Valutazione
Pregi
- L'ospitalità e l'accoglienza, piacevoli, amichevoli e per nulla formali
Difetti
- L'apparente e caotica assenza di un filo conduttore generale
Il Charlie ostenta nel proprio nome la data di nascita, 1983, e il chiaro indizio di longevità la dice lunga su questo tradizionale e rassicurante ristorante della periferia milanese. Una cucina di conforto qualcuno potrebbe dire, ereditata nel 2006 da “Lele e Marika”, al secolo Emanuele Picelli (vulcanico tuttofare) e Marika Prina (la chef), che da subito hanno cercato di dare una svecchiata all’ambiente e alle proposte, per attualizzare il locale in chiave moderna e traghettare il Charlie nel 21° secolo.
Il risultato del loro impegno regala una cucina solida, anche se non priva d’incongruenze benché ad ogni assaggio sia palpabile la profonda passione della coppia trasmessa d’impatto e senza alcun filtro fin dalle prime chiacchiere con Lele. Il suo entusiasmo, unito a quello di Marika, abbraccia una moltitudine d’intuizioni e offerte che possono spiazzare il cliente al suo esordio al Charlie: innumerevoli i piatti in carta, con ben 5 menù degustazione, e la necessità di avere una bussola per orientarsi ed evitare che una serata “tranquilla” non derivi in un’esperienza troppo “impegnativa” (anche da un punto di vista squisitamente economico).
Destreggiarsi quindi tra i molti consigli ricevuti non sarà facile, con il rischio di farsi travolgere da una sorta di opulenza dialettica, uno “stile” che si ritrova parimenti anche nei piatti, in molti casi corretti, ma a volte la volontà di strafare fa capolino con gusti e condimenti portati oltre il limite.
Peccato veniale forse, anche se accanto ad un ottimo ed equilibrato Gamberi rosa, cremosità di cavolfiore, lenticchie beluga stride l’eccesso di sapori della Trenetta di Massimo Mancini, burro, aglio e acciughe: contrasti che appaiono più accentuati se si decide di affrontare di petto la carta, evitando la linearità pragmatica dei percorsi di degustazione.
In sostanza oggi al Charlie è possibile trascorrere, se in possesso dei giusti punti di riferimento e non pretendendo una serata low cost, momenti piacevoli e gustosi. Per il futuro Marika e Lele danno l’impressione di voler puntare in alto: servirà lo stesso impegno che li contraddistingue nel presente, a cui forse manca ancora un po’ di razionalità in più per iniziare un nuovo percorso.
La emh… “caotica” tavola dove -tra mille cose- s’intravede il pane: di buona qualità, abbondante varietà e per alcune tipologie davvero goloso.
Benvenuto: RatatouilleLa Ratatouille è un piatto tradizionale provenzale a base di verdura stufata. Il nome completo della pietanza, originaria di Nizza, è ratatouille niçoise. La parola ratatouille viene dall'occitano "ratatolha", simile al francese "touiller" che significa "rimestare". La ratatouille era originariamente un piatto per contadini poveri, preparato in estate con verdure fresche. L'originale ratatouille niçoise non conteneva le melanzane non essendo... Leggi di verdure di stagione e ricotta
Appetitosa e stagionale entrata, con carciofo e topinambur a farla da padroni (alberelli a parte)…
…servito con una sorta di piccolo gnocco fritto alla farina di castagne.
Tonno.tonno.tonno
(crudo di tonno e melone di Alcamo, lamponi ketchup di barbabietola, cipolla a vapore e tonno scottato, cubo di tonno al sesamo)
Fegato grasso d’oca , cipolla e arancio
Un classico, ma dalla presentazione un po’ caotica e con il foie grasIn francese significa letteralmente "fegato grasso" ed è definito dalla legge francese come "fegato di anatra o di oca fatta ingrassare tramite alimentazione forzata”. È uno dei prodotti più famosi e pregiati della cucina francese. Esistono tipologie di 'foie gras' non derivate da animali sottoposti ad alimentazione forzata. Spesso il fegato grasso è associato all'alta cucina francese e internazionale per... Leggi eccessivamente martoriato e bruciacchiato.
Gamberi rosa, cremosità di cavolfiore, lenticchie beluga
Altra variazione di un classico, ben eseguita.
Uovo 60° alla carbonara
Una interpretazione della pasta alla carbonara scherzosamente proposta senza la pasta.
Idea curiosa, che in termini di gusto rimane coerente con il piatto originario.
La trenetta di Massimo Mancini, burro,aglio e acciughe
Piatto semplice ma decisamente “oltre”: dose, sapidità e mantecatura davvero eccessive.
