Passione Gourmet Eragoffi - Passione Gourmet

Eragoffi

Ristorante
corso Casale 117, Torino
Chef Lorenzo Careggio
Recensito da Erika Mantovan

Valutazione

14/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • L'accoglienza della sala.
  • La non banale selezione e proposta dei vini.

Difetti

  • Difficoltà a trovare parcheggio.
Visitato il 11-2021

Un promettente progetto di cucina: dal Piemonte all’India

A pochi metri dal Po, non distanti dal centro cittadino della prima capitale d’Italia, ecco il progetto di tre giovani amici torinesi che, dallo loro, hanno idee, libertà di espressione e il rispetto, ciascuno dei propri ruoli. Inaugurato nell’autunno del 2018, da Alberto FeleMarco Pandoli e lo chef Lorenzo Careggio, al team di EraGoffi si è poi aggiunto Luca Briccarello, con cui si è dato vita a CasaGoffi, uno spazio in cui l’ambiente riporta alla Francia dei primi anni Venti.

Qui, la proposta è rivolta a un pubblico più business, di giorno, e certamente più giovane alla sera, e la notte, con musica e proposte food più informali, e una cucina legata a doppio filo con l’identità di Lorenzo, nonostante le centinaia di presenze che si registrano in alta stagione. Lo chef trentaseienne, nato a Casablanca, dopo un percorso di studi che lo ha visto impegnato in varie Università di Torino – tra Ingegneria, Fisica e Analisi – ha poi scelto di dedicarsi a quella sua attrazione – si potrebbe dire “fatale” –  per la cucina e il cibo che, sin da piccolo, è stata segnata da ricette tipiche piemontesi, a partire dalla pasta e dalle spezie che arrivavano dall’India.

Frequenta allora l’Associazione Cuochi di Torino, ma la sua formazione aveva bisogno di qualcosa, di un’esperienza completa; nel  2015 Lorenzo si iscrive all’Accademia Niko Romito, una scelta che si può dire essersi rivelata vincente perché, ritornato in città, approda e lavora ai secondi nelle cucine del Carignano, al fianco di Fabrizio Tesse, quando arriva la Stella Michelin. Da lì a poco, quel suo talento si mette al servizio di se stesso, per riprendersi quel tempo speso a rincorrere i suoi sogni ed esprimerli oggi in piatti sempre molto personali.

Uno stile preciso, prudente ma non privo di sapori forti

Il suo è un darsi e aprirsi totalmente agli altri attraverso la ricerca di concretezza nei sapori. I piatti appaiono così senza ermetismi, ogni elemento è posto sullo stesso piano, e con la stessa importanza. Una scelta che omaggia dunque tutti gli ingredienti sebbene, in qualche caso, vada in sfavore di un possibile acuto, una scintilla che potrebbe rendere il piatto, nel suo insieme, ancora più incisivo. Una forma di prudenza, questa, che non lo porta a spingere su estrazioni o su un maggiore utilizzo di determinate materie. Resta una cucina che non lascia vuoti, né sospesi: è netta e senza troppe contaminazioni  e drappeggi e in cui non mancano materie prime selezionate, come la gallina bianca di Saluzzo Presidio Slow Food, la pasta Felicetti, pesci d’acqua dolce dell’allevamento piemontese Agritrutta, né che disdegna l’uso di erbe provenienti direttamente dalla serra idroponica. 

Al tavolo si sceglie uno dei tre menù da 4, 6 e 8 portate o alla carta, che resta minimal; i nomi dei piatti sono essenziali e funzionali al racconto degli stessi da parte di una sala giovane e preparata, quasi tutta al femminile. Su tutti apprezziamo i contrasti, e i colori, dello Spaghetto BBQ, in cui il torbato fa rimbalzare l’amido e la sua dolcezza, poi smorzata dalla polvere di peperone e di cipolla bruciata: forchettate più che convincenti, anche se ci piacerebbe che fossero più persistenti che icastiche.

Ma merita di essere menzionato anche il piatto con l‘anguilla e prugne, in cui il pesce viene frollato per sei giorni, cotto e messo sottovuoto per poi ultimarne la preparazione alla griglia al momento del servizio. Morso di buona consistenza e concentrazione di sapori netti, che si sposano a quelli altrettanto marcati della senape di ramasin gialli, varietà di susino piemontese e da una prugna in agrodolce che distende il palato.

Sensibilmente profilati anche i dolci, come nella rivisitazione del bunet con peperoni e acciughe. Oltre la texture morbida del cioccolato arricchita, come vuole la tradizione, di amaretti al posto del caramello, si affonda il cucchiaino in un estratto di peperoni mentre il tutto è coperto da una polvere di acciughe dissalate ed essiccate. Il risultato è un dolce-salato oltremodo soddisfacente.

La galleria fotografica:

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