Passione Gourmet Ristorante Marconi, Sasso Marconi (BO), chef Aurora Mazzucchelli, di Roberto Bentivegna - Passione Gourmet

Ristorante Marconi, Sasso Marconi (BO), chef Aurora Mazzucchelli, di Roberto Bentivegna

Ristorante
Recensito da Presidente

Valutazione

15/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

Difetti

Visitato il 03-2024

Questa valutazione, di archivio, è stata aggiornata da una più recente pubblicazione che trovate qui

Recensione ristorante.

“Fimmina cuciniera, pigghiala per mugghiera”: così direbbe il buon “Ferribotte” – Murgia dei Soliti Ignoti, ma anche il mio caro nonno messinese non è che si discostasse poi molto da questo pensiero un tantinello maschilista. Sarà che le donne brave ai fornelli si concentrano solo sul loro nucleo familiare?
Com’è, come non è, fatto sta che le grandi cuoche sparse per lo Stivale si contano sulle dita di una mano. Nadia Santini? Sicuro. Fabrizia Meroi? Ovvio (e secondo me è lei la numero 1 di questa risibile classifica).
Aurora Mazzucchelli? Siamo sulla strada giusta, a spizzichi e bocconi.
Tecnica sopraffina, sempre, equilibrio nel piatto, a volte.
Capace di colpi sopraffini,
come un fantastico San Pietro con le zucchine lunghe di Albenga, dove l’uso delle erbe è magistrale. O ancora emozioni con i maccheroni ripieni di anguilla affumicata, ragù di ostriche e salsa di spinaci, tanto mare, mineralità, gusto.
Poi ci sono i passaggi a vuoto,
come l’uovo cotto a bassa temperatura con salsa bacon e croccante all’orzo, dove la sapidità è strabordante
O la Lingua di manzo Fassona Piemontese caramellata con rape rosse alla senape e rabarbaro, troppo “timida” nella sua espressione (da un piatto di lingua ti aspetti ben altra potenza).
Aurora è indubbiamente cuoca di talento, durante la serata i pochi errori mi sono sembrati più di esecuzione, piccole sbavature che hanno squilibrato alcune portate.
Vedi i Ravioli di Parmigiano Reggiano “vacca bianca Modenese” al profumo di lavanda con crema di burro, noce moscata e mandorle:
gran piatto, penalizzato in questa occasione da un eccesso di sapidità (troppo parmigiano o sale?)
Di certo sono creazioni da fruire con intelligenza perché i vari ingredienti sono spesso presentati separati nel piatto ma l’effetto gustativo migliore lo si ottiene mescolando il tutto. Facile quando la portata è one shot, più complicato quando a fine piatto hai esaurito uno dei componenti e il risultato si squilibra fortemente.
D’altra parte, bisogna anche saper mangiare.
Altri colpi di gran classe:
Cappasanta in pochè, sferzante nell’acidità della sua salsa
Riso alici e maggiorana, un risotto self-made vista la presenza del burro salato per mantecare a piacere. Alici indispensabili per mantenere alta l’asticella, quindi occhio a non finirle prima del riso.
E tutti gli altri piatti della serata:
Gamberi viola di Sanremo crudi con salsa di mortadella e brina di piselli
Scampi alla piastra in zuppa d’aringa spugnole e patate di Bologna: zuppa con poco mordente, anche qui fondamentale per sostenere il boccone il peperone che però finisce subito
Rane fritte in zuppa d’aglio orsino: forse un impiattamento diverso agevolerebbe la “pucciata” nella zuppa (contenitore più stretto?)
Panna cotta alla vaniglia con frutti di bosco e nuvola al pepe di Tasmania
La cantina curata da Massimo Mazzucchelli merita una nota particolare: personale, con belle chicche in preferenza Bio, una carta costruita non sulle guide ma sulla passione vera.
La perla è stata questa bottiglia:
L’Estro 2006 – Del Bono & Del Bono – Casa Caterina – Viognier, Marsanne, Sauvignon Blanc –Grandissima bevuta, sole 1000 bottiglie prodotte: quindi cercate gente, cercate
Preceduto da un Chassagne-Montrachet Regnard 2000, bottiglia proveniente dalla cantina personale di un generoso commensale: sempre un bel bere, ma vino immerso in un dolce torpore.
In chiusura, tavola di gran livello, forse una serata non perfetta su alcuni equilibri che però non sono sembrati strutturali.
La mano c’è, la passione anche, il locale in un mercoledì sera era pieno…via così!

il pregio: cucina capace di grandi colpi e carta vini costruita con grande passione.

il difetto: alcuni piatti mancano di equilibrio.

