L’inizio di un viaggio
Collio Revolution sarà per me un lavoro importante, il più importante fatto finora, un lungo racconto che esplorerà l’anima più autentica di un territorio di confine, il Collio Goriziano, lembo di terra a forma di semicerchio situato in provincia di Gorizia, racchiuso tra i corsi dei fiumi Isonzo e del suo affluente Judrio, dove si possono ammirare paesaggi che lasciano senza fiato, con i vigneti che disegnano le parti più assolate delle colline e il bosco a fare da contorno, in ecosistema perfetto, dove la vita scorre lenta, con i ritmi scanditi dal passare delle stagioni e dal lavoro in vigna, da sempre crocevia di popoli e culture durante i secoli. Comunità di gente schietta, di poche parole, a volte fredda come il vento gelido di bora che soffia nelle giornate invernali. Ma dal cuore grande. E’ stato culla di alcuni vini scuola che hanno dimostrato la potenzialità dei grandi vini bianchi Italiani, in termine di potenza, complessità e longevità. In brevissimo tempo in Collio è avvenuto un cambio generazionale che non ha eguali in altre zone, assicurando così la continuità, la stabilità e una visione futura, più di 20 giovani produttori hanno preso in mano il timone dell’azienda di famiglia,e, con il loro sapere e le loro idee e, dopo aver studiato e lavorato in giro per il mondo, cercheranno di interpretare e di reinterpretare il grande Bianco Italiano in chiave futura.

Una consistenze tradizione enoica
Questo lungo viaggio avrà come protagonista principale il Friulano, vitigno simbolo dell’enologia Friulana, perché questi giovani credono fermamente che sia il purosangue su cui puntare, affermazione molto importante da parte loro, perché tutto arte da là, da quel vino con l’etichetta gialla, che ha fatto innamorare tanti appassionati di vino del Friuli, il Tocai di Schiopetto. Era esattamente il 1965, 60 anni fa, quando a Capriva del Friuli un giovane di buone promesse, figlio di ristoratori, dopo studi in giro per l’Europa, Mosella e Alsazia da produttori come Trimbach e Zind-Humbrecht, da cui prende lezioni di tecnica e fra le altre cose il giallo alsaziano per le etichette, che Veronelli definì poi giallo Schiopetto, torna in Friuli e prende in affitto dei vigneti dalla curia arcivescovile a Gorizia e compie da subito una rivoluzione enologica, imbottiglia il Tocai Friulano in purezza in maniera mai vista prima, mettendo le basi su quello che sarebbe diventato un vino a cui ispirarsi per precisione, pulizia finezza e longevità. Fonda la sua azienda nel 1965, e dopo alcuni anni di vinificazioni sommarie, Mario Schiopetto già nel 1967 usava la refrigerazione nella fermentazione, nel 1972 usava la pressa per ottenere una pigiatura soffice e la vinificazione in assenza di solforosa, la pignoleria di Mario arrivava al punto di parcheggiare la propria auto di fronte alla cantina con il portellone aperto per passarvi la notte in attesa delle fermentazioni. Si accostano spesso al suo nome parole come pioniere, maestro, pignolo, ossessivo, la storia dell’enologia italiana passa, senza dubbio, anche da Capriva del Friuli e da Mario Schiopetto, e pionieri lo sono anche questi giovani produttori che, dopo aver appreso innumerevoli conoscenze attraverso la famiglia di provenienza e i viaggi vogliono fermamente affermare la superiorità del territorio, che madre natura ha voluto in un crocevia magico, dove con lo sguardo lungo si vede il mare, dove i venti da nord e ovest accarezzano a asciugano la vigna, dove la Ponka diventa matrice fondamentale dei vini a formare il carattere e l’energia, in un connubio perfetto, l’uomo lavora sul vitigno per fare esprimere il territorio.

