Valutazione
Pregi
- Una cucina originale e piena di idee.
Difetti
- Non sempre le singole componenti del piatto trovano, al palato, un ruolo significativo.
La miglior chef donna al mondo secondo la 50 Best Restaurants: la cucina equilibrata e personale di Ana Ros da Hisa Franko
Ana Ros è ormai una star della cucina contemporanea, celebrata anche da una delle puntate di Chef’s Table, serie di culto per gli appassionati di tutto il mondo, e dal titolo di miglior chef donna della 50 best.
Di sicuro, però, dev’essere stato durissimo imporsi partendo da questo angolo di grande bellezza ma lontano da tutto, di certo non una rotta tradizionale per gourmet.
La “casa Franko” è accogliente, romantica, con tanto di ruscello ai piedi del monte, ma l’idea di cucina della Roš è tutt’altro che rassicurante, alimentata com’è da passione genuina, approccio iconoclasta dell’autodidatta e forma mentis da cittadina del mondo che immaginava come sbocco la carriera diplomatica.
A una personalità così ricca si aggiunge -complemento che potenzia davvero l’offerta- il sapere e il coraggio del suo compagno Valter Kramar, che pensa per ogni piatto un abbinamento originale e riuscito con vini di innegabile interesse che danno un bellissimo spaccato della produzione slovena, soprattutto in bianco.
La cucina, poi, è la protagonista principale di questo successo: piatti fatti per accontentare ogni palato ma eseguiti con la misura di uno chef che ha vissuto l’alta cucina e sa dosare piccoli azzardi, minime deviazioni del gusto fatte per alleggerire o rendere ancora più appetitose pietanze conosciute da sempre.
Il menù degustazione della nostra visita, comprendeva, dopo assaggini di prammatica ma mai banali, otto portate. Filo conduttore, nella grande varietà, quello di piatti dall’architettura complessa, con molti elementi dalle combinazioni inattese: ogni portata una prova di bravura in equilibrio davvero millimetrico che denota tecnica, inventiva e anche un certo desiderio di stupire.
Su tutte, ricordiamo con piacere i ravioli ripieni di luppolo selvatico, midollo, olio al lievito tostato, brodo di prosciutto e nocciole tostate, in cui la consistenza della pasta è davvero memorabile e le note affumicate, le dolcezze e le sapidità si fondono tra loro in modo mirabile e diverso a ogni boccone. È un po’ la cifra di questa cucina in cui davvero nulla è lineare, non sembrano esserci barriere e anche il rispetto del territorio e i richiami alla tradizione non sono mai intesi come vincoli insuperabili.
Nota di merito per un servizio giovanissimo, competente e simpatico, che vi consiglierà e spiegherà col garbo familiare di un’osteria -anzi una gostilna– d’antan sia l’offerta culinaria che quella enologica, rendendo semplice e accessibile il pensiero complesso e mai banale di Ana e Valter. Una casa dove è bello fermarsi e certo il ritorno.
Sulla base di un recentissimo passaggio, confermo pienamente le impressioni della recensione (quei ravioli - pur nella totale diversità di concezione del piatto - mi sono sembrati un passaggio quasi passardiano, proprio per la cangiante dinamicità del piatto). Aggiungerei una notazione sul fatto che il persorso (nel mio caso, menu lungo di undici portate) non abbia mostrato la minima flessione neppure al momento dei dessert e una piccola nota critica circa la gestione della sapidità, che in alcune uscite (penso all'interessantissima rilettura dello spaghetto "allo scoglio") costituisce l'ossatura portante del piatto, ma al contempo fa intravedere il rischio di essere spinta troppo al limite. Da tempo non mi capitava di divertirmi tanto in un ristorante, anche per merito del servizio e della proposta enologica al calice (rigorosamente di matrice slovena), curatissima e azzeccatissima.