The Greenhouse

VALUTAZIONE

Cucina Moderna

17/20

PREGI
Cucina d’autore permeata da influenze intercontinentali
DIFETTI
La luce, questa volta davvero bassa, non ci ha consentito di potervi omaggiare di fotografie accettabili. Il lume di candela ha i suoi aspetti deboli.

La geografia dell’alta cucina sta cambiando.
Probabilmente solo 10/15 anni or sono sarebbe stato impensabile avere in Sudafrica, ed in particolare nella regione di Città del Capo, una così alta concentrazione di grandi ristoranti.
Ciò che più ci ha colpito della ristorazione di qualità è senza ombra di dubbio la grande commistione di tecniche ed ingredienti provenienti da ogni dove, un vero melting pot di cultura del cibo.
Il cursus storico sudafricano ha influito notevolmente sulla formazione dell’identità culinaria del Paese, fortemente differente nei vari strati sociali.
Checchè se ne dica, la differenza, soprattutto economica, tra etnie bianche (solo il 9% della popolazione) e nere, è ancora evidente, e ciò si riflette anche sul cibo, davvero basic sulle tavole della stragrande maggioranza dei sudafricani.
Tutt’altra musica al Greenhouse, il miglior ristorante del Sudafrica a parere della più seguita guida gastronomica locale.
Non possiamo, per ovvi motivi, avallare con cognizione di causa quest’affermazione, ma crediamo che, per la nostra limitata esperienza sul suolo nazionale, ben si possa collocare nelle primissime posizioni.
Peter Tempelhoff è cuoco di caratura internazionale, riconosciuta anche, per quanto possa valere, nella nota “classifica dell’acqua”, e lo dimostra sin dalle prime battute della nostra cena.
Mai una sbavatura, percorso degustativo lineare, con utilizzo di materie prime notevolissime, ed eccellenti cotture. Si ha la netta sensazione di trovarsi in una grande casa, dove tutto (o quasi) gira alla perfezione.
Anche il servizio è di gentilezza estrema (ma con qualche sbavatura), con una doverosa menzione per il giovanissimo sommelier, calato magistralmente nel suo ruolo e prodigo di preziosi consigli, utilissimi per orientarsi nel vasto panorama vitivinicolo sudafricano.
Certo, avere alle spalle il Cellars-Hohenort, un Relais&Chateaux di aristocratico fascino, aiuta non poco a bilanciare i costi ed i ricavi di un ristorante gourmet da soli 40 coperti (ed immaginiamo non sempre full) ed a proporre una cucina non semplice, anzi indubbiamente complessa, non per tutti i palati ma molto ben riuscita.
La sensazione è che Tempelhoff sia riuscito a carpire il meglio delle maggiori realtà gastronomiche mondiali, non piegandosi, però, all’imperante tendenza della sottrazione.
A noi la sua cucina è piaciuta tanto, piena di spunti interessanti, di elementi vegetali, di influenze orientali, e di materie prime locali, tutto al servizio di una tecnica invidiabile.
Gli ingredienti utilizzati sono tanti, ma la gestione dell’equilibrio tra le componenti acide, grasse e sapide è risultata sempre impeccabile.
Il costo, davvero vantaggioso se confrontato con la spesa (pressoché identica) che sosterrete nei turistici locali del Waterfront cittadino, invoglia ancor di più a tornare ed a godere dell’accogliente sala e dell’indimenticabile sapore del filetto di hartebeest.

Samoosa, con stufato di carne e salsa di soia in cui pucciarli. Eccellente interpretazione di un classico sudafricano.

Lollipop all’ananas e zenzero con bacon e formaggio. La lettura degli ingredienti può far storcere il naso, ma, credeteci, ne avremmo mangiati una dozzina.

Pane, molto buono, burro e sale nero di Cipro, verdurine croccanti

Il resto del nostro menù, dalle foto pessime e non pubblicabili causa illuminazione scarsa.
“Nicola Potato” con topinambur, remoulade di barbabietola, pere confit, legger fondue di formaggio (all’interno della cipolla). Giocato sulle consistenze e le note vegetali, molto bene la fondue a dare la spinta finale.

Yellowtail e ostriche della West Coast, panna cotta di mele e wasabi, noodles di saba, avocado, tempura di funghi Enoki. Piatto palatalmente complesso, ma notevole per il giusto dosaggio degli ingredienti.

Foie gras scottato, con granola (muesli glassato al miele), pastinaca e composta di cipolle. Magistrale interpretazione di un grande classico della cucina internazionale.

Tortellini di struzzo (tirati alla perfezione) nel loro consommé , purea di patate affumicate, tempura di sedano. Grande concentrazione di sapori.

Filetto di Hartebeest con fegato di springbok, patate, mais, gelée di uva muscadel rossa, purea di madumbi. Sapori ancestrali.

Variazione di anatra e cavolo. Sulle carni ci sanno fare in Sudafrica.

Bavarese al cocco, sorbetto di vaniglia e lime, gelatina di caipirinha. Fresco e concentrato, buon viatico per il reparto dolce.

Cheese cake al Camembert in due servizi: gelato all’ananas arrostita, biscotti melba ai pinoli, parmigiano, ananas candita

Secondo servizio: cheese cake al Camembert con friabili tegole. Dessert sicuramente goloso, grasso, ma ben bilanciato dall’acidità della frutta.

Piccola pasticceria, con particolare menzione per i torroncini.

Sala

Murales all’esterno

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8 Comments

  1. Luca ha detto:

    Buongiorno,
    complimenti come sempre per la particolarità degli indirizzi che andate a scovare, però da voi mi aspetto più di una canon 1000Hs.
    Ora producono delle mirrorless molto piccole ma di estrema qualità, anche in scarse condizioni di luce.

    a presto,
    Luca

  2. Fabio Fiorillo ha detto:

    Luca, oramai tutti abbiamo aggiornato l’attrezzatura..queste foto, tra non molto, saranno un lontano ricordo :))

  3. Luca ha detto:

    Eccellente!Non vedo l’ora di gustare con gli occhi.

    a presto,
    Luca

  4. Giovanni Lagnese ha detto:

    Consiglio una Sony RX-1 per le foto.

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VALUTAZIONE

Cucina Moderna

17/20

PREGI
Cucina d’autore permeata da influenze intercontinentali
DIFETTI
La luce, questa volta davvero bassa, non ci ha consentito di potervi omaggiare di fotografie accettabili. Il lume di candela ha i suoi aspetti deboli.

INFORMAZIONI

PREZZI

Prezzi: 575 Rand (circa 57 euro) per il menu sopra descritto (ad eccezione dell’anatra, scelta a la carte). Possibilità di convenienti wine pairing per 275 Rand (circa 27 euro).
Alla carta: tre portate circa 450 Rand (45 euro).

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