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Jacquesson, Maison di grandi Champagne

Vino
Recensito da Orazio Vagnozzi

Eccezionale degustazione con Jean-Hervé Chiquet (prima parte)

La Maison Jacquesson è sicuramente tra i grandi nomi dello Champagne. E il gruppo di appassionati di bollicine Les Enfants du Champagne non poteva esimersi dall’organizzare una degustazione dei migliori vini della Maison, con la collaborazione dell’importatore italiano Pietro Pellegrini. Era il 14 ottobre 2019 e la location prescelta è stata l’iconico ristorante Da Vittorio a Brusaporto. Anfitrione della serata Jean-Hervé Chiquet, nella duplice veste di proprietario della Maison – insieme al fratello Laurent – e di chef de cave.

La degustazione comprendeva 13 vini: la Cuvée n.738 in magnum, i tre “Liux-Dits” Vauzelle Terme–Aÿ, Champ Caïn–Avize  e Corne Bautray–Dizy (ognuno nelle annate 2008 e 2005 con un’aggiunta della 2000 e della 2003 per l’ultimo della trilogia); infine, Le Clos 1998 DT, il Millésime 1996 DT, l’Avize 1989 e il Millésime 1988.

Una premessa per introdurre il complesso e variegato mondo Jacquesson. Nel 1988, i fratelli Jean-Hervé e Laurent subentrano al padre Jean Chiquet nella conduzione della Maison, che all’epoca produceva come non millesimato il Brut Perfection (non più prodotto dal 1999) mentre come millesimati, il Grand Vin Signature (non più prodotto dal 1995) e un blanc de blancs. Con l’ambizione di produrre “il miglior vino al mondo” fin da subito, nel 1988 i due fratelli introdussero il Millésime, un blend che verrà prodotto nelle migliori annate fino al 2002. Noi abbiamo avuto l’opportunità di degustare il primo millesimo, il 1988.

L’anno seguente decisero di produrre un blanc de blancs millesimato frutto del solo Grand Cru di Avize, selezionando le tre migliori parcelle per suolo (in prevalenza gessoso) ed esposizione (sud-est), piantate tra il 1962 e il 1983: La Fosse, Némery e Champ Caïn. Nasce così l’Avize-Grand Cru, prodotto nelle annate 1989, 1990, 1995, 1996, 1997 e 2000. Anche in questo caso abbiamo avuto la possibilità di degustare la prima annata della storia di Jacquesson.

In seguito vi furono altri cambiamenti: i primi due vigneti vennero destinati all’assemblaggio della Cuvée 7xx, mentre il Champ Caïn cominciò ad essere vinificato in solitaria insieme ad altri tre Lieux-Dits. Ai  Lieux-Dits, ovvero agli Champagne prodotti da una singola parcella, dedicheremo la seconda parte dell’articolo la settimana prossima.

A partire dalla vendemmia 2000 iniziò quindi la produzione di quello che va considerato il vino di punta della Maison: la Cuvée 7xx  noto come Brut Perfection fino al 1999 – dove il numero indica la cifra progressiva delle varie cuvée prodotte a partire dal centenario della Maison, che risale al 1898. È uno champagne extra brut, non millesimato, che diventa il miglior assemblaggio possibile ogni anno e che riflette fortemente la vendemmia che ne sta alla base.

Nel 2002 i fratelli Chiquet decisero di interrompere la produzione del classico Millésime per dare maggiore spazio alla Cuvée 7xx e poter offrire quattro Champagne millesimati: nacque la linea “Lieu-Dits”,  quattro millesimati, provenienti da singoli terreni, che si articolano, ad oggi, in due blanc de blancs (Corne Bautray–Dizy e Champ Caïn–Avize), un blanc de noirs (Vauzelle Terme–Aÿ) e un rosé (Terres Rouges–Dizy). Da produrre soltanto nelle annate giuste e quando qualcuno di essi non si renda necessario all’assemblaggio della Cuvée 7xx. Jean-Hervet ci conferma infatti che tale etichetta rappresenti la più importante per i fratelli Chiquet.

Dulcis in fundo, Jean-Hervé e Laurent hanno iniziato a riproporre di tanto in tanto le vecchie annate non solo dell’Avize, ma anche del Millésime Grand Vin Signature e perfino delle Cuvée 7xx come Dégorgement Tardif. Le DT – Dégorgement Tardif – sono bottiglie molto rare, che la più lunga maturazione sui lieviti rende ancora più complesse, profonde e mature al punto che gli Chiquet le propongono anche senza dosaggio.

Cominciamo quindi, in questa prima parte del racconto di una degustazione memorabile, con la Cuvée 738 (61% Chardonnay, 18% Pinot Nero e 21% Pinot Meunier), in versione magnum. Frutto dell’annata 2010 per il 67% (come ben spiegato dalla chiarissima contro-etichetta), si mostra di un colore giallo con riflessi dorati. Il naso è di erba limoncina, cedro candito, frutta secca, pietra frantumata con una nota iodata. In bocca buona rispondenza col naso per uno champagne pulito, sapido e preciso. Forse non il migliore della serie 7xx, ma comunque molto buono (Voto 91).

Assolutamente inedito il Le Clos 1998, 100% Pinot Meunier, sboccatura di giugno 2018. Tecnicamente un DT. Il Les Clos è un piccolo vigneto originariamente piantato a Pinot Meunier, che di fatto si colloca nel giardino della Maison Jacquesson a Dizy. Sarebbe dovuto diventare un Lieux-Dit, ma dopo alcuni esperimenti si decise di non proseguire lungo questa linea e di piantare, invece, Pinot Nero. Il vino è stato una delle sorprese della serata. Dal naso intenso, terroso, con note di miele e di frutta secca, in bocca è un vino dalla dolcezza fruttata ben equilibrato da una fresca acidità ed una sapidità che lo rende vibrante. É un vino fine che lascia la bocca fresca e pulita.  Piacevolissimo (Voto 97).

Purtroppo l’attesissimo Millésime 1996  DT sapeva di tappo, ma il Millésime 1988 ci ha estasiato. 37% Chardonnay, 21% Pinot Nero e 42% Meunier, dal colore giallo oro ha un naso di frutta secca, pan brioche, pop corn e panforte. In bocca il vino è fine, sapido ed elegante, con finale lungo e  persistente (Voto 98).

E veniamo all’Avize 1989 che, come detto, purtroppo non si produce più dal 2000. E’ un pò per tutti il vino della serata. Dal colore giallo oro, ha un naso di agrumi e torrefazione. In bocca è ricco, grasso e perfettamente bilanciato da acidità  fresca che rende il vino vibrante. Il finale è sapido e persistente con un retrogusto di miele e frutta candita. Strepitoso (Voto 99).

Un cenno doveroso va all’accoglienza unica che la famiglia Cerea riesce sempre a dare ai suoi ospiti a Brusaporto, all’eccellenza dei piatti  che Bobo e Chicco Cerea ci hanno preparato ed alla perfezione del servizio che il sommelier Fabrizio Sartorato è riuscito ad  assicurarci.

 

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