Barbaterre, Metodo Classico e cucina

I vini di Barbaterre

IL NOSTRO GIUDIZIO

Marandalè 60 Bland de Noirs millesimato Metodo Classico Brut Naturale

Bollicine
88

Lambruscante, Metodo Classico Brut Nature 2017

Bollicine
86

Lè Blanc De Noirs Pinot Nero Oltre 60 mesi sui lieviti 2018

Bollicine
86

Lè Rosé Pinot Nero Rosé

Rosato
85

La cucina e il Metodo Classico in Emilia, da uve internazionali e autoctone

Che vi sia fermento, sulle colline emiliane è evidente, grazie alle tante cantine che stanno alzando la qualità puntando al Metodo Classico e che si rapportano al territorio con la formula dell’agriturismo. In questo caso torniamo sulle colline di Reggio Emilia, ancora a Quattro Castella, spostandoci ora su un versante molto più selvaggio, che guarda prevalentemente a sud, verso l’alto Appennino Tosco-Emiliano.

Qui la ricchezza di boschi è impressionante e ci voleva una famiglia di origini venete che venisse fra questi pendii scoscesi e che si innamorasse della tenuta, per riscoprire il piacere di fare il vino. Così Maria Grazia e Franco, vignaiolo della cantina, hanno rilevato una precedente attività coltivando uve autoctone come i Lambruschi Grasparossa, Salamino, Malbo Gentile e Marzemino, accogliendo anche Pinot Noir, Cabernet Sauvignon e Sauvignon blanc. Sono 12 le etichette in vendita, fra tre rifermentati in bottiglia, cinque Metodo Classico e quattro vini fermi che accompagnano i piatti dell’agriturismo Barbaterre, Biocantina di Canossa.

La bellisssima vista sui colli da Barbaterre

Parola chiave, Enogastronomia

Grazie alla giovane chef Saloua Laghlimi, scuola arabo-francese, la parola chiave è enogastronomia con interessanti contaminazioni nella cucina emiliana di tradizione. Non sorprende allora avere in carta i Tortelli verdi e allo stesso tempo un Guancialino di maiale cotto a bassa temperatura, fondo bruno, salsa verde, nocciole tostate e polvere di caffè, che abbiniamo al Lambruscante, cuvée di Grasparossa, Malbo Gentile e Salamino. Annata 2017 e sboccatura giugno 2024, questo spumante rosso (12,5% Vol) rivela il progetto di questa cantina: lunghe soste sui lieviti, bollicine extra fini, grande complessità e persistenze vibranti grazie ai dosaggi zero. I nomi sono tutti frutto della fantasia di Maria grazia, ispirati al dialetto reggiano. Paesaggio, cucina e vini valgono il viaggio. Fuori classe, il Marandalè con i suoi 100 mesi sui lieviti, una sorta di “Riserva” della cantina, sempre da uve Pinot Noir.

Il guancialino di maiale con fondo bruno e salsa verde.

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Thomas Coccolini Haertl

Architetto e Sommelier (AIS, dal 2017), si è occupato di progettare gli stand di Ferrari F.lli Lunelli, Gruppo Mezzacorona, Sartori, Bertani Domains, Cantina di Soave e altri, al Vinitaly e non solo. Oggi collabora con testate giornalistiche specializzate come Spirito diVino, Vertigo Magazine e WineStop&Go. Assiduo frequentatore di cantine, crede nella multisensorialità quale aspetto fondamentale del vivere quotidiano.

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