Ristorante Marconi,
Via Porrettana 291, Sasso Marconi (BO)
Tel. 051.846216
Chiuso domenica sera e lunedì

Menu: € 50- 66-75
Alla carta: 75 euro

www.ristorantemarconi.it

Visitato nel luglio 2011


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Roberto Bentivegna

18 Commenti.

  • Roberto2 Agosto 2011

    E Valeria Piccini...?

  • Rob782 Agosto 2011

    Valeria Piccini, giustissimo! Io ne ho citate solo due, ma fortunatamente ce ne sono anche delle altre!

  • Giovanni Lagnese2 Agosto 2011

    Ma alle donne manca il genio, quella fantasia senza lacci, senza prudenze, senza inibizioni che abbiamo solo noi geni maschi. I grandi creativi (e anche i grandi cretini) sono sempre maschi. Si può dire, o anche questo è un reato di opinione? :D Giovanni

  • armarobi3 Agosto 2011

    Da quello che si desume dalle foto e dalle descrizioni, 15 mi sembra bassina come valutazione.

  • Carlo3 Agosto 2011

    mah..in attesa che risponda Roberto, a me leggendo pare di contare troppi piatti "sbagliati" per aspirare a qualcosa di più, perlomeno relativamente alla cena in questione, tant'è vero che alla fine si parla persino di serata no.

  • giancarlo3 Agosto 2011

    Ma quale reato di opinione Giovanni??? E' solo ottusita' e limitatezza di vedute....non esageriamo per favore!!

  • Luciano Perotti3 Agosto 2011

    per una volta ha ragione trovami l'equivalente femminile di mozart o di beethoven o di michelangelo o di picasso o di shakespeare

  • giancarlo3 Agosto 2011

    cercatele tu, fenomeno: http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Donne_nella_storia

  • Roberto3 Agosto 2011

    Qual era il voto della precedente visita? Sempre 15?

  • Presidente3 Agosto 2011

    Sì, è stato confermato il 15 dello scorso anno

  • norbert3 Agosto 2011

    15 un pò generoso, ma era due anni fa.

  • Albertone3 Agosto 2011

    C'era un caldo da beduini......

  • Ruggine17 Agosto 2011

    Da assidua visitatrice del Marconi (ultimamente le mi rece con foto sono su Baltazar), mi sorprende non poco non solo il giudizio ma i prblemi riscontrati in alcuni piatti straordinari come appunto l'uovo a bassa temperatura, uno degli ultimi piatti più riusciti a mio parere, assaggiato più volte senza riscontrare nessuno sbilanciamento, anche per la lingua non mi trovo d'accordo, cottura a bassa temperatura magistrale e nitidezza di sapore, ho amato un pò meno la panna cotta, che vira un pò troppo sul dolce ove il pepe è alla fine inavvertibile, il dolce che preferisco in estate sono i ravioli di ananas, quasi sempre in carta. Ipotizzo anche io una serata no, comunque strano anche questo perchè mai successa; ho talvolta riscontrato e riportato nelle mie visite piatti meno entusiasmanti, (d'altronde tendo a provare tutte le novità del menù, nelle varie visite) assenze di equilibrio non mi sono mai capitate, al più ho riscontrato talvolta una eccessiva delicatezza di sapore, ove la nitidezza e la rigorosità di cottura diventano predominanti.

