Valutazione
Pregi
- La collocazione unica.
Difetti
- Sala molto buia.
Fascino e storia a Venezia
Se esiste un luogo al mondo dove il grande albergo assume un fascino assolutamente fuori dal comune, questo luogo è Venezia.
Il lusso lo si può vendere a peso in qualsiasi angolo del globo, ma la storia e il fascino davvero no, non sono a disposizione di qualsiasi albergo. E quando si parla di storia e fascino, la Serenissima ha poco rivali.
Tra i grandi alberghi di Venezia, il Gritti riveste senza dubbio un ruolo di primo piano.
Quella del Gritti è probabilmente la posizione migliore tra tutti gli hotel di Venezia: sul Canal Grande, proprio di fronte alla Chiesa della Madonna della Salute, con il proprio approdo privato, ma a pochi minuti a piedi da Piazza San Marco e le bellissime calli del sestiere omonimo. Difficile chiedere di più.
Questo Palazzo, commissionato dal Doge Andrea Gritti nel 1475, è dall’inizio del XX secolo un faro della hôtellerie cittadina e internazionale.
La definizione data da Ernest Hemingway è, come spesso accade, la sintesi perfetta: “il miglior hotel in una città di grandi hotel”
Il grande ristorante nel grande albergo
Come abbiamo già più volte scritto, lo stato di salute della ristorazione lo si testa anche in strutture di questo tipo. Il Gritti ha deciso di puntare forte sul suo ristorante di punta, il Club del Doge, affidandolo da anni a uno chef di grande esperienza nel mondo della hôtellerie internazionale come Daniele Turco.
Anche solo 15 anni fa, pensare di mangiare in questo modo, su una terrazza sul Canal Grande, in un albergo 5 stelle lusso di Venezia, era pura utopia: è questa la notizia per tutti i gourmet del mondo. Ora si può pensare di cenare immersi nella storia ma potendo gustare anche quello che si ha nel piatto e non solo davanti agli occhi: segno che la cucina non riveste più un ruolo da comprimario nell’offerta che una struttura deve prevedere per i grandi viaggiatori internazionali. Offrire una grande cucina è diventato un requisito fondamentale per un indirizzo che si rispetti, al pari di una SPA o di un grande servizio di conciergerie: non possiamo che rallegrarcene.
Certo, tutto questo ha un costo, ma sarebbe sciocco pensare altrimenti dato il contesto.
Quella di Turco è cucina intelligente: gusto, sopra ogni cosa, rotondità e piccoli spunti creativi.
Tra alcuni piatti più rassicuranti e altri più audaci, l’apice si è toccato con un primo piatto di pasta secca, altro segno estremamente positivo per l’affermazione di identità della cucina italiana: i ditalini con scorfano e brodo di pesce sono l’esemplificazione di quello che deve fare un grande ristorante come questo a Venezia, cioè rivedere in chiave autoriale ricette, gusti e ispirazioni della classica cucina lagunare.
Prima, una insalata di grancevola molto interessante e una battuta di manzo invece più interlocutoria. Tecnicamente di alto livello i ravioli con rapa, tartufo e Monte Veronese: la sfoglia eterea si dissolve in bocca facendo esplodere il gustoso ripieno, ma avremmo preferito una presentazione più pulita visto lo stile tenuto negli altri piatti.
Più banale, seppur ottimo qualitativamente, il branzino con i frutti di mare.
Chiusura di grande soddisfazione con un soufflé eseguito a regola d’arte.
Crediamo che la chiave giusta per crescere in un contesto come questo sia proprio la revisione di piatti dalla forte matrice veneta, ingentiliti e rivisti tecnicamente dalla mano del cuoco di livello, pur non rinunciando ad alcune “fughe internazionali”.
Insomma, se come scrisse William Somerset Maugham “nella vita, poche cose sono più piacevoli che sedere sulla terrazza del Gritti quando il sole, sul punto di tramontare, ammanta di un colore delizioso la Salute”, ora potreste avere anche qualcos’altro di cui gioire.