Passione Gourmet Roberto Voerzio e il suo Barolo Cerequio - Passione Gourmet

Roberto Voerzio e il suo Barolo Cerequio

Vino
Recensito da Orazio Vagnozzi

2009 e 2010: la magia di due ottimi millesimi

Roberto Voerzio è probabilmente uno dei più grandi produttori di Barolo, per quanto lo si trovi poco menzionato sia nei libri che nelle guide. Nonostante questa scarsa risonanza, i suoi Barolo sono stabilmente nel top-range di prezzo e sono soggetti a una forte domanda, visto quanto sono difficili da reperire. Sarà che Roberto non ama tantissimo critici e guide e ha sempre remato un po’ controcorrente.

Nel 1986, giovanissimo, Roberto, non ritrovandosi nell’immagine del Barolo di quel periodo, lascia l’azienda di famiglia per intraprendere la sua strada con lo scopo preciso di produrre grandi vini secondo la sua visione. Controcorrente dicevamo, in vigna e in cantina. A partire dalla densità di impianto delle sue vigne – 7.000/8.000 per ettaro – non certo una cosa usuale in Barolo, per arrivare alla rigorosa rarefazione sulla pianta. Viene infatti realizzato un primo diradamento verso metà luglio, togliendo più del 50% dell’uva e lasciando 5 grappoli per pianta, seguito poi da un secondo diradamento verso metà agosto dove viene ridotta la dimensione di ogni grappolo tagliando la parte inferiore e lasciando quella superiore più ricca e concentrata.

Dopo ogni vendemmia viene effettuata la concimazione manuale con letame di mucca o humus, in base al fabbisogno di ogni pianta. I vigneti sono curati senza l’uso di fertilizzanti chimici, diserbanti o altri prodotti che interferiscono con il normale ciclo vegetativo. Le rese bassissime consentono, per il Barolo, la produzione di sole 2.000 bottiglie per ettaro. Attualmente Roberto Voerzio possiede 23 ettari più altri 7 in affitto, dei quali il 70% dedicato al Barolo con i suoi vigneti di La Serra, Brunate, Cerequio, Sarmassa, Rocche del’Annunziata, Fossati, Case Nere e Torriglione. Vi sono poi le vigne di Dolcetto, Barbera, Nebbiolo e Merlot, tra cui spicca il vigneto di Barbera dedicato alla produzione del mitico Pozzo dell’Annunziata.

In cantina la fermentazione alcolica avviene spontaneamente, in vasche d’acciaio, senza inoculo di lieviti; per i Barolo la permanenza sulle bucce è di 2/3 settimane, invece delle lunghe macerazioni dettate dalla tradizione. Nessun vino, inoltre, viene filtrato. Al termine della fermentazione malolattica in vasche di acciaio, tutti i vini ad esclusione del Dolcetto sono travasati nel legno per il periodo di affinamento. I Barolo sostano per un anno in botti grandi e barrique di secondo passaggio, per poi trascorrere un altro anno in barrique francesi nuove per almeno il 30%. Il Sarmassa e il Torriglione, prodotti sempre in piccole quantità, sono affinati interamente in barrique di cui il 30% nuove. I vini affinano in bottiglia per altri otto mesi prima di essere messi sul mercato.

Lo stile dei Baroli di Voerzio è inconfondibile: concentrati e ricchi ma al contempo eleganti e destinati ai lunghi invecchiamenti. Bisogna avere la pazienza di aspettarli almeno una decina di anni. Sono vini che tendono a riflettere bene l’annata, oltre che stilisticamente perfetti. Mai una riduzione, una puzzetta, un tannino amarognolo e neanche acidità dure e taglienti.

 

E noi ci siamo riservati un privilegio, quello di stappare a breve distanza uno dall’altro il Cerequio 2009 e il Cerequio 2010. Due vini in perfetta linea con le rispettive annate: di grande beva, il primo, straordinario ma ancora giovane il secondo.

Ubicato tra i comuni di La Morra e Barolo, Cerequio è considerato uno dei più prestigiosi cru del Barolo. Un anfiteatro di vigne dove suoli, esposizione e microclima concorrono a creare Barolo eccezionali. Per la sua posizione, protetta dai venti, Cerequio viene definito la Riviera delle Langhe. Nella “Mappa del Barolo” del 1965, Renato Ratti lo inserì tra i cru di “Prima Categoria”.  I suoli di Cerequio sono di formazione Tortoniana – circa 9 milioni di anni – quindi tra i più antichi in Langa, composti da marne calcareo-argillose di origine sedimentaria marina, caratterizzati da pH basici, poveri di sostanze organiche ma ricchi di microelementi quali magnesio e manganese. Donano vini di grandissimo carattere ed equilibrio: austeri, strutturati, eleganti, in armonia tra finezza e aromaticità.

Barolo Cerequio 2009

Colore rosso rubino con riflessi granati. Al naso ricorda le amarene mature, la marmellata di more, gli agrumi canditi, la grafite, il tabacco da pipa, il fieno tagliato, la liquirizia e il cacao. In bocca l’attacco è morbido, per un vino ricco e concentrato, ben sostenuto dall’acidità. Il tannino, ben presente, è maturo e vellutato donando al vino eleganza e persistenza. Nel retrogusto liquirizia, menta e cacao. È un Cerequio figlio di un’annata calda, oggi pronto da bere. Voto 95

Barolo Cerequio Cerequio 2010

Colore rosso rubino carico. Al naso ritroviamo l’amarena matura, il goudron, l’arancia sanguinella, il tabacco, il cuoio e il cacao, con una punta mentolata. In bocca il vino è denso, ricco e concentrato, ben equilibrato dall’acidità. Il tannino, dotato di una trama fitta e setosa è ancora molto in evidenza, capace di dare al vino una certa austerità e promettendo un’ eccellente capacità di invecchiamento. È un vino dinamico che va bevuto con pazienza, perché continua a migliorare nel bicchiere, dal finale energico e persistente con retrogusto di liquirizia, tabacco e cioccolato. Il giorno seguente abbiamo trovato un vino ulteriormente migliorato. Gran vino, con eccezionale potenziale di invecchiamento, destinato a migliorare nel tempo. Voto 96 (per adesso!).

 

 

 

 

1 Commento.

  • Voerzio Roberto3 Giugno 2020

    Ciao Orazio ho letto ora i tuoi commenti! Grazie !!!!devo dire che sei stato “abbastanza bravo “mi fa piacere che i vini ti siano piaciuti moltissimo !! X adesso ti do 96 !!! scherzi a parte spero di incontrarti presto così ne berremo una terza insieme!!

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