Passione Gourmet Le tre zucche, Roma, Chef Fabrizio Sepe, di Giovanni Gagliardi - Passione Gourmet

Le tre zucche, Roma, Chef Fabrizio Sepe, di Giovanni Gagliardi

Ristorante
Recensito da Presidente

Valutazione

12/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

Difetti

Visitato il 11-2024

Recensione ristorante.

Alla continua ricerca di indirizzi da scoprire, di tavole nuove e giovani capaci di incarnare una ventata di freschezza soprattutto in realtà difficili quali quelle delle grandi città, cogliamo al volo l’imbeccata di alcuni amici romani e decidiamo di visitare questo piccolo, grazioso ristorante sito in zona Portuense, lontano dalle solite rotte turistiche della capitale.
Al timone Federico Chessa ed il cuoco Fabrizio Sepe, volto familiare per chi segue i programmi TV dedicati alla cucina quali la Prova del Cuoco o Casa Alice.
L’accoglienza è calorosa e dispone bene così come più in generale il servizio che si manterrà per tutta la serata su livelli molto buoni. La carta dei vini non è sterminata ma è di livello più che buono per il contesto, con qualche etichetta interessante e ricarichi nella norma.
Il menu degustazione, composto da cinque portate, è proposto a 35 Euro e, quindi, si rivela una opzione sicuramente interessante. Noi però preferiamo avere un panorama più articolato della cucina ed optiamo per la Carta.
Come da rito, in apertura non manca l’omaggio della casa, costituito nel caso di specie da dei piccoli cannoli di pasta phyllo ripieni di caprino con (non specificate) erbe aromatiche e granella di nocciole. Non lo ricorderemo a lungo ma, comunque, la grassezza dell’impasto raggiunge l’obiettivo di farci aumentare l’acquolina: siamo pronti ad iniziare.
Non dicono molto i Fiori di zucca gratinati in forno, ripieni di ricotta di pecora su pesto di menta romana nonostante, ci pare di capire, costituiscano uno dei cavalli di battaglia del locale. A dispetto della stagionalità, infatti, è uno dei piatti sempre presenti in carta (come si legge sul peraltro aggiornatissimo sito web del ristorante).
La Scaloppa (non altissima) di fegato grasso d’anatra con fichi appassiti al vino rosso e pan brioche è discreta ma piuttosto canonica. Segue una Purea di broccoli romani con bocconcino di salsiccia di maiale di Norcia e scaglie di pecorino di grotta. Antipasto piuttosto impegnativo, i bocconcini in realtà sono tre salsicciotti. Il risultato è discreto ma nulla di più.
Tra i primi proviamo le Linguine di Gragnano aglio e olio con filetti di alici del Mar Cantabrico e stracciata pugliese. Piatto nel complesso buono con la grassezza della stracciata che avvolge degnamente il sapore deciso delle alici smussandone le asperità. Unica nota dolente (più di) un filo di sapidità in eccesso. Inconveniente che è dietro l’angolo quando si maneggiano le alici, certo. Ma sempre di inconveniente si tratta. Discreti, a seguire, i Vermicelli “Cav. Cocco” con guancia di manzo, nduja, pachino e pecorino romano cui però, a nostro giudizio, un po’ di mantecatura in più – aumentandone la cremosità – avrebbe senz’altro giovato. Un po’ pasticciati i Mezzi rigatoni “Mancini” alla carbonara con tartufo nero. Proprio il tartufo che dovrebbe dare una precisa sterzata all’aromaticità del piatto risulta, pealtro, assolutamente neutro.
Dopo dei discreti Tagliolini acqua e farina ai sapori di mare è il momento dei secondi. Niente male il Petto di faraona farcito di radicchio di Chioggia brasato, su fonduta di taleggio. Si fa apprezzare per la cottura a puntino della carne, morbida e succosa. Luci e ombre caratterizzano i Filetti di rombo con gamberi rossi in guazzetto e lenticchie di Onano (come si sarà notato i nomi dei piatti abbondano di “specificazioni”; gastrofighettismo o corretto tributo alla tracciabilità? Ai lettori l’ardua sentenza….). Di eccellente freschezza e consistenza il rombo, meno i gamberi. Piatto che, comunque, nel complesso risulta alquanto slegato con i diversi ingredienti che sembrano andare ognuno per proprio conto.
Come pre-dessert ci vengono gentilmente offerte delle gradevoli meringhette al cioccolato. A seguire un altro classico, il goloso Tiramisù espresso ed un buon Gelato al pistacchio di Bronte (che molto correttamente ci precisano non fanno in casa) in cialda croccante con caramello alla grappa.
Alla carta si viaggia sui 40-45 Euro v.e.

