Passione Gourmet Il Colmetto - Passione Gourmet

Il Colmetto

Ristorante
via Finilnuovo 9/11, Rodengo Saiano
Chef Riccardo Scalvinoni
Recensito da Fiorello Bianchi

Valutazione

15/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Proposta di cucina innovativa a prezzi contenuti.

Difetti

  • Da evitare la domenica a pranzo, se non si hanno bambini.
  • Servizio da migliorare.
Visitato il 02-2021

L’Agri-Fine-Dining

Avevamo già parlato, nell’autunno dell’anno scorso, di questo agriturismo che, nel suo DNA, mantiene gli aspetti più essenziali e sani di questa formula, come l’auto-produzione di quasi tutte le materie prime, sia vegetali che animali, grazie a diverse tenute con vigneti, boschi, pascoli, serre e frutteti. Da queste radici, però, Il Colmetto si è evoluto puntando su un interior design decisamente più curato e moderno, e sulla scelta di chiamare uno chef come Riccardo Scalvinoni, che ha colto volentieri l’opportunità di esprimersi, divertendosi, avendo a disposizione un parco giochi di ingredienti di grande qualità e freschezza. Ne riparliamo, dopo pochi mesi, perchè abbiamo rilevato una crescita propulsiva nella cucina dello chef.

C’è sempre un menù alla carta, abbastanza ristretto, dove si trovano piatti più confortevoli e tradizionali, come la gallina in saor e lo stracotto d’asino con polenta, così come un menù degustazione sempre con piatti tradizionali, ma il turbo è stato messo con il menù di sette portate “faccio io”.

Rock and roll

Ci si diverte con la cucina di Scalvinoni: una cucina concreta, materica (e non potrebbe essere diversamente), ancestrale nell’uso della brace e decisamente gustosa, che si lancia nell’uso delle fermentazioni, particolarmente del garum. Il suo signature dish è proprio le linguine al garum di fegato di capra e fegato di capra essiccato e grattugiato che si confermano  come un piccolo capolavoro di umami.

Sorprendente la verza, che viene bruciata sulla brace, lasciata “invecchiare” e poi servita con bergamotto e salsa alle acciughe, così come gustosissimo il carciofo con la polvere di aglio, olio e peperoncino, anche se l’aglio risulta essere predominante. L’anguilla con corniolo e muschio è un incontro raffinato e vincente di sapori diversi. Il crudo di pecora con l’aringa che viene cotta nello strutto ricavato dalla cottura dei ciccioli e trasformata essa stessa in ciccioli è interessante per il gioco di consistenze e sapori. Succulento il piccione, che arriva dal proprio allevamento, con una salsa di mandarino arrosto, con uno sparring partner eccellente, ancora una volta vegetale: un sedano rapa dalla cottura millimetrica e dalla presentazione elegante, come una millefoglie.

Decisamente migliorata la parte dei dolci, con una chiusura con un perfetto babà con la spinta dell’acidità della mela verde e del limone. Ancora da migliorare la parte del servizio, acerba.

Per concludere, una degustazione rock and roll, come rock and roll è l’attitudine e lo stile dello chef, diretto, potente, senza fronzoli, nonché artefice di una proposta innovativa, quella di “agriturismo fine dining” che sta peraltro anche incontrando i favori del pubblico, al punto che consigliamo di evitare il week-end e il pranzo della domenica per goderne appieno.

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