Passione Gourmet Villa Saletta - Passione Gourmet

Villa Saletta

Vino
Recensito da Riccardo Corazza

Una rara realtà multiforme e sfaccettata

Ci sono fulcri di ricchezza e storie, non soltanto enoiche, destinate a disorientare il cronista per sovrabbondanza di materiale.

Partiamo dal territorio, innanzitutto, dato che tanta parte ha proprio la location in questa narrazione. Siamo in Valdera, a Palaia, comune della provincia di Pisa che, ad una prima visita, sorprende non trovare tra le destinazioni-cardine della nuova viticoltura italiana poiché si tratta di una collina marnoso-tufacea coperta da un 30-40 centimetri di riporto di terra decisamente fertile (un tempo adibito, fra gli altri, alla coltivazione di tabacco) stretta tra i corsi dei torrenti Chiecina ad est e Roglio ad ovest, attraversata inoltre da una strada che in epoca etrusca conduceva a Volterra.

Visivamente molto simile alla Valdorcia o alla Valdichiana, vive, soprattutto per il suo essere contesa tra i comuni di Pisa, per l’appunto, e di Lucca, un storia travagliata, soprattutto da un punto di vista vitivinicolo. Eppure è proprio qui, in un borgo già attestato come fattoria produttiva di vino nel 980 d.C., che la famiglia inglese Hands, guidata da Guy, fondatore della seminale compagnia di private equity Terra Firma, con interessi in finanza, discografia e hôtellerie di lusso, decide di investire per rivalutare uno storico complesso di circa 720 ettari tra boschi, ulivi, vigne, colture, antichi casolari e ville adibite all’ospitalità.

La storia di Villa Saletta attraversa proprietà e secoli rafforzando la sua vocazione iniziale: quattro grandi famiglie si succedono alla guida: i Gambacorta, nel 1300, quella dei Riccardi, abbiente famiglia fiorentina di banchieri di Casa Medici, che trasformarono Villa Saletta in una vera e propria azienda rurale (una specie di clos allargato o maso chiuso, classica Fattoria all’Italiana) nel corso del 16° e 17° secolo, la famiglia dei Castelli e infine gli Hands, che la rilevano nel 2000.

L’idea è di mantenere il fulcro sulla produzione enoica in un progetto molto ambizioso – con già 250 milioni di euro allocati – che prevede la ristrutturazione dell’antico borgo di Villa Saletta e il restauro delle ville esistenti, ben 43 (di circa 300 metri quadri l’una) che diventeranno un vero e proprio resort di lusso, completate da trattoria, negozi e un ristorante gourmet.

Dalle forme di allevamento ai singoli vigneti

Alla guida della cantina, ora ospitata provvisoriamente in un (bellissimo) edificio progettato dallo studio Rossiprodi, a Montanelli di Palaia (la nuova sede verrà verosimilmente completata per il 2023), come direttore tecnico e AD c’è, fin dal 2015, l’agronomo ed enologo David Landini, origini toscane, curriculum di grande rilevanza, che annovera esperienze significative tra Frescobaldi, Antinori e Gruppo Bertani Domains.

E con il supporto di Silvia Mellini, agronoma, il progetto vinicolo, in effetti una delle attività produttive insieme a coltivazione di frutta, ortaggi, erbe, grano e olio, non nasconde le proprie ambizioni, come dimostrano gli assaggi, sia le prove di vasca che le anteprime dei vini in commercio. David non si risparmia le avanguardie (anche se in realtà si tratta di un recupero attualizzato) di cantina, come la vinificazione integrale, per permettere alla produzione attuale, circa 100.000 bottiglia da 30 ettari (di cui 17 in produzione e altri che entreranno a regime a breve, ma si arriverà al massimo a 40 ettari totali), di essere insieme significativa e variegata.

Un totalizzante orientamento alla qualità, con evidenti, strumentali sacrifici sulle quantità prodotte, che nascono da un lavoro preparatorio agronomico monumentale: i vigneti sono di piccole dimensioni, non disdegnando di mescolare le varietà rappresentate (Sangiovese, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot, con alcune anteprime a venire, succose sperimentazioni su varietà internazionali a bacca bianca di grande eleganza) e le forme di allevamento, tra Cordoni speronati bilaterali, Lyra per il Sangiovese, Guyot per le varietà internazionali (Cabernet Sauvignon e Franc) e miste per il Merlot, nel caso in cui il terreno e le condizioni siano o meno favorevoli.

