Passione Gourmet Ratanà, Milano, chef Cesare Battisti. Di Carlo Cappelletti. - Passione Gourmet

Ratanà, Milano, chef Cesare Battisti. Di Carlo Cappelletti.

Ristorante
Recensito da Presidente

Valutazione

13/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

Difetti

Visitato il 04-2024

Questa recensione aggiorna la precedente valutazione che trovate qui

Recensione Ristorante

Se è vero che la speranza è l’ultima a morire è anche vero che io una speranza l’ho persa, quella che esista il ristorante perfetto. Una piccola certezza però la mantengo, ed è quella che se esistesse il ristorante perfetto ne uscirei con la stessa sensazione di buonumore che provo ogni volta che alle mie spalle lascio l’uscio (liscio) del Ratanà. Il locale, che ha fra i suoi soci niente di meno che sua sommelieria Antonio Albanese, è situato in una palazzina dei primi del Novecento che paradossalmente appare come vaso di coccio fra enormi vasi di vetro. Questi ultimi altro non sono che i grattacieli, lascito del ramo sbagliato della famiglia Moratti, che hanno preso il posto di uno dei pochi spazi verdi della città. La sensazione di buonumore è dovuta senza dubbio alla cucina, assai piacevole nei limiti di una linea programmaticamente materica, ma soprattutto dall’atmosfera, metropolitana sì ma anche molto distesa, e dal servizio guidato da uno dei pochi grandi osti che possa ancora capitare di incontrare, Danilo Ingannamorte, praticamente il generico di Antonio Santini. Il ragazzone infatti sta al leggendario patron di Canneto come una qualunque nimesulide sta all’Aulin. Stesso risultato, costo men che dimezzato (certo la cucina non è proprio la stessa, eh….). Attenzione verso i clienti, curiosità per le loro preferenze, competenza sui vini, conoscenza ettaro per ettaro dei luoghi da cui arrivano i prodotti che seleziona per il locale, davvero poche volte capita di trovare tali capacità associate a umiltà e non invadenza, ad una comunicativa fatta di aforismi più che di omelie. La cucina invece, guidata da Cesare Battisti (né il patriota né il carioca), si disimpegna molto bene alle prese con alcuni capisaldi della cucina meneghina. Il risotto alla milanese, forse il migliore della città fra quelli che non richiedono l’accensione di un mutuo, e l’ossobuco sono piatti di affidamento assoluto, per cui il locale si pone perfino come punto di riferimento della ristorazione milanese. Per il resto riscontriamo, a parte le materie prime sempre di livello alto, una buona puntualità nelle cotture (a parte quella del pollo, in principio d’ossidazione), e sempre un discreto equilibrio gustativo, pur con qualche punto di sale eccessivo o qualche dolcezza non necessaria, come ad esempio nella purea che affianca il risotto con rape rosse e semi di papavero. Ciò che fa pendere la valutazione, intermedia come spesso capita, verso il basso, è l’uso troppo spesso eccessivo di grassi, di fili d’olio non necessari in piatti già di per sé compiuti, che in un locale così positivamente “moderno” stonano, ancor più di quanto alterino il risultato. E’ ovvio che il tutto sia assolutamente voluto per fornire una cucina appagante e materica, per cui alla fine il tutto finisce per non disturbare più di tanto, ma dovendo dare una lettura “gourmet” è d’uopo sottolinearlo, soprattutto perché basterebbe anche solo ciò per mettere la cucina del locale al livello di altre che, in città, hanno già ottenuto dalle guide più importanti riconoscimenti prestigiosi. A fronte di ciò è vero che l’esperienza complessiva, quella che a molti piace chiamare piacevolezza del locale, si pone a livelli decisamente superiori a quelli della sola cucina, ed al di là di qualche imperfezione in cucina è un dovere, oltre che un piacere, sottolinearlo.

Foto by Alberto Cauzzi (ma secondo voi potevano essere mie?)
Lavarello sotto sale, insalatina, melette rosa e lenticchie.

Cotechino nostrano con aceto tradizionale di Modena e patata schiacciata.

Risotto con rape rosse e semi di papavero.

Filetto di salmerino.

Polletto bio in casseruola con timo e funghi.

Ottima scoperta valtellinese.

Il pregio: il pane di Pol ed i grissini del grissinificio Edelweiss di Lambrate.
Il difetto: qualche eccesso lipidico (parliamo di quelli non necessari, di quei cotechini me ne sarei mangiati 3..)

Ratan�
Via De Castillia 28
20124 Milano
Tel. 039 02 87128855
Chiusura: dal primo ottobre al 30 maggio Sabato a pranzo e Lunedì. Il resto dell’anno Sabato a pranzo e Domenica.
Ferie gennaio
Alla carta tra i 45 ed i 55 euro.

www.ratana.it

Visitato nel mese di Febbraio 2012


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Carlo Cappelletti

7 Commenti.

  • allan bay29 Marzo 2012

    Ma andare a capo, ogni tanto, no?

  • Carlo (TBFKAA)29 Marzo 2012

    h a r a g i o n e .

  • luca c29 Marzo 2012

    Azz Carlo mi hai tolto la speranza se le foto erano le tue avevo qualche possibilità di imparare anch'io:-)

  • Carlo (TBFKAA)29 Marzo 2012

    l'ho scritto all'inizio, che la speranza è l'ultima a morire....

  • consumazioneobbligatoria29 Marzo 2012

    divertente e buono anche il risotto con il pannerone

  • thebigfood29 Marzo 2012

    Che dire? Recensione condivisibilissima: al Ratanà si sta benissimo al di là dei difetti che (giustamente) hai segnalato a livello di cucina. Per piacevolezza complessiva (in rapporto anche al prezzo) uno dei migliori ristoranti milanesi che mi capiti di frequentare. Ah, tra i pregi - oltre al Pane di Eugenio Pol e ai grissini dell'Edelweiss - aggiungerei il gelato del Gelato Giusto, per me attualmente il n.1 in città. PS: non male la scelta del vino ;) Adoro il Terrazzi Alti..

  • la linea (mauro)2 Aprile 2012

    lieto dei dubbi,pensavo di essere l'unico eremita parzialmente critico

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