L’intervista a Luca Raccaro
Prima di cominciare con le parole del Presidente del Consorzio mi sono voluto concedere qualche visita in vigna nei giorni a ridosso della vendemmia, quella che ha lasciato il segno è stata una passeggiata tra i filari di un vigneto di Friulano centenario a Brazzano frazione di Cormòns, piantato nel 1921, e devo dire che mai ho visto dei grappoli così dorati, dolcissimi, dai vinaccioli perfettamente maturi, dalla buccia tesa e saporita, uno spettacolo della natura, come preannunciato la 2025 sarà un’annata da ricordare, e mettere via in cantina per il futuro. È stato commovente vedere questi monumenti della natura con dei piccoli grappoli, pochissimi acini dolcissimi, con la Ponka assoluta protagonista del suolo, copiosa e affiorante, al mattino era piovuto e il sole del pomeriggio riscaldandola veicolava un profumo con richiami alla pietra focaia, polvere da sparo, a tratti iodato, da guscio d’ostrica, le stesse sfumature aromatiche che si riescono a percepire nel vino, e portando qualche pezzetto di Ponka fra le labbra lascia la stessa salinità che il vino fa percepire, così decisa a fine degustazione, una delizia. Le parole comuni più azzeccate da questi giovani sono state, il vino si fa in vigna, ed è sacrosanto, annusando e assaggiando i chicchi e il suolo in vigna ci si rende conto di quanto sia importante il territorio, la vigna vecchia e, la corretta gestione agronomica della pianta per esaltarne le caratteristiche peculiari. Piccole produzione perché le rese sono ridicole, ma di altissima qualità, provare per credere… Ora le parole di Luca Raccaro, eletto in primavera 2025 nuovo presidente del Consorzio Collio, il più giovane della storia. Il vignaiolo di Cormons succede a David Buzzinelli a soli 36 anni. Luca non è nuovo delle dinamiche e problematiche consortili venendo dai 3 anni del consiglio uscente come vicepresidente, occupandosi di alcune questioni che gli stavano molto a cuore, prima fra tutte le modifiche al disciplinare che stanno cercando di mettere in atto, in particolare l’introduzione dei macerati e la creazione di questo vino territoriale, Il Collio Bianco, ancora in fase di sviluppo.

“In linea generale le nuove candidature di giovani produttori, che hanno deciso di candidarsi per portare il loro contributo in Consorzio non fa altro che confermare quello che ormai si respira da qualche tempo, che il cambio generazionale è avvenuto in maniera definitiva nel nostro territorio. I passaggi generazionali sono una fase assai delicata per molteplici motivi, la pandemia ha dato una accelerata a questo, molte dinamiche sono cambiate nel post covid, e la nuova squadra di giovani deve affrontare tematiche che prima della pandemia erano impensabili, si trovano il mondo del vino un po’ in decadenza, come ad esempio l’allontanamento dei giovani al vino preferendo bevande più leggere, quindi si parla anche di vini dealcolati. Sono tematiche che il nuovo consiglio deve affrontare e che toccano tutti, dai vini della grande distribuzione fino ai vini da centinaia di euro a bottiglia.”
“Il territorio offre un varietà di aziende da molto piccole a più grandi, ma la nostra zona è comunque ristretta quindi conserviamo una visione artigianale e familiare, che è la nostra ricchezza, che punta a conservare e valorizzare le ottiche qualitative. Stiamo cercando di riallacciare i rapporti con le associazioni di Sommelier e che si occupa dei corsi Onav per cercare di riavvicinare i giovani al vino. Organizziamo un evento da 3 anni con un nostro partner di Sistiana, località turistica vicino a Trieste, per portare in un ambiente non proprio consono alla degustazione il vino, un post-dinner dove i giovani sono invitati a degustare i vini del Consorzio in isole di assaggio, abbinato con del cibo, e sta ottenendo grande richiamo, anno dopo anno. Sono dei piccoli passi corretti secondo noi, il sentimento che in generale abbiamo è quello che le persone giovani e meno giovani, della fascia 30-35 sono un po’ stanchi di avere un approccio troppo raccontato del vino, con terminologie troppo complicate, vogliamo far passare il messaggio che il vino è ora quello che è sempre stato, una bevanda presente in tutte le tavole, che sia per retaggi culturali che di puro piacere sia fruibile da tutta la popolazione, considerando le tasche personali di ognuno. Il messaggio è quello che l’approccio al vino deve essere semplice, senza troppi pensieri e patemi, sia che sia un vino acquistato in grande distribuzione sia che venga da una Doc come il Collio che si pone in uno scalino più alto, quindi bere consapevole e con facile approccio. “

