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San Leonardo in verticale

Vino
Recensito da Sofia Landoni

La misteriosa composizione dell’identità del San Leonardo

Esistono posti dove ogni minima variazione della vita – sia essa attribuibile a un grappolo, a una rosa, a un cane o all’inclinazione di un sorriso – rimbalza nell’interiorità silente degli occhi che la guardano. La Tenuta San Leonardo è uno di questi luoghi. Essa contiene il riverbero di un sole che si infrange sulla roccia bianca e accende le mura gialle del borgo, abbraccia le vigne e si addentra vorticosamente dentro ai boschi che circondano la proprietà, dissolvendosi nella loro profondità. La Tenuta San Leonardo, ad Avio, in Trentino, accoglie e custodisce il misterioso comporsi di un vino, così come il suo svolgersi, dentro l’oscurità di una cantina.

Qui, la famiglia Guerrieri Gonzaga ha acquisito nel corso della storia il borgo e i terreni, che hanno ospitato i piedi dei viandanti e le loro speranze, persino quando l’imperversare della guerra pareva strappare all’uomo e alla Terra anche quelle. Delle vicende che hanno portato San Leonardo ad essere la realtà odierna, impersonificata dal Marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga e dal padre Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga, ne hanno già parlato in molti. La peculiarità del Carmenère, che compone l’assemblaggio del San Leonardo per il 30% mescolandosi a un 60% di Cabernet Sauvignon e un 10% di Merlot, è già informazione nota, corsa in ogni parte del mondo insieme alla fama di uno dei vini più eleganti del nostro tempo.

Quello che oggi vogliamo ricordarvi, tramite il racconto di questa verticale che ha visto protagonista il vino di punta dell’azienda, è come l’eccezionalità di un vino non dipenda esclusivamente dalla meticolosità con cui esso viene accompagnato nella sua gestazione o dalla cura con cui è trattata la pianta genitrice, ma anche da qualcosa di indeterminabile, in fondo. Qualcuno la chiama identità, termine che contiene già in sé l’unicità di un soggetto. Una singolarità, questa, che trattiene la meraviglia dell’irripetibile seppur con lo scotto da pagare della solitudine, come tutti gli individui, come tutto ciò che è unico. Come le annate, come le bottiglie, come le vite delle persone. In questo preciso, medesimo modo, i vini di San Leonardo si affermano con la loro identità forte, risultato di una somma pressochè indefinibile di fattori. Sono quei fattori che tracciano i profili del San Leonardo annata per annata, rendendolo sempre diverso eppure sempre così ardentemente riconoscibile.

San Leonardo 2015

Affiora discretamente l’impronta varietale del Cabernet, con una trama speziata che appare in seconda battuta e, solo alla fine, il frutto, sintomo di una giovinezza ancora in atto. In bocca è coeso, compatto e morbido. Muove sull’eco della spezia e persiste a lungo nel ricordo di una fine tensione acida.

San Leonardo 2011

Stupefacente. La tridimensionalità del suo essere viene celebrata al naso così come al gusto. La parte speziata si intreccia profondamente a quella balsamica, deviando poi su una componente affumicata. L’acidità è viva e la sapidità ancora agitata, seppur nel contorno di un sorso soave, che spicca per armonia.

San Leonardo 2008

Naso in cui ci si potrebbe perdere per ore. È un naso scuro, stratificato, senza fine. L’agrume, la terra e il cacao lasciano uno spiraglio alla nota più pungente del suo corredo vegetale. Il gusto è vivido, delineato in una freschezza ancora giovane. Riverbera il timbro aromatico del naso e sfiora il palato con la delicatezza di un tannino estremamente fine.

San Leonardo 2007

Incanta per la sua eleganza senza paragoni. Il naso delicato sfuma come la luce di un tramonto creando tinte molteplici e inaspettate, ognuna perfettamente al proprio posto entro l’acquerello della sua totalità. Equilibratissimo, senza alcun dubbio. Il sorso si compone in una carezza tenera, che definire vellutata è poco. Eleganza, delicatezza, compostezza. Un vino di classe, come pochi.

San Leonardo 2005

La varietà del naso si svela in mezzo al festare delle spezie, fra cui emergono nettamente il pepe e la paprika, su uno sfondo terroso di fungo porcino secco. All’evoluzione olfattiva controbatte una bocca freschissima e, ancor più, sapida. Una certa spigolosità del sorso è abbracciata da quella delicatezza glicerica che ne crea lo charme.

San Leonardo 2000

Un vino impressionante, nel profumo, nel gusto, nelle movenze. L’imprevedibilità del naso si gioca sull’evoluzione del timbro vegetale e sull’originalità delle sue proprie note d’annata. Ricorda la salsa di pomodoro, il tabasco e poi di nuovo il cacao e l’intensità balsamica. Soave, il sorso, ed elegante. Affascinante tanto da lasciare senza troppe parole. Esse si perdono nella danza della seta e si infrangono inermi contro un tannino maestoso e mansueto. La profondità di questo docile gigante consegna al nulla la presunzione delle parole e celebra la supremazia del palato, capace di stupire e, forse, anche di commuovere.

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