Passione Gourmet Appius 2016 di Hans Terzer - Passione Gourmet

Appius 2016 di Hans Terzer

22-11-2020
di Orazio Vagnozzi

“Il più grande mai prodotto fino ad oggi”

Comincia così la presentazione della settima edizione del vino Appius della Cantina San Michele Appiano. 

La speciale Cuvée, anche in questa occasione, vuole esaltare il millesimo e la sua interpretazione intensa e diretta di un’annata florida, la 2016, ricordata per un “settembre d’oro”. Esattamente come il numero sette, l’annata esprime la perfezione ormai raggiunta dell’assemblaggio di quattro monovitigni che si candidano ad essere “il miglior Appius mai realizzato“, ha dichiarato l’enologo Hans Terzer.

Appius è un vino che nasce nel 2010 quando, dopo 25 anni, l’azienda si sentiva pronta per alzare il livello qualitativo e realizzare dunque un vino di eccellenza avente come obiettivo quello di rappresentare perfettamente l’annata, nonché il vino migliore prodotto dall’azienda, ça va sans dire. 

Dall’assemblaggio al nuovo packaging

Ecco perché è necessario pensare di unire, ai migliori vitigni prodotti dall’azienda, quelli più nobili e rappresentativi dell’Alto Adige quali Chardonnay, Sauvignon, Pinot bianco e Pinot grigio cui per la prima volta viene meno il Gewurtztraminer, considerato troppo prevaricante. Oltre a ciò, abbiamo appreso che si è intrapresa una nuova strada produttiva: anno dopo anno, infatti, sono stati scelti  i migliori vigneti – quelli più vecchi e con minori rese (50 quintali per ettaro) – nei quali sono stati individuati veri e propri climat, vendemmiati singolarmente.

Il cuore è nella zona di Appiano Monte, ai piedi del massiccio della Mendola, dove i vigneti godono di un particolare microclima che favorisce la perfetta maturazione dell’uva grazie anche alle importanti escursioni termiche tra giorno e notte.

La vinificazione parcellare mira all’esaltazione delle uve dalla maturazione perfetta, poi vinificate in modo individuale. Da qui in poi sarà l’arte dell’assemblaggio a parlare. L’annata 2016, sebbene non sia partita alla grande,  si è poi rivelata straordinaria nei mesi di agosto e settembre. 

Al netto dell’annata, l’assemblaggio vede un 58% di Chardonnay, un 22% di Pinot grigio, un 12%  di Pinot bianco e un 8% di Sauvignon. Un’alchimia che cambia ogni anno in cui comunque prevale sempre lo Chardonnay, il cui habillage è rappresenta da una stella che, per Hans, è il faro, la luce che ci guida. 

La nostra degustazione

Piace molto, di più di qualche Appius precedente poiché ha una maggiore acidità, una bella vena minerale e sapida, ma soprattuto un fascino irresistibile per allure e struttura. È un vino che si presenta molto giovane, con profumi intensi, puliti (pesca)  e floreali, e che “non avrà problemi se si avrà la fortuna di aprirlo anche tra 10 o 15 anni”.

A quanto già detto, aggiungiamo che il vino vanta, al naso, oltre alla pesca bianca e ai sentori floreali anche note che richiamano la pietra focaia e sfumature leggere di legno, imputabili alla sua giovinezza. E’ comunque un trattamento del legno esemplare, che rimanda a qualche grande bianco di Borgogna, sdrammatizzato da un’acidità e una succosità che, assieme alla sapidità non solo allunga ma riequilibra il sorso, reso vibrante dalla intelligente scelta di non far fare la malolattica al Sauvignon a e una parte del Pinot bianco.

Una scelta davvero strategica, che accentua il carattere identitario di questo vino e si manifesta con un finale di bocca davvero performante e persistente.