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Xinomavro: la Grecia del vino contemporaneo

Vino
Recensito da Emiliano Castelli

Un mondo antico che si è fatto nuovo

La tradizione si è, nel tempo, scontrata con eventi storici e condizioni sociologiche che l’hanno dispersa, diluita, relegata a un ruolo di secondo piano nella vitivinicoltura europea, apparentemente incapace di mantenere il passo con i tempi. Ma il vento cambia continuamente e, oggi, si respira aria nuova. tanto che pure l’interesse pare essere rinnovato, verso un mondo che cresce in funzione di una nuova generazione di produttori e un terroir che, lo scopriremo, è unico ed emozionante.

L’uva Xinomavro per conoscere la Grecia

Per comprendere il terroir greco bisogna iniziare a conoscere una sua grande protagonista, un’uva che può essere definita in diversi modi. Xinomavro è una varietà tipica della Grecia del nord, per molti è la più nobile tra i vitigni autoctoni della zona. Linguisticamente è la combinazione di due termini che la raccontano in maniera piuttosto veritiera quanto imprecisa: “xino” – acido – e “mavro” – nero. Certo, lo Xinomavro ha bacche nere e acide, ma si fatica a ridurlo a così poco, anche solo se si trattasse di dargli una descrizione visiva e tattile. Se ci si libera invece dal pragmatismo, se si abbandona la bibliografia (quasi inesistente in realtà), ci si ritrova dentro a un viaggio: un viaggio più nel tempo che nello spazio.

I vini che nascono da quest’uva sono prodotti intrinsecamente legati al territorio di provenienza, molto sensibili alle piccole differenze che le zone principali di produzione vantano in fatto di clima e composizione del suolo.

Parleremo in seguito di assonanze con paesi lontani, ma il viaggio con lo Xinomavro comincia con un salto indietro nel tempo, che si assapora con un po’ di attenzione verso il bicchiere e con la voglia di aprire i cassetti della memoria. Xinomavro, infatti, significa rivalorizzare un vino che non si è più abituati a bere, il vino di un secolo a noi vicino che è stato enologicamente abbandonato, in alcuni casi rinnegato ma che è ancora immerso nel succo di quest’uva. Esistono sicuramente tante versioni moderne, attuali, aggraziate e talvolta anche vigorose.

Esistono interpreti, opinioni, selezioni, estremizzazioni, ma quello che è sempre comune è un radicale attaccamento a un sapore rustico, rurale, duro ma irrimediabilmente sincero che questi vini hanno, un sapore che richiama un sapere quasi antico, un sapere enologico che non era studio ma pratica.

Le tante anime dello Xinomavro

Ultima chiave di lettura è quella più empirica, più immediata, più solare. Xinomavro è agrume, è talmente agrume che spesso dovremmo ricorrere alle avanguardie di ricercatori che coltivano e recuperano varietali dimenticati, sconosciuti. È agrume e neve, è sabbia e polpa, è sole e nebbia.

È un’uva che ha un rapporto simbiotico con i territori in cui è prodotta, che respira nel Mediterraneo e dunque profuma di pomodoro, olive e capperi. Se è vero che le cinque principali denominazioni di origine si distinguono fra loro per le caratteristiche che quest’uva assume rispetto ai diversi terroir, è altresì possibile dire il contrario.

Lo Xinomavro cambia e si adatta al terroir. Lo Xinomavro diventa un partner fedele di un luogo, cartina tornasole del carattere della sua gente. Se abbandoniamo quindi il romanticismo, ci rimane una solida espressività di cinque territori, cinque zone descrivibili secondo alcuni tratti comuni (pochi) e altri distintivi ma mai antitetici. Cinque territori isolati fra loro geograficamente e spesso isolati anche culturalmente, talvolta antagonisti, gelosi e invidiosi delle peculiarità altrui ma mai alla ricerca di una rincorsa verso l’altro, mai disposti a snaturarsi a fronte di mode che potrebbero far sembrare alcune DOP favorite rispetto alle altre.

Markovitis 2013 – Ktima Markovitis – Naoussa

Certi vini dialogano con il tempo e con l’ossigeno; questo è uno di quelli. Dal cuore produttivo di quest’uva, uno Xinomavro in purezza per un’azienda che si concentra su una singola etichetta. Da terreni prettamente sabbiosi nasce un vino eclettico e territoriale dove l’alcool è una spalla inerte a sostegno e mai copertura o caricatura. Tannino e acidità sono sinergici a servizio di un rosso mediterraneo, tinto di sole e pomodoro, profondo in arancio e bergamotto, stuzzicante nelle erbe aromatiche. Nebbioleggia al colore e chiude sapido. Soave.

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