La Primula
Valutazione
Pregi
- Locale curato, nel quale è facile sentirsi a proprio agio
Difetti
- Nonostante la capacità tecnica dello chef, manca spesso ai piatti un po' di sprint
Alle porte di San Quirino, vicino Pordenone, in una bella cascina di campagna, la famiglia Canton si occupa di ristorazione dal 1875. In origine fu un’osteria a dar ristoro ai viandanti di passaggio, ma poi col passare del tempo il locale si evolse subendo una metamorfosi, passando da locanda di paese a ristorante ricercato e raffinato e divenendo, così, La Primula. Curato il locale in ogni dettaglio e ingrandita la cantina, lo Chef Andrea Canton ha preso da diversi anni in mano le redini del locale proponendo una cucina che, pur non facendo grande riferimento al territorio, ha una sua identità ben definita, semplice e pulita.
La parola chiave per descrivere l’esperienza alla Primula potrebbe proprio essere “semplicità”: in sala nulla è fuori posto, le pareti in pietra fanno da contorno ai tavoli ben corredati, il pavimento in cotto rende caldo l’ambiente e il maestoso camino in entrata dà quel senso di sicurezza che non guasta mai. Il servizio è molto efficiente e poco sorridente, in perfetto stile friulano.
Questa semplicità va ovviamente intesa nel senso buono, e a confermare questo concetto ci pensa un citazione di Curnosky in apertura di menù: “Nel cucinare, come in tutte le altre arti, la semplicità è uno dei segni della perfezione”. La mano dello Chef non tradisce le aspettative, complice presumibilmente l’esperienza passata da Marchesi, altro grande fautore di tale concetto. I mezzi paccheri con gransoporo, pisellini e curcuma rimangono fedeli a quanto annunciato e il filetto di manzo dorato, in crosta di olive nere con pomodori confit, si rivela ben eseguito e gustoso.
Ben altra storia invece per quanto riguarda i crostacei e molluschi dell’adriatico con ristretto di limone e pomodoro, punto più alto della serata, con cotture differenziate per ogni elemento in modo da esaltarne consistenze e sapori, il tutto legato e reso vivace da un ottimo ristretto di pomodoro e limone.
Stando a tavola si ha la consapevolezza di mangiare prodotti lavorati e cucinati da una mano sicura ed elegante, dalla quale quindi sarebbe lecito aspettarsi qualcosa in più, quel pizzico di verve che farebbe decollare il piatto. La filosofia adottata piace e non va abbandonata, ma talvolta osare un tantino non guasterebbe affatto.
Quella che invece semplice non è, ma al contrario si presenta sontuosa, è la carta dei vini: divisa in 3 volumi (uno dedicato alla regione, uno all’ Italia e l’ultimo al resto del mondo) offre una enorme quantità di etichette con rincari sempre meno convenienti man mano che ci si allontana dal luogo di casa.
La Primula è una tavola da prendere come riferimento, un luogo dove con tanto sacrificio e dedizione al lavoro Marco Canton e i suoi assicurano al cliente una serata gratificante. Con semplicità.
Mise en place.
Panini e burro salato.
Benvenuto dello chef: zuppa di sogliola, pomodori tostati e olive nere.
Crostacei e molluschi dell’adriatico con ristretto di pomodoro e limone.
Mezzi paccheri con gransoporo, pisellini e curcuma.
Gnocchetti scottati, porcini, polvere di trombette nere e olio alle nocciole: piatto concettualmente corretto, peccato per gli gnocchi decisamente troppo secchi che rovinavano la consistenza generale.
Filetto di manzo dorato in crosta di olive nere con pomodoro confit.
Predessert: consistenze di cioccolato bianco, lime e fragole.
Tiramisù con marron glacé: dolce da rivedere, la sifonata di crema al mascarpone non è abbastanza dolce per contrastare l’amaro dell’espresso versato nel piatto.
Piccola pasticceria.