capire cosa significa fare appassimento, quindi le prime annate sono state interlocutorie, dispendiose, c’è stata molta uva che non era all’altezza, perché l’appassimento è un processo molto delicato, e se partono le muffe è molto difficile salvarsi.

Dopo un po’ di anni di tiriocinio abbiamo cominciato a individuare la strada, e la prima annata giusta è stata il 1999. Da lì in poi ci sono state molte annate positive, e siamo riusciti a fare un vino che è riuscito a collocarsi nel Gotha del vino dolce italiano, assieme ai Recioti, ai passiti di Pantelleria, al Muffato umbro.

Il procedimento

Per far questo vino l’appassimento dura 3 mesi; vengo molto criticato perché arriviamo sempre al limite con l’appassimento, anche fino a concentrazioni zuccherine vicine ai 600 grammi/litro. Queste quantità di zuccheri sono anche limitanti per l’attività dei lieviti, perché con una massa di zuccheri tali il lievito fa fatica a esprimersi, riesce a consumarne una certa parte, poi non ce la fa più, e quando non ce la fa più comincia a lavorare male e si comincia a formare acidità volatile, un elemento insidioso che in basse quantità aiuta gli aromi a esprimersi ma se presente in quantità elevata fai un vino cattivo, oltre ad andare fuori legge.

La concentrazione zuccherina è tale che da 100 kg di uva si ottengono 12-13 litri di mosto; in un vino normale – continua Alvaro – 100 kg di uva ci danno 70 litri di mosto.

Il vigneto

Le uve furono messe a dimora nel 1973 da mio padre, e lo ha fatto per uno stimolo, per emulare qualcosa che già si faceva nella zona di Cividale: vini dolci che al tempo sembravano impossibili per noi. Quindi emulare un vino di quella tipologia significava avere delle capacità in più, e mio padre ha voluto cimentarsi in quella strada non sapendo niente, non conoscendo niente di quella tipologia. In particolare, perché quelli dell’epoca erano vini filtrti dolci, questo, invece, è un passito, e non è un caso che, per tanti anni, siamo stati nella condizione di non saper cosa fare di queste uve.

Il vino

Come dicevo, siamo partiti nel 1995 con questo appassimento moto spinto in un ambiente condizionato: all’interno di un box costruito appositamente, abbiamo creato questa concentrazione nell’arco di circa 3 mesi. Non si tratta solo concentrazione zuccherina, ma anche di concentrazione enzimatica, dove si accumulano sostanze di natura odorosa e gustativa in maniera più che proporzionale, tanto che quando si assaggia questo vino ci si rende conto che si entra in un mondo molto diverso dal Friuli perché sentiamo delle note che ricordano pienamente il Mediterraneo, con le note di fico e di dattero, come a richiamare l’Africa del nord come proposta olfattiva.

Tal Lùc .1.2

La veste è colorata di un acceso ambra con pennellate oro; la massa che si vede roteare nel calice colpisce per la consistenza, quasi viscosa. La massa olfattiva che arriva al naso è notevole e a ogni olfazione si scopre qualcosa di nuovo, una sfumatura, un soffio. L’insieme fonde note esotiche di fichi, datteri, frutta secca, miele di castagno, agrumi canditi, croccante al miele, biscotto, orzo, cannella, cioccolato bianco e, sul finire, un soffio di zafferano e mirra. Il sorso ha un’avvolgenza straordinaria, vellutata e caldissima; la materia ricca esprime un viaggio sensoriale che, in realtà, si traduce in un viaggio dei sensi: finissimo, complesso, voluminoso. Ma tutta questa abbondanza è intarsiata di freschezza e mineralità, che lo slanciano in una chiusura lunghissima e articolata. Difficile fare di meglio.

Tal Lùc .4.5

Non pago, Alvaro Pecorari regala un grande privilegio concedendo un assaggio del nuovo .4.5 che, ancora senza etichetta, rappresenta le annate 2015 e 2016: un blend di annate che uscirà alla fine dell’estate 2021.

Un vino che nasce da una fermentazione lunghissima in acciaio, su una massa di circa 5 ettolitri. La sala di appassimento può contenere circa 50 quintali di uva, la fermentazione parte bene ma poi tende a rallentare abbastanza presto, un rallentamento che mette in moto un sistema di produzione di acidità volatile dove ci si gioca tutto, e non si può lasciare che prosegua come desidera. Si deve essere pronti nel decidere quando fare fermare il processo, spesso bisogna fermare con gradazione alcoliche sotto i 10 gradi di alcol, altrimenti si porterebbe una acidità volatile eccessiva.

Sul calice, il colore cattura la vista, si mostra ambra lucente con riflessi oro, un colore cangiante. L’olfatto è un aspetto molto affascinante e seducente di questo vino, che inevitabilmente porta a visitare luoghi lontani, spazia fra il bacino del Mediterraneo e il Medio Oriente. 

Tutte le sfumature sono nitide e intense, il frutto inizia con ananas candito, albicocche disidratate, dattero, uva sultanina, fichi, cedro e zenzero candito e, se sembra sia esaurita la sua energia, poi vira su note dolci: marzapane, pastiera, cioccolato al latte, miele millefiori, cera d’api e ancora curcuma, zafferano, incenso. Incredibile la stratificazione di profumi, tutti netti, dritti, uno dopo l’altro, veramente qualcosa di travolgente, senza fine. Sul palato, manco a dirlo, è una carezza, avvolge,  è inarrestabile il suo incedere, si impadronisce del palato, ha la cremosità di uno sciroppo, inebria: in perfetto equilibrio sulla massa zuccherina è l’accoppiata acido-sapida, che gli concede il lusso di un colpo di coda, dopo una persistenza infinita, di una pennellata salmastra, iodata.

Commovente, un vino di questa portata non capita spesso di incontrarlo. Ma come si riesce a dare equilibrio a un vino che mette in campo quasi 300 grammi/litro di zucchero? Tutti i vini di Lis Neris sono prodotti con grande sapienza e passione ma Tal Lùc tocca vette altissime, diventa qualcosa di mistico, un vino per celebrare  una grande occasione: quella stessa di un vino a cui è impossibile fare di meglio.

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