Passione Gourmet Urasawa - Passione Gourmet

Urasawa

Ristorante
218 North Rodeo Drive, Beverly Hills
Chef Hiro Urasawa
Recensito da Presidente

Valutazione

18/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • La sublimazione della cucina giapponese

Difetti

  • Difficile prenotare uno dei 10 coperti di questo ristorante, tutti attorno al banco di chef Hiro Urasawa
Visitato il 07-2012

“Riconoscere la vita in ogni germoglio, in ogni tazza di tè, in ogni respiro.”

“Il fiore perfetto è una cosa rara. Se si trascorresse la vita a cercarne uno, non sarebbe una vita sprecata.”

“Tu pensi che un uomo può cambiare il suo destino?
Io penso che un uomo fa ciò che può finché il suo destino si rivela.”

“Si può imparare qualcosa da un temporale. Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente. Se invece, sin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.”

“L’etica dei samurai, il bushido, o “Via del Guerriero”, è caratterizzata da un misto di onore, calma, coraggio, pensiero strategico e azione decisa.”
Comprendere a fondo lo spirito e la cultura giapponese è difficile. Un percorso tormentato, fatto di segni e significati che possono anche risultare non comprensibili all’uomo occidentale. Ma è l’arte e l’essenza profonda della ricerca della perfezione, continua, costante. La consacrazione del rito, in quanto atto ripetitivo del gesto umano, che avvicina a dio e all’illuminazione, alla pace interiore, è l’essenza del pensiero orientale.
Atto e ricerca delle perfezione per tendere ad una spiritualità elevata, che fonde anima e corpo e che rende profondamente elevato ogni gesto, animico. Questa tensione provoca continua crescita ed energia.

L’arte della spada, del taglio del pesce, del suono di uno strumento. Anni e anni di applicazione continua, di ripetizione del gesto, quasi assimilabile ad una sorta di danza, elegante, gentile, suadente, armoniosa. Hiro Urasawa incarna questo approccio filosofico, ed è certamente definibile come un grande maestro di cucina kaiseki.
Il gesto dicevamo, o l’attenzione ai dettagli. Per esempio la costante preparazione di una porzione in più di ogni piatto, che lo chef Hiro osserva al termine della preparazione, per scartarne il peggiore ai suoi occhi, prima di servirlo. O la maniacale cura per il taglio, per la preparazione, ma anche per la selezione di una materia prima semplicemente stratosferica. L’essenza del sushi che, devo ammetterlo, non ho mai mangiato prima di questa mia visita.

Completamente diverso dalla sbiadita e a tratti caricaturale fotocopia che abbiamo modo di degustare in giro per il mondo. Ho compreso come il riso, di una textura molto più morbida e meno turgida, più calda e aromatica, serva da veicolo per il gusto del pesce che lo sovrasta. Le cui proporzioni sono totalmente diverse da quelle viste sino ad ora. Materia prima rigorosamente ottima, su cui sempre Hiro passa una spennellata di salsa di soia home made, con l’aggiunta delle teste di gambero a fornire una spinta umami ulteriore. Su alcuni poi viene aggiunto succo di yuzu, a volte polvere della buccia di yuzu, wasabi realizzato direttamente dalle radici. Un susseguirsi di fantastiche creazioni, in cui spiccano abalone e gamberi, questi ultimi uccisi davanti a noi e confezionati a sushi nel giro di qualche secondo. Mai mangiati gamberi di una turgidezza e consistenza di questa natura.
E poi l’arte del taglio. L’abalone, reso morbido da una lieve seghettatura. Così come la seppia, la cui textura è stata modificata profondamente dalle incisioni del maestro.

E prima e dopo alcuni piatti, curati maniacalmente, con il percorso di tutto ciò che di più alto e importante può rappresentare la cucina giapponese (sashimi, shabu shabu, preparazioni al tofu). Ogni singola preparazione con una caratteristica saliente : l’equilibro dei sapori, mai nessuno prevaricante. Acido, salato, dolce, amaro in un connubio in cui non si lavora per dissonanza, per contrasto ma per armonia.

Come l’armonia del gesto, la maestria dell’atto della preparazione davanti ai vostri occhi. Per poi consentire ad un sapore di emergere, con il lieve contrasto caldo-freddo tra riso e materia. Il sapore del protagonista, cioè del prodotto che di volta in volta viene posto sopra il riso. Siamo di fronte alla massima espressione di artigianato, il gesto e la ritmica porta direttamente all’arte. Proprio in Rodeo Drive, regno della moda più sfrenata e dell’occidentalismo più estremo, che qui, al secondo piano di un anonimo palazzo, schiude le porte alla tranquillità, al vuoto, all’apice della somma evoluzione della tecnica e dell’arte più spinta della cucina giapponese. Rei … Hurasawa!

