Posillipo
Valutazione
Pregi
- La carta dei vini, per ampiezza, profondità, correttezza dei ricarichi.
- La location davvero suggestiva.
- Il servizio accogliente e professionale.
Difetti
- Particolarmente difficile prenotare un tavolo in prima fila.
- Il parcheggio si individua con fatica.
Una location mozzafiato, a picco sul mar Adriatico
“E il naufragar m’è dolce in questo mar” recitano i versi della più celebre poesia del più celebre poeta marchigiano, e dal mare bisogna inevitabilmente partire se si parla di Posillipo. E ciò innanzitutto per la superba location, una scenografica terrazza a strapiombo sull’Adriatico che domina idealmente decine di chilometri di costa, e perché il pescato e i frutti del mare costituiscono la totalità dell’offerta della casa. Imperdonabile sarebbe non arrivare all’ora del tramonto: lo spettacolo della luce che si affievolisce con il sole che muore sul litorale (attenzione: solo in questo e pochissimi altri punti dell’Adriatico si può godere del tramonto in mare) da solo merita il viaggio.
Un pescato di grande qualità e un servizio caldo e professionale
La famiglia Arduini gestisce da decine di anni il ristorante (e l’omonimo hotel): la cucina è affidata a Mario, e il servizio a Gianmarco; e proprio dalla sala vogliamo partire, questa volta: nonostante fosse un sabato estivo e il ristorante registrasse il tutto esaurito, in quasi quattro ore di permanenza non v’è stata la minima sbavatura, con un servizio caratterizzato da una crasi perfetta di calore e professionalità.
L’offerta del Posillipo è prevalentemente ittica; pertanto, dopo un benvenuto vegetale (verdure agrodolci con senape e vinaigrettePer vinaigrette si intende una miscela di sale, olio e aceto. Viene utilizzata come condimento per insalate, piatti di verdure crude o cotte e alcune varietà di pesce. In generale si prepara con 2/3 di olio e 1/3 di aceto e l'eventuale aggiunta degli altri ingredienti a piacere (senape, pepe, vino bianco o aceto balsamico). Per una buona riuscita della... Leggi al miele), inevitabilmente abbiamo optato per un plateau di crudi che non esitiamo a definire imperiale: ostriche, tartufi, gamberi rossi, ricci, coquillages, scampi, facevano, tra gli altri, bella mostra di sé nella nostra selezione. Strepitosa materia prima (proveniente dal mercato pugliese) peccato solo per la temperatura di servizio, eccessivamente fredda, dei tre carpacci che ha lievemente compromesso le caratteristiche organolettiche dei filetti. Insieme ai crudi, un carpaccio di scampi e maionese
La maionese (dal francese mayonnaise o dal catalano maonesa) è una salsa madre, cremosa e omogenea, generalmente di colore bianco o giallo pallido, che viene consumata fredda. Si tratta di un'emulsione stabile di olio vegetale, con tuorlo d'uovo come emulsionante, e aromatizzato con aceto o succo di limone (che aiuta l'emulsionamento). La ricetta tradizionale prevede l'uso di olio d'oliva e... Leggi di ricci, ghiotto e dal morso quasi carnoso. Da menzionare il cesto dei pani per varietà e qualità delle proposta (il ristorante da qualche anno sta effettuando una ricerca sui lievitati che lo ha portato a proporre panettoni tra i migliori in Italia).
Di seguito, l’assaggio delle pastasciutte, una tagliatella fatta in casa con calamaretti, scampi, vongole: un classico romagnolo ben eseguito, crostacei correttamente privi del carapace e molluschi dei gusci, sì da amalgamarsi al meglio con la pasta all’uovo (giusta la cottura) e un pacchero accompagnato da un ragù di scorfano virile e dal sentore fortemente ittico, mentre lo spaghetto ai ricci di mare, dolce e ferroso, registrava una lievissima eccedenza di sapidità.
Scenografico il carrello dei dolci, per buona parte di ispirazione francese, da cui abbiamo attinto una delizia al limone, una millefoglie alla gianduia, una mousse pistacchio e arancia: particolarmente accattivanti all’occhio, all’assaggio le delizia e la millefoglie hanno disatteso lievemente le aspettative, probabilmente anche a causa di una serata particolarmente calda. Più convincente, invece, la mousse.
Bravo Filippo!! Ottima recensione di un ristorante magico come il Posillipo