Passione Gourmet Ristorante enoteca La Torre, Chef Noda Kotaro, Viterbo di Norbert - Passione Gourmet

Ristorante enoteca La Torre, Chef Noda Kotaro, Viterbo di Norbert

Ristorante
Recensito da Presidente

Valutazione

14/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

Difetti

Visitato il 04-2024

390

Recensione Ristorante

Luigi Picca e Noda Kotaro.
L’uno patron e sommelier, l’altro chef sono la novità di Viterbo.
Nella tuscia orfana da tempo dell’Altra bottiglia di Civita Castellana e avente come unico punto di riferimento per l’alta ristorazione la Parolina di Acquapendente, da un paio d’anni un nuovo indirizzo si è affiancato a quest’ultimo ed è questo ristorante proprio nel cuore delle mura medievali con annessa trattoria, ormai fisiologicamente necessaria per supportare tutto ciò che poco poco esce fuori dai canoni tradizionali della ristorazione tipica.
Picca, tusciano doc, dopo essersi fatto le ossa in alcuni blasonati europei tra cui, a citarne uno, Santi Santamaria, approda all’enoteca Pinchiorri dove conosce Noda Kotaro e dove, soprattutto, sviluppa ed affina la conoscenza del vino che traspare, passionale, dall’offerta della sua carta piena di chicche interessanti come l’ottimo Pouilly fumè 2002 di Pascal Jolivet
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o di possibilità di fare degustazioni di vini da tavola a 15 euro come pure opportunità pinchiorriane a 3.500 euro
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La cucina è affidata al buon Noda Kotaro la cui evidente ispirazione tradizionale e regionale si arricchisce di tocchi che chiaramente fanno l’occhiolino all’oriente, e, del resto, come potrebbe essere altrimenti. La dedizione all’intento c’è, la conoscenza della tecniche anche, a latitare piuttosto, a volte, è la riuscita di qualche piatto dovuto ad un’equivoca concezione della pietanza.
Una fresca e piacevole finta birra a base di acqua di pomodoro, spuma di mozzarella e pesto al basilico, accompagnata da un rustico panino cotto al vapore con acciughe e zafferano
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cui segue un’altrettanto rustica ed appetitosa zuppa di lenticchie con salsiccia di fegato (foto di apertura) sono stati un prologo che ha stimolato la mia curiosità.
Il tataki di vitello con scalogno ed erba cipollina guarnito da una maionese affumicata di buona fattura e corredato da pleonastici cubi di gelatina di aceto balsamico 390
ed il foie d’anatra marinato al tè verde con una opportunamente modulata composta di prugne e wasabi
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sono stati due antipasti che mi hanno fatto pensare ad una buonissima mano capace di reinterpretare patrimoni classici con piacevoli tocchi esotici.
Purtroppo il seguente antipasto, molto infelice, mi ha fatto tornare con i piedi per terra: il carciofo ripieno di capesante e lardo
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risente della molto difficile abbinabilità del magnifico ortaggio. La sua fibra e soprattutto la sua componente minerale rappresentano il tallone d’Achille non solo di chiunque voglia farci con esso wine pairing ma, evidentemente, anche di chi voglia affiancargli dei sapori degni di questo nome. In questo caso il salmastro senza capo né coda di un mollusco capitato lì per caso. E non basta la vinaigrette di ravanelli o i tocchetti fritti di carciofo ed il lardo ruffiano che funge da pietoso velo estetico a salvare l’improbabile accostamento.
I primi cominciano in modo da non risollevare più di tanto la mia perplessità :il risotto di coda alla vaccinara con limoni canditi e carpaccio di gamberi, ormai d’ordinanza, è irrisolto sia perché la presenza del battuto, cui non è stata risparmiata neanche la strisciata di cacao, a dir poco soccombe al cospetto della personalità, sia pur ingentilita, della coda sia perché la mantecatura stessa non mi è sembrata ottimale
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Migliori gli onesti doppi ravioli farciti di trota e patate con bottarga di muggine
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mentre sono ovviamente golosi i tagliolini al burro con tartufo d’Alba
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Assolutamente etnico il baccalà in crosta di pane su zuppa di gamberi e pollo al limone
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mentre è decisamente più locale il coniglio 4×4 , una vera e propria variazione dell’animale in quattro cotture diverse :coscia stufata alla soia, filetto allo zafferano cotto al forno, costoletta fritta con la rucola e la salsiccia di spalla con peperoncino e fegato cotta alla griglia
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ccompagnate da un purè di patate alle erbe in cui davvero notevoli mi sono sembrate le ultime due preparazioni.
Ottima, come predessert, la defaticante mela rossa con crumble di mandorle e cannella e zeste di mandarino
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come pure il soufflé al cioccolato bianco con gelato alla vaniglia
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Senz’altro più contemporanea ma meno significativa la variazione di tè con granita al tè pu’er, crema chantilly al tè verde, gelato al tè nero cinese e la creme brulèe al Chi. 390
Un locale giovane da tenere d’occhio, forse incensato da allori un po’ prematuri, che trasuda però una sincera passione che fa ben sperare per il futuro.

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Il pregio:Una cantina che offre l’opportunità di divertirsi.

Il difetto:Una cucina ancora da registrare.

