Thai Street Food, seconda parte
Dopo aver assaggiato lo street food di Bangkok, ci siamo addentrati in alcuni tra i più famosi luoghi nei dintorni della capitale. Come in città, anche nelle campagne, per le spiagge e in altre zone della Thailandia, tutto orbita intorno al cibo.
Questa cucina di strada è il frutto del melting pot di culture straniere che si sono incontrate e amalgamate nel corso degli anni. E’ una cucina-crocevia di sapori; influenze cinesi, arabe, birmane, malesi, cambogiane, vietnamite e indiane hanno dato vita ad un originalissimo ibrido culinario.
Le abitudini dei thailandesi sono caratterizzate dalle preparazioni di singole pietanze, le cui gestualità sono sinonimo di cultura e tradizione.
Ad un’ora di macchina a sud-ovest di Bangkok c’è la cittadina di Samut Songkhram.
Ci troviamo nella provincia di Ratchaburi. Siamo vicinissimi al mare e la comunità agricola locale anima l’intera zona allestendo bancarelle con prodotti freschissimi.
Ci imbattiamo subito in un chioschetto ambulante gestito da una simpatica vecchietta che delizia i passanti con zuppa di cocco e Pad Thai. I cucinieri di strada sono molto attenti ad allestire le vetrine delle loro cucine mobili.
Qui c’è l’imperdibile Meaklong Railway Market.
E’ chiamato “Talad Rom Hoop” ed è uno dei mercati più famosi al mondo, grazie alla peculiarità logistica dello stesso. La merce è prevalentemente ittica (a detta della gente locale è una delle migliori per freschezza).
E’ un mercato che si anima a ridosso di una ferrovia. I commercianti allestiscono le proprie bancarelle di cibo, frutta, verdura e dolciumi lungo le rotaie di un treno che percorre 66 km fino a Bangkok.
La particolarità? Ogni volta che il treno parte, va in scena uno dei momenti più incredibili ai quali si possa assistere. In una manciata di secondi i banchi con i prodotti e le tende vengono spostati di qualche centimetro per consentire il passaggio del treno. Alcuni hanno perfino calcolato al millimetro l’altezza del convoglio, lasciando la propria merce lì dov’è posizionata.
Tra le tante specialità alimentari, troviamo mitili,
il “Gapi”, imprescindibile ingrediente della cucina thai. E’ la famosa pasta di gamberetti, l’essenza di questa cucina. Viene fatta pestando i gamberi con il sale. Il pesto viene poi lasciato ad essiccare al sole. Infine l’intero composto viene riposto all’interno di un vaso di terracotta.
I curiosi “Pinayin” o “Chinese Century Eggs”. Sono uova che vengono ricoperte con una miscela di argilla , cenere , sale e calce. Dopo un paio di settimane vengono estratte da questo involucro ed il risultato è questo sorprendente colore rosa acceso. Al suo interno il colore è scuro per via del processo di fermentazione che trasforma l’albume in una gelatina marroncina. Il tuorlo acquisisce un colorito verde scuro ed un sapore più salato rispetto ad un uovo normale.
Pesce gatto? Sicuramente pesce alla brace.
Immancabile peperoncino. Altra colonna portante della cucina thai.
Razze, ancora letali.
Sono diverse le varietà di gamberetti. Si notano per le diverse sfumature di arancione.
Il famosissimo “granchio blu, o reale”, qui acquistabile ad un prezzo a dir poco irrisorio.
Mercanti all’opera: assistiamo al taglio della razza, ormai non più letale.
Ancora, verdure locali rigorosamente porzionate.
E ancora pesce locale.
Coloratissimi dolciumi thai.
Il nostro viaggio prosegue alla volta di Damnoen Saduak.
Ad una ventina di chilometri a nord di Samut Songkhram, c’è lo splendido Floating Market, un vero e proprio mercato galleggiante in cui sfilano, tra gli stretti canali, le “sampan”, le barche dei mercanti locali – donne in maggioranza – dagli inconfondibili cappelli a paralume.
A differenza degli emuli mercati fluviali limitrofi alla capitale, appositamente creati a scopi turistici, questo è un mercato autentico. Molti anni fa, frutta, verdura, carne e pesce giungevano nella zona urbana attraverso i canali. Le lunghe distanze da percorrere costringevano i mercanti a partire con il carico dalle proprie abitazioni in campagna già alle prime luci dell’alba, di modo tale da raggiungere in prima mattinata i centri abitati e vendere la merce prima di altri ai clienti.
Una elegante mercantessa con la sua postazione mobile di pad thai.
Ingredienti pronti per essere assemblati e spadellati.
Sampan che si sfiorano nelle trafficate arterie fluviali.
Barchetta “river-food” con totani, granchi e carapaci pronti per essere cotti nel piccolo braciere.
Una tenera vecchietta alle prese con la preparazione delle banane fritte.
Le banane vengono immerse in questa pastella fatta con acqua, uova, sale, miele e farina di cocco.
Ecco il risultato dopo la frittura. Vengono fatte scolare e diventano croccanti.
Se ne possono acquistare una dozzina con una manciata di centesimi.
Close-up.
Ma non facciamo neanche in tempo a gustarle che la nostra guida ci consiglia caldamente un’altra sampan dove trovare un altro tipo di banane fritte. Queste sono intere e davvero speciali.
Molto più cariche di sapore rispetto alle precedenti, grazie ad un’ottima crema all’interno.
Avendo scrutato una certa nostra soddisfazione, la guida ci fa assaggiare un’altra specialità del luogo.
Ecco l’uomo del cocco che prepara meticolosamente il suo gelato, totalmente vegetale.
E’ un gelato buonissimo, né troppo duro né eccessivamente cremoso, fatto con latte di cocco e servito dentro la noce dello stesso frutto.
Prima di proseguire l’escursione verso una delle zone più antiche della Thailandia, facciamo tappa al Rose Garden. Ed è in questo affascinante resort di 70 acri che sorge lungo le rive del fiume Tachin che ci prendiamo una piccola concessione “fuori tema”. Qui niente street food ma un po’ di relax ad una tavola tradizionale.
Assaggiamo, ovviamente, il pad thai con l’intento di comprenderne le differenze rispetto alla versione da strada. Ci accorgeremo, in verità, che la differenza è impercettibile. La materia prima delle bancarelle è buona quanto quella di gran parte dei ristoranti.
Il nostro viaggio si conclude nel sito archeologico di Ayutthaya.
È un luogo le cui rovine sono la testimonianza di un impero che ebbe un dominio assoluto per ben 400 anni sul sud est asiatico, per poi arrendersi nella metà del 1700 all’assedio e conseguente massacro del popolo birmano.
Soltanto in questo luogo è possibile trovare uno snack dolce davvero particolare: il “roti sai mai”, una prelibatezza reperibile in un piccolo chioschetto, in mezzo alla strada.
È un dolce con influenze islamiche che venne introdotto dai portoghesi quando arrivarono da queste parti introducendo le uova.
Si tratta di un pancake di uova e riso da riempire con uno zucchero filato dalla singolare consistenza, simile alla capigliatura di una bambola. Il costo? Circa 30 bath per un pacco di pancakes (ancora caldi).
Arrivederci Thailandia. Arrivederci Bangkok.
Interessantissimo .