Succo di pomodoro e vodka, più altri ammennicoli (la ricetta sul IBA). Un ricostituente prima ancora che un cocktail, tanto che qualcuno l’ha ribattezzato, e a ragione, “il cocktail del giorno dopo“.
Per non smentirci, noi lo preferiamo a pranzo, o al mattino, magari per il brunch. L’abbinamento? Facile: il Bloody Mary nasce in senso ai bar dei migliori hotel del mondo, ragion per cui s’abbina al club sandwich (qui i migliori di Milano > link PgTop5).
Poco c’entra, comunque, la regina d’Inghilterra Maria I Tudor “la sanguinaria”, come venne ribattezzaa per via del pugno di ferro con cui tentò, con scarso successo va detto, di ripristinare il cattolicesimo nella già protestante Gran Bretagna. Ufficiosa l’attribuzione, ufficiale la storia, invece, secondo cui il primo vagito del primo Bloody Mary si deve all’attore George Jessel, come riporta già nel 1939 il New York Herald Tribune. Primato insidiato, tuttavia, da Fernand Petiot ad altre latitidini (era il bartender del Harry’s Bar di Parigi), che afferma di aver messo a punto la ricetta definitiva con le sue spezie, il Tabasco e tutto il resto già nel 1934.
Che dire poi di Raymond Carver, uno dei celebri autori di short stories del ‘900, che lo amava al punto da sostituirlo, ancor più che affiancarlo, ai pasti? Del resto, si tratta del più mangia-e-bevi tra i cocktail, l’unico la cui maternità si deve alla prima star di Hollywood propriamente detta, Mary Pickford: è a lei, pare, che si deve il suo nome di battesimo. Natali stellari dunque per il Bloody Mary, che s’adorna del primo gambo di sedano solo negli anni Sessanta; prima attestazione, la “Pump Room” dell’Ambassador East Hotel di Chicago.
Una storia di cinema e celebrities – compare nel “Il Club delle Prime Mogli”, ne “I Tenebaum”, nella Sit-com “Ugly Betty” e nel film “Miami supercops” – e di grandi hotel è dunque quella del nostro Bloody Mary, comfort cocktail per antonomasia.
Twist
Costellata di aneddoti è, inutile negarlo, anche la storia delle variazioni del Bloody Mary. La più ardita, e la più antica codificata è forse quella del “Ceaser”, inventato nel 1969 dal barman Walter Chell all’Owl’s Nest bar di Calgary per accompagnare l’apertura di un nuovo ristorante: fu in questa occasione che il Bloody Mary si impreziosì prima di purea poi di brodo di vongole; innumerevoli sono, poi, i twist sulla guarnizione, che se talvolta prevedono un gambero, talaltra contemplano anche la pancetta croccante. Altre variazioni prevedono, a seconda dei luoghi e degli alcolici disponibili, la sostituzione della vodka con la birra in Messico (Chelada), col sake in Giappone (Bloody Geisha), col whiskey americano (Brown Mary), con la tequila (Bloody Rita), col rum scuro (Bloody Pirate) o con lo sherry (Bloody Bishop).