Valutazione
Pregi
- Locale sprintoso con una cucina semplice ma grande impatto
Difetti
- Una sola persona addetta a tutti i compiti del ristorante, e talvolta la cosa può lasciare un po' perplessi
Il terremoto del 2012 ha letteralmente messo in ginocchio l’Emilia. Anche a Reggiolo, comune di Reggio Emilia, il paesaggio architettonico dopo quei giorni di scosse e terrore ha letteralmente cambiato volto. Tra gli altri edifici a farne le spese è stata una splendida villa settecentesca, nel pieno centro del paese, che fino ad allora era stato il regno dello Chef Gianni D’Amato e sua moglie Fulvia. Stiamo ovviamente parlando del ristorante il Rigoletto.
Ad oggi, ahinoi!, ciò che rimane del bistellato emiliano è quella che una volta era una sfarzosa villa,ora imbragata per benino, in attesa dell’agibilità richiesta per poter riacquisire il lustro di un tempo. Ma a dimostrazione che è proprio nei momenti di difficoltà che si riesce a tirar fuori il meglio di se stessi, la mente pensante dello Chef e lo spirito combattivo di Fulvia hanno dato vita ad un fratello minore del Rigoletto: il Rigolettino. Appoggiandosi all’adiacente Hotel Villa Nabila, questa “osteria moderna” si impegna ogni giorno a dar ristoro a nostalgici gourmet in cerca di notizie relative allo sviluppo dei lavori e a palati meno ricercati, intenti a sfamare più il corpo che la mente, durante la pausa pranzo.
Il locale è frizzante e giovanile, con tavoli colorati, mise en place essenziale come la moda impone in questo momento (e come del resto la tradizione dell’osteria italica ci insegna da secoli) con, sparsi qua e là, oggetti di culto tra cui una Berkel, un frigo tricolore, barattoli di caffè e contenitori in vetro ricolmi di vari formati di pasta. La carta dei vini proposta è ristretta ma in linea con il menù proposto, anche se, su richiesta è possibile attingere anche dalla carta del Rigoletto (la cantina è in comune). L’aggettivo apposto dai proprietari all’osteria, moderna, trova riscontro oltre che nell’arredo anche in un menù che spazia dalla carne al pesce, toccando la tradizione più classica del territorio ma strizzando l’occhio a lavorazioni più complesse, con tecniche di cottura contemporanee. Tradizione in evoluzione quindi quella proposta dallo spezzino Jacopo Lecci, l’allievoAnche detta "seppiolina arricciata", l’allievo è, secondo la vulgata comune, una seppia non cresciuta ed è assolutamente tipica della tradizione gastronomica barese che, com'è noto, prevede un largo consumo di pesce e frutti di mare spesso battezzati con termini squisitamente dialettali. Gli allievi comprendono in realtà ben tre specie diverse di molluschi, tra cui i piccoli di sepia officinalis, ovvero della seppia comune,... Leggi dello “cheffone” che troviamo a gestire il Rigolettino. In effetti Jacopo, ragazzo capace e dinamico, si occupa di tutto, ma proprio di tutto; è cuoco, cameriere, sommelier e anche maitre. Infatti è lui e lui solo che ci ha accolto, proposto un menù, consigliato il vino, rimpiazzato la mise en place, chiesto opinioni, servito e riverito.
Il servizio, anche se con una sala praticamente deserta, è stato all’altezza come del resto i piatti che, con tempistiche perfette, uscivano dalla cucina. L’influenza ligure del nostro “uomo di casa” si sente eccome nei Bottoni ripieni di pesto con fagiolini, patate batonette saltate e gazpacho di datterini. Il ripieno liquido di pesto è leggero, fresco e divertente, rinforzato però da una buona dose di parmigiano che insieme ad una sfoglia sottilissima rendono il piatto degno di un gemellaggio ligure-emiliano. La materia prima ittica degli antipasti è delle migliori, come del resto anche il filetto di maialino di Fracassi, guru sul tema chianinaRazza bovina molto pregiata dal manto bianco porcellana, inizialmente usata come capo da mezzadria, che deve il suo nome "chianina" alla Val di Chiana. La carne presenta gusto sapido e delicato al tempo stesso, ricco di sfumature vegetali nei tagli più magri.... Leggi che sa però il fatto suo anche per quando riguarda i suini. A concludere la “torta Barozzi 2014” è quanto di meglio ci si possa aspettare da una ricetta classica leggermente rivisitata.
Il Rigolettino ha il grandissimo pregio di non tradire le aspettative, pur avendo da portare sulle spalle il peso di un’eredità piuttosto importante, e soprattutto di sapersi contestualizzare ed offrire “solo” ciò che vuole essere: un’osteria moderna.
E’ probabile che il futuro porterà ancora cambiamenti, nell’attesa è un piacere accomodarsi sulle belle sedie vestite del Rigoletto, godendo del presente ma sprofondando in nostalgici ricordi.
Mise en place
Il pane semi integrale con lievito madre e la focaccia ligure. Entrambi di altissimo livello.
Crema di fagioli borlotti, calamaretto arrostito, composta di limoni di pantelleria e origano. Piatto gustoso, un’ottima apertura; la composta di limone dà un tocco pungente alla preparazione e si sposa molto bene con un calamaro di primissima scelta cotto a puntino.
Caprese di orata, pomodoro cuore di bue, mozzarella di bufala e pesto leggero. Piatto esteticamente non bellissimo ma, pur nella sua semplicità, di grande gusto. Anche qui orata ottima e cotta con grandissimo rispetto.
Bottoni ripieni di pesto, fagiolini, patate saltate e gazpacho di datterini. Il piatto della giornata.
Filetto di maiale brado, cicoria saltata e spuma di senape. Piatto equilibrato e ben pensato. Peccato solo per la cottura della carne un po’ eccessiva.
“Torta Barozzi 2014”, con mousse al cioccolato fondente 55%, sablè di nocciole e amaretti e salsa al mango. Un grande dessert. Bravi.
Ecco il Rigoletto, quello originale, nel suo attuale stato. Il cartello indica vietato l’accesso ai non addetti ai lavori. Speriamo le cose cambino in fretta.