Ravioli di topinambur, bagnetto ad alta digeribilita’
Ossobuco di pescatrice alla Milanese
Altro piatto più da carta che da menù degustazione, fin troppo gustoso ed assolutamente “di pancia”.
Piccione arrostito con il suo fondo
Piccione che paga forse un eccesso di cottura, ma nulla di penalizzante.
Predessert: gelatino
Pasticceria “a schiscéta”
Vista l’esiguità delle portate precedenti, è subentrato l’istinto di consevazione che ci ha impedito di ordinare il dessert. Nessun problema, piccola pasticceria servita nel vassoietto in alluminio, doggy (bag) style.
Anche qui, notare come calzi a pennello il termine “piccola” riferito alla pasticceria.
Bella la carta dei vini, con una buona disponibilità ed una interessante varietà su tutte le fasce di prezzo, a ricarichi in media corretti. Da segnalare, oltre a qualche bella chicca vintage a prezzi assolutamente onesti, una ampia disponibilità al calice. Chiedete a voce i prezzi per questi ultimi, non riportati in carta.
Verdicchio metodo charmant – Garofoli
Bourgogne Pinot Noir 2010 – Seguen Manuelle
Barolo “La Serra” 1997 – Gianni Voerzio
DOGGY STYLE !?!?! A tavola? Ale! Piuttosto: qualche cosa di meno hard in provincia di EMMEBI?
Roberto, è il (bag) che risolve tutti i problemi... :-) Comunque, in zona MB di tranquillo qualcosa di carino c'è, è l'hard che deficita... :-D Così i primi che mi balzano in mente, dal basso verso l'alto, sono la Sprelunga a Seveso, il Pomiroeu del Morelli a Seregno, l'Osteria del Ritrovo a Carate oppure la Piazzetta, un pò più su a Montevecchia. Ma senz'altro pensandoci un pò qualcos'altro salta fuori! ;-)
Il bag risolve se sei ingenuo, quindi ce la puoi fare anche tu senza, ché hai testa. Quelli che ti balzano in mente dal basso ventre sono interessanti; cercherò di essere all'altezza. Senza filtro.
(dal basso verso l'alto intendo geograficamente, rispetto alla provincia MB... ;-) )
Senza nulla togliere alla Sprelunga e al Morelli di Seregno, il Guardiano del Faro lo manderei al Ritrovo o da Stuerz alla Piazzetta che, per l'amor di precisione, non e' piu' in provincia MB ma di Lecco. In provincia di MB c'e' invece lo splendido Devero di Enrico Bartolini a Cavenago di Brianza.....
molto charmant,il metodo charmant..
Raffo "Charmant" è un neologismo, per indicare che questo Metodo Charmat è parecchio gourmand. :-D ('mazza che occhio! ;-) )
Mi imbatto per caso in questo post, così come per caso ho conosciuto Charlie 1983 lo scorso mese di settembre e..ammetto non ho più smesso. Quindi essendo assolutamente di parte, pur con senso critico spero, mi permetto un paio di considerazioni: - una tavola può essere "caotica" per alcuni, calda ed avvolgente per altri. Ovvio se si ama il minimal zen non la si gradisce. Ma siamo in tutt'altro ambiente e lo si percepisce non appena si varca la soglia; - io non parlerei di voglia di strafare, ma di fare con raro entusiasmo e vitalità, quello un po' folle e sregolato. Dirà lei: "Strafare appunto"..forse ma non l'arroganza e la saccenza di tanti chef che, o per corsi titolati o per padrini stellati possono permettersi semi-porcherie autorizzate ed acclamate. Non abbiamo mai ordinato alla carta, neppure la prima volta, forse perchè amiamo farci guidare dall'estro di chi crea. Adoro quando mi vengono chieste le preferenze, quando vengono intuiti i miei stati d'animo e mi viene suggerito. Questo lo faccio ovunque. In un recente stellato torinese il gioco-menù con lo chef è stato delizioso. Capisco però che quando l'esperienza è un test analitico ci si muove in altro modo. Charlie è un'esperienza insolita. Mi permetto di suggerirvi di viverla nuovamente, magari senza macchina fotografica e taccuino. Saluti, Mirella
Questi sono interventi tipici di un parente o di un amico, o fan tsè ... ma il Charlie ne ha veramente bisogno ?
Cara Mirella, mi scusi, potrebbe spiegarmi cosa dovrebbe cambiare rivivendo l'esperienza "senza macchina fotografica e taccuino"? Grazie. Ad Majora
Tenente errante.....e' anche scritto che la recensione e' di parte, alquanto inutile sottolinearlo. A me sembra una recensione appasionata, cioe' da passione gourmet, come si addice a questo sito