Passione Gourmet Giorgio Mercandelli - Passione Gourmet

Giorgio Mercandelli

Vino
Recensito da Adriana Blanc

Il bicchiere che parla all’anima

Definiti come vini biotici, quelli di Giorgio Mercandelli nascono a Canneto Pavese, in una zona dell’Oltrepò storicamente conosciuta per il Buttafuoco. I tipici vitigni dell’areale sono coltivati in una decina di ettari secondo il metodo dell’agricoltura biotica che li rende “naturalmente e artisticamente unici”.  E, sebbene l’azienda abbia solo quattro anni, l’eta delle vigne è ultracentenaria ma non specificata in etichetta, nella quale invece, si ritrova soltanto un colore e una lettera – tratti ormai inconfondibili di quest’azienda.
C’è chi ne parla in toni entusiastici e chi lo dipinge come un “folle”, ma tutti concorderanno nel dire che è un personaggio ciclopico, colossale. Da solo riesce a riempire una stanza: la sua oratoria sovrasta ed ipnotizza. Il confronto con Giorgio Mercandelli porta ad interrogarsi sul senso della vita e a giungere alla conclusione che la sua azienda – più che una cantina – ricorda un Ashram.
I vini non vengono analizzati o spiegati, Giorgio accoglie e invita a trovare nel bicchiere un’emozione del tutto intima e personale, perché il sorso trascende il succo d’uva come noi lo intendiamo.

L’idea di fondo sfiora le teorie creazionistiche e postula l’idea che la Natura sia un meccanismo perfetto che ha pensato a tutto e si autoregola. E l’uomo facente parte dello stesso sistema, è fatto della egual materia che costituisce un acino d’uva: una buccia esterna – che gli permette di relazionarsi con ciò che lo circonda – e una linfa vitale che assorbendo ogni esperienza definisce la persona. I corollari di questa teoria sono principalmente due: perché l’uomo dovrebbe perfezionare ciò che già è perfetto intervenendo sulla natura? E, se è vero che siamo ciò che mangiamo, cosa può arricchire maggiormente l’uomo se non il contatto con ciò che è allo stato naturale?
È dunque facile comprendere il motivo per cui i vini di Giorgio Mercandelli provengano da vigneti lasciati liberi dove l’uomo interviene soltanto per raccogliere il grappolo maturo. Dopo l’assaggio del frutto fattosi nettare, ci inchiniamo alle teorie rivoluzionarie di Giorgio, perché il vino è tecnicamente perfetto e al contempo pura emozione.

Su richiesta di Giorgio l’approccio a questi vini deve essere libero: bisogna fare lo sforzo di rilassarsi e dimenticare tutte le nozioni di enologia accumulate nel tempo perché il bicchiere deve parlare direttamente con la nostra anima, e non servono termini tecnici per intrattenere questa conversazione. Nessuna ansia da prestazione, nessuna paura di usare l’aggettivo sbagliato nel descrivere il vino, bisogna solo goderselo e farsi trasportare dalle sensazioni. È la stessa etichetta a darci queste istruzioni, evitando accuratamente di darne.

Il vino che nasce da quest’uva, supera le mode imposte dal mercato, resta soltanto la sostanza. E’ il frutto della terra, un guardiano della luce e della memoria; è un vino “puro” che non lascia postumi e rimane intatto nel tempo, un vino unico.
Sopraggiunge immediata l’analogia con quei sapori che più restano impressi e che più ci soddisfano: le uova raccolte nel pollaio, l’insalata coltivata nell’orto. Lo stesso avviene con l’uva che in questa maniera permette di vivere “un’esperienza autentica e sincronica” – come direbbe Giorgio. La sincronicità che ci riavvicina al nostro essere, privo di sovrastrutture, che dà significato al nostro Io.

Quella di Giorgio Mercandelli è dunque una vera e propria filosofia, che dà vita a un modo tutto nuovo di approcciarsi al vino e più in generale alla vita. Una rivoluzione del gusto, intesa a riscoprire ciò che ha un senso in un mondo in cui, di buon senso, se ne trova sempre meno.

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