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Ristorante enoteca La Torre
Via della Torre 5(trav. Via dell’Orologio Vecchio) Viterbo
Tel 0761 226467
Chiuso tutto martedì e mercoledì a pranzo
Menù degustazione cinque portate 55 euro, sette portate 70 euro. Menù né carne né pesce 50 euro. Alla carta 80 euro.

www.enotecalatorrevt.com

Visitato nel mese di Dicembre 2010

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Norbert

19 Commenti.

  • Il Guardiano del Faro13 Gennaio 2011

    Vanno veloci questi...poi ci spieghi come funziona la degustazione da 3500 euro e cosa c'è dentro? Interessante il Rabbit 4 x 4 . Idea non nuovissima ma grintosa, anche se a rischio fuori giri ;-) http://www.youtube.com/watch?v=-4uswmLRxQ0

  • il Corazziere del Quirinale13 Gennaio 2011

    Piatti alla vista molto intriganti. Pulizia, linearità, solo qualche ingrediente di troppo. Vuoi dirci qualcosa in più sull'esecuzione che ha evidentemente penalizzato l'ottima presentazione e idea di alcuni piatti ?

  • Il Guardiano del Faro13 Gennaio 2011

    Pulizia e linearità ? Infatti. Sarebbe stato facile con i molti optional cadere nello stile Tamarro Tuning di cui abbiamo un contributo : http://www.flickr.com/photos/57126973@N08/5351651294/

  • Antonio Scuteri13 Gennaio 2011

    Ci sono stato anche io a dicembre!! La mia valutazione è un po' più alta (ho apprezzato il risotto e ho assaggiato secondi e dolci più meritevoli, ma poco importa) Volevo però raccontare che ci sono stato una domenica a pranzo. Ho prenotato per tempo, pensavo ci fosse il pienone. E invece il nostro era l'unico tavolo occupato. Domenica. A pranzo. A un certo punto è entrata una coppia, si è seduta, ha consultato il menu e poi e andata via!! Pensavano di essere capitati in una trattoria e si sono spaventati :-D

  • Antonio Scuteri13 Gennaio 2011

    Ah, una precisazione: La Torre è aperta da più di due anni. Almeno 5, forse di più. Di sicuro era aperta nel 2006, e sulla Guida del GR aveva 81 punti

  • Norbert13 Gennaio 2011

    I gruppi di degustazione sono divisi in sotto gruppi. Nello specifico del gruppo da 3500 euro se ti fermi a tre vini dai primi tre sotto gruppi, chessò un Batàr Querciabella, un Montevetrano ed un Ornellaia 2002 ti fermi a 250 euro a persona( tutto è obbligatorio per due). Se aggiungi un vino del quarto sottogruppo, ad esempio un Romanèe Saint Vivant 1990 si sale a 475 a persona. Se si aggiunge un quinto vino dal quarto sotto gruppo( su questo non vorrei sbagliare ma credo sia così) tipo un Sorì San Lorenzo 2000 di Gaja si arriva a 850 a persona. Se si è davvero "determinati" e si stappa il Petrus 1996( unico esponente del quinto sotto gruppo) lo sfizio costa 3500 euro.

  • Norbert13 Gennaio 2011

    In verità, a mio avviso, il vero e proprio problema in alcuni piatti non è l'esecuzione piuttosto la vera e propria concezione o idea alla base della pietanza. E questo proprio sulle portate su cui è stata messa alla prova la "creatività" dello chef. Sulla presentazione mi viene solo da osservare che la forma non può essere, in alcun modo, un surrogato della sostanza ma un supporto di essa.

  • Il Guardiano del Faro13 Gennaio 2011

    Si, ho allargato la foto, adesso si vede bene, quindi a sinistra a 550 euro in due, cinquecentocinquanta euro, per forza in due e quindi quelli sono, dicevo, ci si potrebbe fare come giustamente dicevi un Batar o un Cervaro se vedo bene. Poi un Nerello Mascalese di Benanti, il Camelot di Firriato, l'Aglianico La Firma del Notaio e un Guado al tasso di Antinori. Interessante, con il dessert niente? Invece a 3500 ( che poi sono 7000) mi scatenerei così : Batar di nuovo ( mi piace un sacco ) , poi Montevetrano ( 2003 se non vedo male ? ) , Ornellaia, un bel 2002 che è andata bene, Langhe Arborina di Altare e il Brunello di Castello Banfi . Inevitabile il Petrus, ma a quel punto stai a discutere ?

  • Norbert13 Gennaio 2011

    Il ristorante è aperto da più anni, è vero, ma io mi riferivo alla gestione di Luigi Picca che è iniziata nel 2008.

  • Norbert13 Gennaio 2011

    Con le zampe sotto al tavolo ed "opportunamente" determinati nessuna discussione affatto.... :-)

  • sararlo14 Gennaio 2011

    Citazione Pinchiorra a parte ma, con tutto il rispetto, mi pare vi siano diverse tracce di "vorrei ma non posso".

  • Norbert14 Gennaio 2011

    Come darti torto... Ma c'è entusiasmo...

  • sararlo14 Gennaio 2011

    "Ma c’è entusiasmo…" pagato con il cash dell' avventore ?

  • Alberto Cauzzi14 Gennaio 2011

    Mi hai rubato le parole di bocca :wink:

  • Carlo14 Gennaio 2011

    d'altronde sai quanti russi nella tentacolare Viterbo...

  • alberto cauzzi14 Gennaio 2011

    Si ... peggio che a St-Moritz :-)

  • Norbert14 Gennaio 2011

    Purtroppo funziona così. Non c'è, o non esiste ancora, il soddisfatti o rimborsati.... :-)

  • Clamoroso, Kotaro rompe con La Torre – Puntarella Rossa18 Aprile 2011

    [...] Una recensione di Passione [...]

  • Maurizio La Rocca21 Giugno 2011

    Qualcosa sulla "nuova" Torre: http://saporitoblog.wordpress.com/2011/06/13/enotecalatorreviterbo/ Maurizio

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