Ad Majora

 

cannoli di pasta phyllo ripieni di caprino

Linguine di Gragnano aglio e olio con filetti di alici del Mar Cantabrico e stracciata pugliese

Fiori di zucca gratinati in forno, ripieni di ricotta di pecora su pesto di menta romana

Purea di broccoli romani con bocconcino di salsiccia di maiale di Norcia e scaglie di pecorino di grotta

Vermicelli “Cav. Cocco” con guancia di manzo, nduja, pachino e pecorino romano

Tagliolini acqua e farina ai sapori di mare

La Scaloppa di fegato grasso d’anatra con fichi appassiti al vino rosso e pan brioche

Mezzi rigatoni “Mancini” alla carbonara con tartufo nero

Petto di faraona farcito di radicchio di Chioggia brasato, su fonduta di taleggio

Filetti di rombo con gamberi rossi in guazzetto e lenticchie di Onano

Meringhette al cioccolato

Gelato al pistacchio di Bronte in cialda croccante con caramello alla grappa.

Tiramisù espresso

il pregio :tempi di servizio perfetti.

il difetto : cucina senza acuti e spunti interessanti, dalle esecuzioni talvolta approssimate

Le Tre Zucche
Via G. Mengarini 43/45
Roma
Tel +39.06.5560758

Menu 35 euro v.e.
Alla carta 40/45 euro v.e.

www.letrezucche.it

Visitato a Novembre 2011


Visualizzazione ingrandita della mappa

Giovanni Gagliardi

5 Commenti.

  • Colinmckenzie23 Dicembre 2011

    Non ho mai capito gli apprezzamenti ricevuti da questo ristorante, la mia unica esperienza è stata deludente a livello di cibo e pessima a livello di servizio (almeno su questo punto mi sembrano migliorati, da quello che leggo). Lieto di vedere che non sono un pazzo...

  • Antonio Scuteri aka We'reonlyinitforthemoney23 Dicembre 2011

    Te lo spiego io il perché: si lanciarono sul mercato con un menu degustazione piuttosto ricco e parzialmente creativo a 29 euro (non so se ci sia ancora). Ovviamente in una città cara come Roma questo è stato molto ben accolto, e ha determinato successo e apprezzamenti, soprattutto in un periodo in cui il neobristrottismo non era ancora né diffuso né noto in Italia. Personalmente ho trovato il servizio molto cortese, come Giovanni, e una cucina discreta, con alcune cose decisamente ben riuscite e altre molto meno. Il 12 mi sembra eccessivamente penalizzante, ma dipende dalla scala che si usa: per me un locale da 12 è scarso, da 12,5 decente e da 13 discreto. Quindi, ma la mia è solo un'ipotesi, se Giovanni usasse la mia scala mentale avrebbe dato un 13, a leggere i commenti sui singoli piatti. Per intenderci, io in una guida i locali da 12 non ce li metterei proprio, e sconsiglierei chiunque dal visitarli

  • Colinmckenzie25 Dicembre 2011

    Il menu da 29 me lo ricordo bene, visto che durante la mia prima e unica visita era proprio quello che ho preso. Però in quel momento non avrei parlato neanche di ottimo rapporto qualità/prezzo, quindi l'entusiasmo di gambero e dintorni non l'ho mai capito. Diciamo nulla di vergognoso, certo, ma ancor meno di entusiasmante...

  • Alessandro26 Giugno 2013

    A me personalmente le Tre Zucche piace molto. Se mi dite che a Roma in quella fascia di prezzo c'è di molto meglio sono ben lieto di provarlo. Mi dite 3 ristoranti migliori delle tre zucche a Roma in quella fascia di prezzo?

  • giovanni gagliardi26 Giugno 2013

    trattoria del pesce, osteria di monteverde, armando al pantheon, sono i primi che mi vengono in mente. Ad Majora

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