“Stiamo anche lavorando sulla formazione dei nostri collaboratori che si occupano della comunicazione e dei nostri partner del comparto Horeca per sensibilizzare le persone e i clienti della difficoltà di produrre qui e di produrre in collina, magari da piante vecchie, i costi di produzione sono di 5-6 volte superiori a quelli della pianura, quindi sensibilizzare le persone ad avere un approccio diverso, quando si parla di un vitigno molto popolare come il Pinot Grigio, non generalizzare ma fare un passo ulteriore andando a vedere dove è stato prodotto.”
“Stiamo lavorando sulla quadratura del “Collio Bianco”, vino identitario che dovrebbe rappresentate il territorio, e non nego che il percorso sia travagliato, segno che c’è interesse e quindi le aziende lo reputano importante in questo momento storico, prima o poi si arriverà al momento in cui le parti si avvicineranno, tutti pensano che sia il vino giusto su cui puntare per la nostra generazione ma anche per la prossima. Le certezze intanto sono sulle 3 varietà su cui lavorare per la costruzioni del vino, cioè Friulano, Malvasia e Ribolla, mentre sulle percentuali ci sarà più libertà d’azione. Vogliamo che sia un vino che esalti al massimo le caratteristiche del nostro territorio, sia per quanto riguardi il gusto, sia per la capacità di resistere nel tempo, non deve essere un vino d’annata ma un vino che abbia una presentazione che vada più in là nel tempo. Anche nel fattore tempo non sarà facile mettere d’accordo tutti, ma confidiamo che prima o poi si arriverà a un compromesso, c’è discussione anche per la menzione “storico” da eventualmente apporre in etichetta. Sarà un vino che segnerà una svolta in termini organolettici, volere comune è che sia al naso che al gusto presenti tutte le caratteristiche intrinseche del terroir.”
Previsione annata 2025
“Dopo due annate complicate, la 2023 che ha avuto un andamento climatico particolare, primavera piovosa, estate molto umida che ha richiesto molto lavoro per tenere lontano peronospora, durante la vendemmia ha iniziato a piovere, inusuale qui da noi. Il Collio è un territorio molto piccolo ma è suddiviso in 3 macroaree climatiche, questa dove siamo noi a Cormòns che è la più calda, la zona più alta di San Floriano e Oslavia e la zona più fredda, quella di Dolegna per la presenza di alcune vallate che non guardano est-ovest ma a Sud, quindi esposizioni diverse e venti più freddi. Questo per dire che noi qui a Cormòns anche nel 2023 siamo arrivati a maturazione piena nonostante l’anno travagliato, con buoni risultati. Il 2024 ha avuto in inizio di stagione molto simile alla 2023, primavera fredda e piovosa, estate esplosa in maniera esponenziale con molto caldo e secco, quindi poca produzione per pianta rispetto alla 2024, e questi stress dovuti al caldo non hanno permesso alle bacche di crescere come al solito, quindi la perdita di quantità rispetto alla 2023 è stata mediamente del 30-35%. La 2025 sembra che sia un’annata buona sia per quantità, qualità delle uve e rese per ettaro, ci eravamo tutti spaventati a giugno, che è stato il più caldo degli ultimi 15 anni, con picchi di 40 gradi, di solito giugno in Friuli è molto piovoso, luglio poi è stato molto piovoso, più del doppio degli ultimi 10 anni, infine agosto e settembre senza particolari problemi che ci portano ad avere in previsione un’annata che sarà da ricordare.”

“Capitolo macerati, abbiamo cominciato l’iter per includerli nel disciplinare, è un percorso inedito, mai fatto prima in Italia, quindi tutto work in progress, vogliamo sia qualcosa che rimanga per il futuro del territorio. I produttori stanno facendo un lavoro importante perché per riuscire a entrare in un’ottica consortile, sotto un disciplinare, hanno accettato di migliorare le loro tecniche e quindi le caratteristiche dei vini, quindi di conseguenza si trovano raramente vini con volatili eccezionalmente alte, puzze o deviazioni particolari, sono convinto che il nostro territorio sia quello che riesce a dare le migliori espressioni su questa tipologia di vino proprio perché i produttori hanno preso atto che per avere un migliore rapporto con il cliente-consumatore era necessario fare vini migliori, ecco che sono cresciuti in maniera esponenziale negli ultimi tempi. È per questo motivo che si è deciso di tenerli sotto il cappello del Consorzio, e quindi di fregiarsi della Denominazione. Per il territorio assume un valore importante perché è stato proprio qui che si è riscoperta questa tecnica di vinificazione, si è voluto fare chiarezza verso il consumatore finale attraverso una menzione dedicata a questa tipologia, così da differenziarlo dalle altre tipologie prodotte senza la macerazione. Ultima cosa che ha avuto un plebiscito fra tutti è quella di creare un evento dedicato alla nostra Denominazione che mostri il nostro lavoro e la potenzialità dei vini e del territorio, ecco che nasce Collio Evolution il 25 e 26 ottobre, che quest’anno è dedicato al Friulano, con banchi di assaggio per gli appassionati e dove i giornalisti avranno la possibilità di avere una profondità di annate per capire l’evoluzione del Friulano, i vini del Collio sono buoni oggi ma anche dopo moltissimi anni.”
Dopo le parole rassicuranti del Direttore sulla direzione da intraprendere spazio ai racconti dei produttori nei prossimi articoli e soprattutto parola ai vini, sono loro che fanno da ambasciatori di questa zona, quindi sarò particolarmente attento a percepire tutte le sfumature che i vini esprimono, specie quelle legate ai sentori del territorio.













