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I Campi Flegrei e il Piedirosso

Vino
Recensito da Adele Granieri

Una panoramica sull’universo vitivinicolo dei Campi Flegrei

I Campi Flegrei (dal greco phlegraios: ardente) sono situati a nord-ovest di Napoli, nell’area compresa tra Capo Posillipo e Capo Miseno. Il territorio è connotato da un insieme complesso di strutture geologiche, generate da eruzioni relative a più cicli vulcanici, che hanno dato vita ad un’enorme caldera, all’interno della quale sono stati attivi negli ultimi 40.000 anni più di sessanta centri eruttivi.

Uno speciale mix tra tufi gialli (detti per l’appunto “napoletani”), ceneri, lapilli e pomici compone il substrato geologico sul quale si innestano vigne generalmente posizionate ad altitudini comprese tra i 50 e i 200 metri, per gran parte a piede franco, che hanno resistito alla fillossera grazie soprattutto alla vicinanza del mare e alla tessitura fortemente sciolta dei suoli.

Dagli anni ’50 a oggi si è assistito a una trasformazione radicale del territorio: le aree agricole hanno subito una riduzione di circa  il 40%, mentre le aree urbane hanno visto quintuplicare la loro estensione, andando a definire l’attuale aspetto prevalentemente urbanizzato della zona.

La denominazione Campi Flegrei doc, ufficialmente riconosciuta nel 1994, individua l’area di produzione nell’intero territorio dei comuni di Procida, Pozzuoli, parte di quelli di Marano e Napoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, tutti in provincia di Napoli.

Il Piedirosso

Il Piedirosso – detto anche Per ‘e Palummo, perché il biotipo originale a maturazione presenta una colorazione rossa del raspo tale da renderlo simile a una zampa di piccione – esprime tutta la potenza di questo terroir. Banalmente considerato vitigno “minore” solamente perché, per vari motivi storici, non è mai assurto al rango del più blasonato Aglianico, è protagonista in tempi recenti di un movimento che ne sta portando avanti una virtuosa valorizzazione.

È un vitigno difficile: necessita di potature lunghe perché non è fertile sulle gemme basali, ha una bassa produttività e maturazione disomogenea. Se vendemmiato troppo anticipatamente, i vini risultano scarni, diluiti e verdi, ma se vendemmiato anche solo con pochi giorni di ritardo, trasferisce sentori di surmaturazione e può manifestare note di riduzione in condizioni di stress e carenza di azoto od ossigeno.

Il Piedirosso dei Campi Flegrei non va a ricercare od ostentare lo spessore della materia e la ruvidità del tannino: è solitamente di corpo leggero e poco tannico pur senza mancare di carattere e propensione a una evoluzione positiva negli anni successivi alla vendemmia. Si esprime con grazia ed eleganza tra note floreali (il geranio è uno dei sentori tipici del vitigno) e richiami affumicati, lasciando talvolta trapelare affascinanti sfumature iodate e salmastre.

Un po’ di Piedirosso dei Campi Flegrei

Agnanum di Raffaele Moccia (Napoli)

Raffaele Moccia è stato pioniere del movimento di rinascita del Piedirosso. Le sue vigne si trovano a Napoli, a ridosso del cuore urbanizzato del quartiere di Agnano, e lambiscono il cratere degli Astroni. Vere e proprie vigne metropolitane, strappate all’urbanizzazione selvaggia, coltivate su ripidi terrazzamenti esclusivamente con la forza delle braccia, perché la matrice sabbiosa dei terreni e la pendenza rendono impossibile qualsiasi meccanizzazione. Il Campi Flegrei Piedirosso “Per’ ‘e Palummo” 2019 ha un profilo olfattivo connotato da note di geranio, foglia di pomodoro e cenere e un sorso intenso, fresco e saporito.

Cantine Astroni (Napoli)

L’atro versante degli Astroni ospita le vigne di Cantine Astroni, contese tra il cratere e il quartiere di Fuorigrotta-Agnano, uno dei più urbanizzati e popolosi di Napoli. A custodirle e accudirle c’è Gerardo Vernazzaro, caposaldo della viticoltura flegrea e cultore del Piedirosso. Il suo Campi Flegrei Piedirosso Tenuta Camaldoli 2017 è una grande interpretazione del vitigno, in cui le note di arancia rossa, sottobosco ed erbe officinali si arricchiscono di sbuffi di incenso e si sublimano in un sorso profondo e dinamico.

Contrada Salandra (Pozzuoli) 

La storia di questa piccola cantina è iniziata con il recupero di alcuni vigneti tra Licola e Monteruscello, con cui Giuseppe Fortunato e la moglie Sandra hanno iniziato la produzione di vino, affiancandola a quella di apicoltura biologica. Contrada Salandra è un microcosmo di vigne e alveari, dove tutto segue i ritmi della natura, che vengono assecondati senza forzature. Il Campi Flegrei Piedirosso 2017 profuma di geranio e iris e ha una nota quasi sanguigna, sfumata dai richiami iodati e salmastri, che caratterizzano questo vino profondo, succoso e leggiadro. Un inno al terroir e al vitigno.

La Sibilla (Bacoli)

L’azienda della famiglia di Meo sorge sulla collina di Baia, dove le coltivazioni convivono con l’archeologia, tra i resti della Villa Romana e l’Oasi del WWF. Vigne e cantina sono condotti da Vincenzo, Mattia e Salvatore, quinta generazione di vitivinicoltori. La maggior parte delle viti ha circa 35 anni di età, mentre la storica Vigna Madre raggiunge gli 85. Il Campi Flegrei Piedirosso Vigna Madre 2018 si esprime su note di rosa canina e e ribes, con richiami profondi di terra bagnata, cenere e incenso e un sorso verticale, intenso ed elegante.

Cantine del Mare (Monte di Procida)

Affacciata sul mare di Monte di Procida c’è Cantine del Mare, azienda creata un decennio fa da Gennaro Schiano, recuperando i terreni ereditati dal padre. Otto ettari di vigne a piede franco, che hanno in media di 80 anni di età, affondano le radici in un terreno fertile di origine vulcanica, composto da tufo giallo e trachite, distribuite in piccoli appezzamenti coltivati con su stretti terrazzamenti che guardano Ischia, Capri, Vivara e il Vesuvio. Il Campi Flegrei Piedirosso Terrazze Romane 2019 si contraddistingue per i tipici sentori di geranio, che si fondono a note di ribes e di corteccia e fanno da preludio ad un sorso succoso e intenso.

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