Le lavorazioni, soprattutto, sono caratterizzate dalla grande cura artigianale, senza estremismi o prese di posizione integraliste ma comunque orientate al minimo interventismo chimico, alternando interfila lavorati e sovesci, con utilizzo di crucifere e leguminose, o inerbimenti naturali e successivamente potature verdi solo se necessarie.

La vendemmia, poi, è momento cruciale, con tripla selezione in pianta e successivamente cèrnita sul tavolo. Spicca, tra i cru aziendali, il vigneto Il Torrino, splendido allestimento circolare su marne argillose bluastre che rappresenta il cru, davvero sorprendente, di Cabernet Sauvignon, e il vigneto Le Colline, l’altrettanto splendido cru di Franc (con all’interno il ‘clos’ di 5000 metri quadrati destinato al 980 AD), che rappresentano le due marcate vocazioni aziendali insieme, ovviamente, al Sangiovese. Il resto lo fanno, c’è da credere, i boschi maestosi che circondano i terreni vitati, anch’essi, lodevolmente, oggetto di recupero varietale (e riarredo paesaggistico) e operazioni di ripristino di vecchi camminamenti, che permetteranno anche agli ospiti del resort di godere di esperienze immersive uniche.

Ebbene, considerate le premesse, c’è da scommettere che se qui a Villa Saletta si proseguirà il lavoro minuzioso fatto finora, che ha alla base la salvaguardia del territorio e la mente, alla ricerca delle condizioni migliori per permettere alle varietà coltivate di esprimersi al meglio, se ne vedranno davvero delle belle, come dimostrano peraltro i radiosi assaggi di seguito:

Rosato Italiano Rosé 2020

Nato come esperimento, ora invece frutto di una ben precisa idea di vino rosa. Ideale vino da ‘apertura’ pasto. Blend di Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon, affinato solo in acciaio. Bella acidità al naso, con sentori di ribes rosso e maggiorana, bocca sapido-salina e persistente, con ritorno fruttato.

Chianti Superiore DOCG 2016

Un Chianti Superiore lontano dalla zona del Classico che sorprende per i marcatori peculiari. Frutti a bacca nera, ribes su tutti, poi tocchi eleganti di foglia di pepe e sottobosco. Bocca succosa, intensa, marcata densità ed estratto imponente ma grande bevibilità. 

Toscana IGT Chiave di Saletta 2017

Un uvaggio di Sangiovese vinificato in maniera tradizionale, non in tino ma in acciaio, poi selezione di Cc (in parte da vinificazione integrale) capaci di rendere la parte più ‘polposa’ delle visioni enoiche di Villa Saletta. Mirtillo, foglia di pepe e noce moscata al naso, succoso alla bocca.

Toscana IGT Saletta Riccardi 2016

La tête de cuvée di Sangiovese, da vinificazione integrale, fermentazione in tino tronco-conico con leggera macerazione 3-4 giorni e 20 mesi di invecchiamento in legno fino al secondo passaggio. Melograno al naso, con tocchi di sottobosco, radice di liquirizia e pepe bianco. Bocca salmastro-sapida, persistenza e beva.

Toscana IGT Saletta Giulia 2016

Uvaggio di cuvée Cabernet Franc e Sauvignon da 100% vinificazione integrale con barrique bordolesi di tostature medio-forti. Ribes rosso, tocchi di maggiorana e timo disidratato, poi noce moscata e rabarbaro. Bocca salmastra, con ritorno fruttato e finale persistente.

Toscana IGT 980 AD 2016

Lo splendido apice aziendale, da 100% Cabernet Franc da vigneto Colline, una piccola parcella da mezzo ettaro.  Estratto sontuoso. Vinificazione integrale con fermentazione in legno bordolese poi tonneaux di legno di borgogna. Piccoli frutti neri di sottobosco, mora, bella spinta officinale di alloro, mentolatura finale da mentuccia selvatica. Bocca succosa, tannini sapidi, lunghissima persistenza di beva.

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