Passione Gourmet Billecart-Salmon & Velier - Passione Gourmet

Billecart-Salmon & Velier

Vino
Recensito da Leila Salimbeni

Cinquant’anni di avventure

La cuvée che celebra i 50 anni di amicizia e alleanza tra Velier e Billecart-Salmon è qualcosa di semplicemente straordinario, e lo diciamo così, ovvero senza ricorrere, per una volta, all’ausilio di artifici scritti in “punta di penna”. Raggiante, radiosa, tagliente, fitta, penetrante, grassa, ossuta, dolce, salata, morbida, dura, tesa, consolante, e tutta un’altra serie di altri attributi apparentemente impossibili o, meglio, incompossibili tra loro, la riguardano, forgiandone l’esatta indole con cui si mostra già oggi, novizia sul mercato.

E dal momento che siamo sempre stati convinti che per assaporare qualcosa bisogna conoscerla – esigenza, questa, egregiamente dimostrata dalla comune radice etimologica di sapere e sapore – bisognerà allora cominciare questo racconto dal suo inizio, ovvero da un viaggio on the road che vide protagonisti François Roland-Billecart e Luca Gargano, cui Nicolas, che di François è il figlio, accenna con un guizzo di luce negli occhi.

Rappresentante della settima generazione, in Velier la Maison rappresenta uno dei rari superstiti del vecchio catalogo visto che Luca Gargano, entrando in azienda nel 1983, aveva deciso di rinnovare tutto completamente. Galeotta, poi, una visita alla cantina da cui emerse la natura dell’azienda puramente, squisitamente famigliare, cosa assai rara in Champagne dove sono solo quattro, oggi, le Maison ancora in mano ai discendenti dei fondatori.

Elisabeth Salmon 2008 e François Salmon 2002

Sette generazioni, si diceva, di cui la nuova, rappresentata da Nicolas Roland-Billecart, è tanto giovane quanto risoluta: “se mi dicessero che devo morire domani, so con cosa mi ubriacherei stasera. Chiederei alcune magnum dell’Elisabeth 2008.” E così, superata un’iniziale, estatica ilarità per la precisa scelta lessicale – “alcune magnum” – arriviamo al momento presente quando, assieme a una manciata di colleghi, siamo stati convocati da Cracco, in Galleria, per saggiare la novità cui si alludeva all’inizio.

Prima, però, è decisamente d’uopo, lupus in fabula, una digressione sulla cuvée Elisabeth Salmon 2008. Arrivata in Italia l’anno scorso, la cuvée dedicata alla compagna del fondatore, Elisabeth Salmon, appare esattamente come la ricordavamo: granitica, inamovibile nell’autorevolezza delle sue posizioni, fatte di un 55% di pinot noir e di un 45% di chardonnay, che saranno equanimemente bipartiti in futuro. La 2008, peraltro, è anche la prima versione della cuvée – realizzata solo altre 12 volte, dal 1988 – a vantare parte dei vini – il 17%, per la precisione – fermentati in legno, in barrique usate di 15 anni. La malolattica viene totalmente inibita, anche nel 9% dei vini rossi provenienti da una parcella speciale, identificata con Valofroy, a Mareuil-sur-Aÿ, sulla sommità del Clos des Goisses, per intenderci. Una esegesi particolare, insomma, che la coscienza acquisita col metodo empirico fa esprimere oggi mediante un profilo olfattivo estremamente identificativo. Inizialmente dolce, perfino fanciullesco nei profumi di ciliegie candite, a poco a poco si fa più altero e imponente, più imperioso e penetrante, e struggente nella profondità viscerale, cerebrale del vino più ancora che dello champagne. Vinosa e austera, la struttura ha la presenza scenica di un’attrice consumata, e il paragone che viene subito in mente è quello con Bette Davis di Eva contro Eva, benché accesa della voce sfaccettata, mutevole e inconfondibile di Lydia Simoneschi.

Potente e femminino, autorevole e sensuale, l’Elisabeth è l’esatta metà del cielo dell’altra cuvée, quella dedicata a François Salmon, assaggiata sempre in questa occasione nella versione 2002. Lo dobbiamo ad Alice Gargano, una delle figlie di Luca, anche lei attiva in azienda assieme alle sorelle Margaux e Benedetta che ce la omaggia benché non sia più sul mercato italiano da tempo: “Similaire au mythique 1996 comme millésime – anche se più interlocutoria – elle va grandir encore et encore” nelle parole di Nicolas e di certo nel calice dove proprio non s’accontenta dell’iniziale accento di ananas e spezie gialle, di burro e di limone, di scorza di lime e sale – forse il sale più fitto e tagliente mai avvertito – ma prende polpa, prende corpo e ciccia, facendosi grosso e fin grasso ma vivaddio sempre sorretto da stentoree durezze e sostenuto da eco mentolate e balsamiche, decisamente montane.

Quanto alle note tecniche, si tratta di un Extra-Brut di solo chardonnay di cui il 40% affronta la maturazione in legno: è questa esegesi a renderlo tanto imponente pur nella veste adamantina. Come la sua signora, del resto, che, a parità di statura, è però avviluppata di un taffetà color ruggine o, meglio, corallo.

Billecart-Salmon Blanc de Blancs 2010 & Velier

Come si diceva entrambi sono, prima ancora che champagne, soprattutto vini: come vino è anche la cuvée celebrativa dei 50 anni di storia condivisa tra Billecart-Salmon e Velier che siamo chiamati ora, finalmente, ad assaggiare.

Curiosa per la Maison la ricorrenza, quasi una cabbala, a livello numerologico: 200 anni di storia, 200 ettari di vigne (di cui 100 di proprietà), 2 milioni di bottiglie. Di questa cuvée, che del rapporto profondo e solare instaurato tra i due attori pretende di essere la più tinnula, limpida interpretazione, le bottiglie sono circa 14.000 e solo per l’Italia, solo per l’horeca. Curioso apprendere, in questa storia, che proprio l’annata di riserva 2010, piuttosto controversa in Champagne anche se particolarmente clemente, benché molto intensa per lo chardonnay, sia stata prescelta per rappresentare questa alleanza attinta dai Grand Cru della sola Côte de Blancs (Choully, Cramant, Oiry e Oger); un tiraggio di 126 mesi sui suoi lieviti e un dosaggio di appena 5 g/l completano il quadro.

Ebbene, l’analogia col film del grande e dissoluto Joseph Leo Mankiewicz regge ancora. Se, infatti, l’Elisabeth ricordava la protagonista di Eva contro Eva, questa cuvée ne rappresenta l’antagonista, Anne Baxter, che si trasmuta in un calice suasivo e tagliente, aizzato com’è dei profumi che abitano tutti i Blanc de Blancs di Billecart-Salmon (zenzero, sale, caramella al limone e lime) sospesi però stavolta in una materia densissima, fitta e penetrante, abitata da un candore verticalissimo e siderale… precisamente quello della enigmatica Eva Harrington la cui ossatura, solo apparentemente esile, nasconde invece una struttura imperiosa e molto, molto conturbante.

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