Passione Gourmet Europe Restaurant - Passione Gourmet

Europe Restaurant

Ristorante
Mikhailovskaya Ulitsa 1/7 San Pietroburgo
Recensito da Presidente

Valutazione

13/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • Cucina tradizionale russa al ritmo di Nat King Cole.

Difetti

  • Nat King Cole non può tutto.
Visitato il 10-2012


Il Grand Hotel Europe di San Pietroburgo è un’autentica istituzione.

Non soltanto perché è uno degli alberghi più vecchi della città ma anche perché è quello che ha visto passare per le sue avite stanze ogni sorta di celebrità, nazionale e non, che ha soggiornato a San Pietroburgo. Persino ora che è avvolto da imponenti lavori di ristrutturazione il peso della sua storia è tangibile in modo evidente.

E’ una vera e propria cittadella a sé stante, con negozi, bar, diversi bistrot addirittura di cucina italiana e cantonese, saloni, corridoi. Ovunque barman, concierge e portieri vari in livrea sembrano avere chiaramente, più di altri, il compito di oliare i meccanismi che rendono la struttura quella che è. Può capitare, una volta dentro, di sbagliare strada, ma subito solerti inservienti sanno gentilmente indicarvi, in un inglese approssimativo ma efficace, la giusta indicazione. Vi capiterà anche di notare statuarie e pazienti signorine sedute su comode poltrone intente, forse, ad aspettare Godot.

La nostra meta è molto più prosaica: dalle informazioni raccolte, qui avrebbe potuto esserci un’altra delle tavole interessanti per avere un’idea della ristorazione tradizionale in città. Quanto a storia la promessa è stata mantenuta: l’Europe (a scanso di equivoci definitosi restaurant de haute cuisine) è stato del tutto coerente alle aspettative. Sala ampia, anzi ampissima, tavoli distanziati, decorazioni liberty e un vero e proprio palcoscenico con tanto di pianoforte come ci si aspetti.

Non mancano neanche i giovani camerieri col tovagliolo al braccio, che neppure nelle vecchie trattorie di Roma forse si vedono più, e che cercherano, in modo commovente, di assolvere il proprio compito. L’unica accortezza in tutto questo prodigarsi, magari, è quella di stare attenti a non far loro riempire di vino i bicchieri fino all’orlo. La cucina tiene il passo con i tempi (andati) e col concetto che i russi ne hanno ancora oggi: quella che c’era al tempo degli zar è, per il momento, l’assoluto punto di riferimento. E noi ci siamo diligentemente adeguati al menù proposto, trascurando però la cantina che richiedeva sforzi non facilmente affrontabili.

L’esperienza gastronomica, non fosse per lo sconveniente rapporto qualità prezzo, sarebbe pure accettabile, anche, cosa non da poco, grazie alla piacevolezza dell’orchestra che ha accompagnato la serata.

Mise en place.

Amuse: purè di patate (generoso) con astice (un po’ meno generoso).

Uova al caviale

Granchio alla Romanov con salsa allo champagne e uova di salmone.

Defaticante (??) gelato alla birra.

Coulibiac di salmone e luccioperca: una locale e onesta torta salata con mirepoix di verdure e salsa allo champagne e all’aneto.

Fricassea di pollo alla Demidov.

Capasanta in salsa allo champagne.

Impegnativa costoletta di vitello con scaloppa di foie.

Kummel alla frutta candita e fragole.

Creme brulèe al pistacchio, vaniglia e mango

Petit fours

Tavolo in prima fila

Uno dei “danni” minori.

Nevskji Prospekt, San Pietroburgo alle 8.00 di mattina.

 

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