Un Barbaresco formidabile
La famiglia Roagna produce Barbaresco da oltre un secolo. La sua storia nutre un albero genealogico folto e ramificato, disegnando una lunga narrazione cronologica fatta di persone e di vigneti.
Vincenzo e Rosa – la prima generazione – cominciano a produrre bottiglie di Barbaresco già nel 1880. Ed è Maria Candida che, nel 1929, porta in dote al promesso sposo Giovanni una parcella di un quarto di ettaro della vigna Montefico di Barbaresco, ponendo le basi di ciò che nel tempo sarebbe diventata la realtà dei Roagna.
Con la terza generazione, rappresentata da Giovanni Roagna, si assiste a un ampliamento significativo della proprietà, sia in termini di estensione che in termini di qualità dei terreni. Nel 1953, infatti, Giovanni acquista lo storico vigneto Pajé e, nel 1961, acquisisce anche un piccola parcella – poco meno di un quarto di ettaro – nel noto cru Asili di Barbaresco. Il figlio Alfredo segue l’indole paterna e, nel 1989, annette alla proprietà già esistente gli 11 ettari del cru Pira a Castiglione Falletto, compresa l’antica cascina in cui è stata costruita di recente la nuova cantina. La lungimiranza e la visione imprenditoriale di Alfredo fanno sì che il viticoltore inizi – nel 1978 – a produrre vino con le sole uve raccolte da una minuscola parcella di circa mezzo ettaro all’interno del vigneto Pajé, che già il nonno Giovanni aveva individuato ed iniziato a vinificare separatamente dal 1958. Fin dai tempi del nonno, quello era il vino di famiglia da stappare nelle grandi occasioni: era il mitico Crichët Pajé. Si arriva infine a Luca, quinta generazione, che insieme al papà Alfredo gestisce oggi l’azienda Roagna.
In una serata dedicata ai vini di Roagna, abbiamo avuto il privilegio di partecipare alla verticale del rarissimo Crichët Pajé. Siamo al Seta, ristorante dell’Hotel Mandarin Oriental di Milano, dove lo Chef Antonio Guida ci ha deliziato con raffinatissimi piatti – come dimenticare l’anguilla laccata al vino rosso con fegato grasso e salsa al rosmarino – e Andrea Loi, in sala, ha fatto in modo che ogni dettaglio del servizio fosse impeccabile. Anfitrione della serata Luca, che ci introduce al mondo Roagna sintetizzando la filosofia produttiva dell’azienda. Lo sviluppo della vigna si basa sulla selezione massale e sulla cura della biodiversità, tutelata anche attraverso l’assenza di erbicidi, pesticidi e fertilizzanti. Il patrimonio viticolo dei Roagna si può a ragione definire storico, se si considera che le vigne più giovani del Pajé superano i quarant’anni di età. Le uve – per questo come per tutti gli altri vini – vengono raccolte a piena maturità, garantendone la migliore espressione fenolica. La scelta di utilizzare un pied de cuve – ossia lo starter della fermentazione – composto da soli lieviti indigeni va a tutelare, ancora una volta, quel legame territoriale che si vuole valorizzare anche in vinificazione, dove le uve macerano lungamente secondo il metodo del cappello sommerso e i vini ottenuti affinano per molto tempo all’interno di botti di rovere. Ciò che si ottiene sono vini dalla grande pulizia olfattiva e gustativa, privi di ogni pesantezza e senza coperture date dalla tosatura del legno.
Il Barolo e i Barbareschi di Roagna sono puri, espressivi, energici, complessi, eleganti e verticali. Sono vini dinamici, dai tannini fitti e dolci che crescono di intensità sul palato fino a sprigionare finali lunghi e profondi.
BAROLO PIRA VECCHIE VITI 2010
Proveniente da vecchie viti piantate alla fine degli anni ’30, ha un naso di erbe officinali, violetta, fiori appassiti, grafite e tabacco. In bocca il vino è denso, con un’aromaticità progressiva che aumenta con la permanenza nel bicchiere. È un vino potente ed espressivo, dotato di tannini dolci, fitti e levigati. Un vino già buono, ma che sarebbe molto interessante tenere in cantina ancora per un buon numero di anni.
BARBARESCO ASILI VECCHIE VITI 2010
Timido al naso nelle note di rosa, frutti rossi ed erbe officinali, dietro una lieve traccia di riduzione. In bocca il vino è progressivo, sensuale, verticale, sapido con un tannino ben presente di trama finissima. Finale lungo con retrogusto di menta e liquirizia.
BARBARESCO MONTEFICO VECCHIE VITI 2010
Più scuro dell’Asili nella sua intensità cromatica. Il naso si esprime sulle note di marasca, prugna, violetta, olive nere e su una lieve nota ematica. È un vino maschio, potente, profondo e tannico. In bocca il vino è dolce, voluminoso, sapido e verticale. La media bocca è dolce e il finale è lungo, con un piacevole retrogusto di liquirizia.
BARBARESCO PAJÉ VECCHIE VITI 2010
Colore rosso rubino con riflessi granati. Al naso si apre con una nota di tabacco a cui seguono violetta, frutti rossi, terra bagnata e china. Il palato inizialmente un po’ duro si apre con aromi fruttati. È un vino progressivo, fresco e sapido, che col passare dei minuti diventa armonioso e vellutato. I tannini inizialmente austeri si ammorbidiscono per regalarci un finale lungo e persistente su un ricordo di agrumi, muschio e ceralacca. Giovanissimo. Da attendere.