interni


Mise en place
Il banco di lavoro
Il maestro all’opera

Alghe, ocra, yuzu, peperoncino, ostrica
Tofu, wasabi, brodo di  soia, riccio di mare
Preparazione…
Marmellata di gambero, capasanta di Okaido, caviale, cipolla marinata all’agro di riso
Sashimi di tonno, palamita, dentice con cavolo rosso marinato, wasabi, alghe
Fegato di rana pescatrice impastato con seppia, caviale, scalogno marinato, funghi shitake e peperone all’agro di riso
Gelatina di salsa di soia, tartufo nero (prime contaminazioni), riccio di mare, zuppa di alghe, gamberi e tofu
Si inizia con la preparazione per lo shabu shabu (bollito)


Tempura di neonata di gamberi, zenzero
Shabu shabu misto, anche con foie gras


Preparazione del sushi
Zenzero candito, da usare per pulire la bocca tra un sushi e l’altro
L’arte e la maestria del gesto…

La formidabile sequenza di sushi










La preparazione dei maki-sushi

Il taglio dell’abalone


L’uccisione dei gamberi vivi in diretta





Gelatina di mela, frutti rossi
Gelato al sesamo, tartufo nero
The matcha
The bancha

20 Commenti.

  • Giovanni Lagnese26 Agosto 2012

    Io però vorrei porre una domanda, la stessa che mi sono posto quando ci sono stato io e mi sono visto servire anch'io crostacei crudi non abbattuti: ma l'Anisakis?

  • Vignadelmar26 Agosto 2012

    Ecco, per questo pranzo proprio ti invidio !!! . Ciao

  • Tommaso26 Agosto 2012

    Tutto splendido, ma posso dire (a costo di essere preso a pesci in faccia) che trovo l'uccisione dei gamberi in diretta piuttosto barbara (al pari dei gamberi vivi di Noma)?

  • alberto cauzzi26 Agosto 2012

    Pensa al primo che ha mangiato un'ostrica viva ... la nostra vita è rischiosa :-)

  • Marco27 Agosto 2012

    Invidia! A parte il foie gras cosa c'era nello shabu shabu da immergere? (p.s. Ma è Okaido o Hokkaido?)

  • Alberto Cauzzi27 Agosto 2012

    Boh ... credo che okaido sia la traduzione fedele dal giapponese :-) Nello shabu shabu c'era della triglia, del pesce bandiera (in Giappone pregiatissimo), della capasanta, dell'orata

  • Giovanni Lagnese27 Agosto 2012

    Non mi convince come risposta, secondo me c'è dell'altro. Probabilmente ci si affida alla vista, e un occhio esperto, nella quasi totalità dei casi, sa quando deve scartare il crostaceo.

  • Giovanni Lagnese27 Agosto 2012

    Ecco, nel caso dei piccolissimi gamberi vivi, invece, probabilmente l'Anisakis non ha il tempo di attecchire. Ma è interessante approfondire questi questioni.

  • Giovanni Lagnese27 Agosto 2012

    Comunque concordo col 18. Anche se, devo dire, alcuni giapponesi kaiseki che ho provato in Giappone, ad esempio il Koju a Tokyo, sono una spanna sopra. Urasawa però è un unicum, perché ha saputo prendere un "quid" dalla California che lo ospita e dal Messico che è (relativamente) lì vicino.

  • Roberto27 Agosto 2012

    "L'etica dei samurai, il bushido, o "Via del Guerriero", è caratterizzata da un misto di onore, calma, coraggio, pensiero strategico e azione decisa." Copiaincollato da Thomas Cleary - La mente del samurai. Troppa fatica indicare la citazione?

  • Alberto Cauzzi27 Agosto 2012

    Quindi ? dov'è il problema ? e parlare dei contenuti sul ristorante no ? anche le altre sopra sono citazioni, fenomeno! Uno dimentica un grassetto e pafff ... Ma fammi il piacere va ...

  • Ermes Zanini27 Agosto 2012

    Se non ricordo male, quando le larve sono ospiti dei crostacei non sono ancora pericolose per l'uomo.

  • Giovanni Lagnese27 Agosto 2012

    Un corsivo virgolettato, semmai. ;-) Pedanteria a parte, ragazzi, devo dire che siete una bella realtà. Oggi, tra le guide cartacee, nemmeno più quella dell'Espresso è affidabile (proprio in questi giorni ho fatto un'esperienza mediocre ai Quattro Passi, che ha un bel 17,5 sull'Espresso, oltre alle due stelle Michelin). E i vari siti web gastronomici si sono adattati a un target di femminelle - più o meno snob - che cercano argomenti di cucina (o posti dove uscire la sera) su internet (ed ecco quindi articoli di questo tenore: http://www.dissapore.com/media-notizia-2/chef-non-ti-sopporto-piu/ ). Siete rimasti solo voi, e i numeri non vi rendono giustizia. Vi do un consiglio: fate il giusto, non cedete ai compromessi, siate estremi, più estremi. E andrete su. Ad ogni modo, Alberto, la tua risposta a Roberto non è elegantissima. Traspare una stizza un po' isterica. Evitiamo certi atteggiamenti di basso livello, perché chi fa il giusto può benissimo incazzarsi e alzare la voce, ma avrà sempre quel tono limpido di chi non è imbecolato in nessuna ragnatela social-relazional-"mafiosa". Forza ragazzi!