  • Rob7817 Agosto 2011

    Ciao Ruggine, non ho dubbi sulla bravura della Mazzucchelli, l’ho anche sottolineato. In quella serata sia io che i miei compari di tavola abbiamo avvertito in alcune portate più problemi di esecuzione che di concezione, quindi senza dubbio sono piatti da riprovare in altre occasioni. Solo su una cosa non sono d’accordo: se la bassa temperatura deve portare un appiattimento del gusto, aboliamola! Da una lingua mi aspetto potenza e non solo morbidezza. Ciao

  • Ruggine17 Agosto 2011

    mmmhh sto riflettendo sulla questione della potenza... potrebbe esser questione di bechmark... per tradizione qui la lingue è solo lessa, servita (non ricoperta) con salsa verde (simile al bagnet piemotese ma con meno aceto, a base di prezzemolo) non ci sono preparazioni tradizionali di lingua in cotture differenti dove forse si può sviluppare potenza... presumo, almeno, visto che ormai quasi nessuno la propone più... quindi non ho altre esperienze a riguardo, e rispetto ad una lingua da bollito, questa per me era spaziale...

  • Rob7817 Agosto 2011

    Quello che volevo dire è che la lingua ha abitualmente un gusto deciso, molto "maschio" ecco. Non è proprio un taglio per tutti i palati. Ingentirlo all'eccesso, sottovuoto o meno, è vero che permette di approcciare questo piatto a una più vasta fetta di pubblico, ma farà storcere un pochino il naso ai puristi. Senza volerla mettere sullo scivoloso campo uomini/donne, ma solo per intenderci: questa lingua avrebbe potuta mangiarla anche mia moglie che abitualmente si rifiuta di mangiare. E' un punto di vista il mio. Quello che per te è un pregio, io lo trovo un difetto. Su una cosa siamo d'accordo però: la tavola merita. (e la cantina idem)

  • Albertone18 Agosto 2011

    Cara Ruggine, anch'io facevo parte di quella allegra compagine da tavola, e le posso assicurare che questa cena è stata un continuo giro in giostra, prima un su su poi un giù giù... non ho trovato un via di mezzo un equilibrio forse statico o dinamico, e valutando con i miei soliti parametri che, sono sempre sul tirato, ho trovato piatti sbilanciati e un pò banalotti, come la lingua da lei osannata, forse non l'avrà mai mangiata al sud d' Italia o impanata e fritta. Comunque ciò non toglie la piacevolezza della cucina della Sig.ra Mazzucchelli, però se avessi dovuto dare io una valutazione della cena avrei dato un bel 14,5 ma dal momento che PG non ammette i mezzi voti sarei sceso a 14.... un passo in dietro forse una bocciatura... mah proprio non saprei... forse sarà stato il caldo, e c'era caldo quella sera.... da beduini

  • Ruggine19 Agosto 2011

    Appunto, dicevo che il limite deve essere mio perchè qui la lingua è lessa, io in una lingua da bollito, trovo che il "maschio" in questa cottura si perde necessariamente, posso trovare un gusto più deciso di altri tagli, ma non più di tanto, non certo come quello che può avere utilizzandola in brasato o stracotto; ora, conosco (sulla carta, temo) benissimo le altre preparazioni della cucina italiana, quindi credo che il mio giudizio di apprezzabilità sia stato dettato dal fatto che il confronto ahimè per chi è radicato in loco rimane quello tadizionale locale che temo non esalti di per sè l'elemento, quindi letta come l'evoluzione della preparazione classica tradizionale più che "la mia interpretazione della lingua". Vero che il gusto è più adatto al grande pubblico (rammento che nel Bolognese nessun locale propone quinto quarto, nessuno, più in là della trippa, che già viene considerata molto osè, non si va) ma presentare qui una lingua in menù è davvero audace, lingua che finora, in loco è sempre e solo bollita e, rispetto a quella bollita questa mi è sembrata un incredibile avanzamento seppure a livello assoluto convengo che sia parecchio ingentilita. Spero di poter accumulare più esperienze al sud a riguardo, quando riesco a trovare piatti particolari non mi tiro mai indietro :-) Questo solo per dare i miei two cent di relativizzazione locale del tutto (la tragicità della piazza Bolognese è ormai un argomento trito..:-))...

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