E, dunque, la verticale di Crichët Pajé.
BARBARESCO CRICHËT PAJÉ 2010
Imbottigliato da poco tempo, dopo oltre 7 anni di botte. Dal colore rosso rubino chiaro ha un naso complesso ed espressivo di petali di rosa, marasca, buccia di agrumi, cenere, erbe officinali e una nota iodata. In bocca il vino è imponente, quasi masticabile, ma non iper-estratto, con una netta sapidità a tracciare la linea dell’equilibrio e la fitta trama tannica a determinarne l’eleganza. Il finale è lungo e in crescendo. Un gran vino, da dimenticare in cantina.
BARBARESCO CRICHËT PAJÉ 2008
Si apre al naso con sentori di rosa appassita, sottobosco, marasca, menta e pepe bianco. Meno voluminoso del precedente, è un vino intenso, elegante e scorrevole. Il tannino è dolce e fine, meno austero rispetto ad altre annate. Piacevolissimo.
BARBARESCO CRICHËT PAJÉ 2007
Come si fa a descrivere un capolavoro?
Limpido e dal colore rubino con riflessi granati, è un vino dallo spettro olfattivo ampio e complesso, ricco di sfumature diverse ad ogni olfazione. Sopra un sottofondo di goudron emergono i profumi tipici di marasca, susina matura, petali di rosa e menta. E poi sottobosco, note iodate, foglia secca, carruba e aghi di pino. In bocca l’attacco è morbido e dolce, controbilanciato da una fresca acidità e dalla sapidità netta che rende il vino lungo e verticale. Elegante, dal tannino fitto e setoso. Un vino dinamico, armonico e teso su un finale lunghissimo, che promette una longevità infinita. Un capolavoro, appunto.
BARBARESCO CRICHËT PAJÉ 2006
Limpido e dal colore rubino chiaro con riflessi granati. Al naso accenna la rosa appassita, la viola e la ciliegia. E poi china, ribes, buccia di arancia e timo. L’attacco è pieno, in perfetto equilibrio con freschezza e sapidità che definiscono una tensione verticale. Il tannino fitto e setoso dona finezza e un’eleganza austera. Molto lungo il finale, con un retrogusto di china e liquirizia. Pugno di ferro in un guanto di velluto: è un vino indimenticabile, diverso dal 2007 ma come il 2007 un capolavoro.
BARBARESCO CRICHËT PAJÉ 2005
Leggermente meno limpido e meno espressivo al naso rispetto alle annate precedenti. Emergono tracce di violetta, arancia sanguinella, cuoio, tè ed erbe officinali. In bocca il vino è concentrato, forse un po’ chiuso, ma perfettamente equilibrato, connotato dal tannino fitto e austero. È un vino elegante, aristocratico, dall’energia nascosta che continua a migliorare nel bicchiere.
BARBARESCO CRICHËT PAJÉ 2004
Si presenta limpidissimo e piuttosto scuro. Il naso, in continua evoluzione, si apre con note di catrame, petali di rosa, violetta, e more. Ma poi emergono menta, timo e aghi di pino, per virare ancora su cuoio e tè. Il palato è di grande impatto sia per il volume che per la prorompente ma fine tannicità. Tale finezza intensa, l’acidità e la spiccata sapidità, insieme fanno il miracolo, creando un vino perfettamente equilibrato, vibrante e dotato di un’energia coinvolgente. Potente e fine allo stesso tempo, ancora giovanissimo nonostante i suoi 15 anni. Chi ce l’ha se lo può tenere in cantina quanto vuole. Tra qualche tempo non lo batterà nessuno.
BARBARESCO CRICHËT PAJÉ 2002
Naso espressivo di rosa appassita, buccia di arancia, terra bagnata, aghi di pino e rosmarino, su un sottofondo iodato. Forse più esile rispetto ad altre annate, è comunque un vino di medio corpo, fresco e con una nota sapida che lo rende piacevolmente verticale. Ha il punto di forza nell’eleganza, rimarcata dal tannino setoso e dal lungo riverbero di rose e spezie.
BARBARESCO CRICHËT PAJÉ 2000
Colore rosso rubino chiaro con riflessi granati. Al naso offre goudron, marasca e mora. E poi foglia secca, timo ed eucalipto. È un vino caldo – anche se ben bilanciato dall’acidità – di grande struttura e con un tannino fitto, piuttosto austero. Teso e vibrante, ha un finale di interminabile persistenza che lascia il palato con un piacevole retrogusto di liquirizia e incenso. Da bere tranquillamente fra vent’anni.
BARBARESCO CRICHËT PAJÉ 1988
Che fosse un vino ancora perfettamente integro, era prevedibile. Che fosse ancora un giovanotto, forse un po’ meno. Un gran finale, quindi. Al naso mostra sentori di rosa appassita, rabarbaro, aghi di pino, menta e foglia secca. In bocca il vino è succoso, scorrevole e senza spigoli. Di eccezionale bevibilità nella sua accezione verticale e pungente, vibrante nell’espressione gustativa. Una vera emozione.