  • Tommaso27 Agosto 2012

    La mia non era tanto una questione "medica", quanto personale, nel senso che non trovo il rituale dell'esecuzione "pubblica" un valore aggiunto, anzi credo mi disgusterebbe / turberebbe un po'. Mi sa che se continuo cosí, tra qualche anno mangeró solo da Joia... :-)

  • Giovanni Lagnese27 Agosto 2012

    Non vedere ti fa star meglio? Non vedere cambia la situazione? Uno delle principali cause dei problemi degli esseri umani è il non vedere, il non dire, il non esplicitare. In altre parole: la differenza fra quello che si mostra, si dice, si sottolinea... e quello che è.

  • Giovanni Lagnese27 Agosto 2012

    Il punto è che finiscono nel tuo stomaco, e lì diventano pericolose.

  • gianni revello27 Agosto 2012

    Grazie Alberto per questa rece dettagliatissima, non su un cuoco qualsiasi, bensì su quello che è oggi considerato il maggiore esponente della cucina giapponese fuori dal Giappone. Un servizio splendido, con oltre 50 immagini che valeva la pena di vedere, sembra di esserci stati (…salvo per la cosa più importante …la trentina!! di cose che ti sei mangiato :) E anche la presenza che si nota di alcune contaminazioni tra Oriente e Occidente non fa che proseguire un discorso biunivoco che tanto tra gli chef orientali che tra quelli occidentali è sempre di attualità, anche se non propriamente nuovo nuovo (solo un noto esempio: il tempura è stato introdotto secoli or sono in Giappone da gesuiti portoghesi). Quello che però a mio parere più di tutto viene fuori in maniera evidente da un’esperienza del genere è ancora una volta quanto il mettere in contrapposizione ‘cucinato’ e ‘non cucinato’ né qualitativamente né concettualmente abbia oggi senso. Cosa che al pari vale per tutti i maggiori cuochi contemporanei in Occidente, intendo dire quelli che in naturalezza e in invenzione sono andati in tutto o in parte avanti rispetto a un pensiero che ha tuttora la sua matrice tra Ottocento e primi del Novecento. Un pensiero che era/è basato soprattutto sui concetti di corposo centro proteico, di ‘condimento’ ad articolata componente grassa-umami, e di ‘contorno’ vegetale idem condito; dove la peculiarità italica sta nella presenza di una ricca componente glucidica pure condita, in vario modo da nord a sud, e di una maggior semplificazione sul centro proteico. Per un finale comune, a mio modo di vedere metabolicamente e gustativamente assurdo, a massiccia presenza zuccherina (…che magari avrebbe sì anche un senso, consolatorio, se prima si fosse mangiato così così, o male :) Sarebbero per dire, da un tipo di pensiero che non riuscisse a proseguire il suo corso al di là della più rozza empiria, ridotti ad ‘assemblati’ tre piatti emblematici attraverso i quali si può seguire un fondamentale filo rosso della cucina contemporanea, il “Gargouillou” di Bras, la “Menestra de verduras en texturas “ di Adrià, l’ “Insalata di alghe, erbe aromatiche e radici” di Lopriore. Il mio sentito auspicio è che scompaia dunque come giudizio di valore, connotato da intrinseco minus, la nozione di ‘assemblato’, legato com’è a una visione pregiudiziale, etnocentrica e antiquata, non importa se vista come arte o come artigianato, della cucina. Poi naturalmente il bello resta mangiare piuttosto in mille maniere, locali, nazionali, internazionali, ma l’importante è centrarne, per quanto possibile senza criteri pregiudiziali, il contesto, cercando di non restare irragionevolmente prigionieri dei vincoli della nostra precedente esperienza. La passione è fatta di apertura tanto verso la ‘tradizione’ che verso la ‘modernità’, laddove c’è unicità e grande valore nel risultato.

  • Ermes Zanini27 Agosto 2012

    no, hanno un ciclo vitale strano... prima di essere espulsi dai crostacei non sono ancora pronti per aggredire l'uomo. per cui sono innocui

  • Tommaso27 Agosto 2012

    Non credo ci sia bisogno di scomodare i massimi sistemi (non vedere = omertà!?), mi rendo perfettamente conto che al gambero non cambi niente morire sotto i miei occhi o meno. Ció non implica che vedere qualsiasi cosa sia un valore aggiunto, anzi, nella mia personalissima percezione, sarebbe piú un fastidio. La chiudo qui, mi rendo conto che questo non sia il dettaglio fondamentale all'interno di un pranzo di questo livello.

  • Giovanni Lagnese27 Agosto 2012

    Quindi i crostacei si possono tranquillamente mangiare crudi, senza abbatterli preliminarmente?

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