Storia di una rude eleganza
La storia della famiglia Roulot cominciò all’inizio del 1900 con Guy Roulot, il padre dell’attuale proprietario, quel Jean-Marc Roulot che per molto tempo si occupò della sua prima professione – attore peraltro di successo – per poi approdare a fine anni ‘80 al Domaine di famiglia, rivoluzionando la coltivazione e introducendo il regime organico in tempi non sospetti.
Oggi i vini dell’attore, come confidenzialmente viene sottotitolato fra gli appassionati, sono tra le massime espressioni di Meursault. Vini tesi, molto asciutti, vibranti ma dotati di una formidabile lunghezza gustativa e sensoriale, nonché di persistenza ed eleganza davvero uniche.
Tant’è che i vini di questo nobile produttore hanno subito una speculazione nel tempo, che li ha visti accrescere il loro valore in termini esponenziali anno dopo anno, sino a raggiungere le vette odierne che mai ci saremmo immaginati. Prevalentemente bianchista – e quindi fedele interprete di Chardonnay – che qui in Borgogna non viene quasi mai nominato come tale poichè è il terroir – anzi finanche il climat, il piccolo appezzamento – che governa. Pertanto, in un tripudio di Meursault, Puligny-Montrachet, Corton-Charlemagne e così di seguito, Jean-Marc Roulot si è imposto via via come uno dei re di Meursault, con sei appellation Villages e quattro 1er Cru a sua disposizione.
Noi abbiamo avuto la fortuna di degustare un intenso Meursault 1er Cru Bouchères di un’ annata apparentemente difficile, la 2003. Bouchère in francese significa macellaia: questo 1er, infatti, schiaffeggia i sensi con un’ intensità rude e virile che quasi stordisce, ma alle volte questo ceffone sembra originarsi da una mano femminile. Sarà un caso ? Nomen Omen, dicevano i latini.
Annata calda, la 2003, che ha costretto a vendemmie anticipate – nel caso del Bouchères, già spesso in anticipo sui tempi – e ad un passaggio più marcato nel legno che, però, non è affatto da condannare – come avvenne in modo anche pesante alla sua comparsa sul mercato – perché, secondo noi, è nelle annate veramente difficili che il manico emerge con veemenza e vitalità uniche.
Come in questo Meursault, che ci ha sinceramente stupito per la sua nota fresca e vivida, tanto intensa e aromatica da ricordare le conchiglie, più vongole che ostriche, ripassate nel fine burro di Normandia. Note tostate di nocciola, di burro – lattico, appunto – che accompagnavano una nota sapido-fresca davvero formidabile. In fondo, ma non per ultimi, qualche accenno di mela, mandorla e ancora nocciola. La lunghezza è ciò che ci ha sorpreso, così come la fine persistenza in bocca. Un grandissimo Meursault e una grande prova di manico in un’ annata tutt’altro che facile. Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare, e Jean-Marc è uomo e vigneron di spessore indiscusso.
Buonasera,vorrei sapere da chi e’distribuito in Italia Roulot.Grazie.