Recensione Ristorante
Il concetto di Terra di Mezzo riporta alla mente le meravigliose saghe fantasy create dal grande Tolkien, ma da qualche tempo, sosteniamo che esista anche un luogo di mezzo riferibile alla ristorazione. La Ristorazione di Mezzo.
Posta in quel luogo immaginario sito tra le fondamentali, impagabili, meritorie osterie che preservano la tradizione della cucina italiana riproponendo l’autentica cucina di territorio. Tutte sostanza, senza fronzoli e nella maggior parte dei casi con prezzi ancora umani.
Dall’altra parte la cucina cosiddetta Alta, quella che è capace di innovare, di regalare emozioni. Che a volte gioca nella tradizione, altre volte se ne discosta nettamente, ma sempre con risultati di eccellenza. Parliamo di grandi tavole ormai note nel mondo, ma anche di giovani fenomeni in ascesa. Dove, a volte, mangiare costa davvero molto. Ma, a nostro avviso, le emozioni non hanno prezzo.
Tutto ciò che non rientra in una delle due categorie, per chi scrive rappresenta, appunto, la Ristorazione di Mezzo. Che non vuole essere osteria perché si sente più in alto, che spesso cerca di innovare anche curando l’estetica dei piatti, che tenta di sviluppare la carta dei vini, che ha dei prezzi che da osteria non sono. A fronte dei quali, però, non si dispensano emozioni.
Siamo a Corgeno di Vergiate, a pochi km da Varese, l’albergo è in posizione felice affacciato sul suggestivo lago di Comabbio. Assai meno felici sono le condizioni climatiche della giornata. E’ settembre e l’atmosfera è proprio da fine estate, la giornata è uggiosa, non invoglia alla gita. Siamo quindi soli, la sala con belle ampie finestre che danno sul lago è tutta per noi.
In sala ci assiste con gentilezza la padrona di casa, moglie dello chef Maurizio Gnocchi.
La carta, in cui si alternano piatti di carne e pesce sia di lago che di mare, ha un’impronta legata alla tradizione con qualche spunto creativo.
Dopo una zuppetta di lumachine di mare (chiamate “garusoli” qui al nord, meglio conosciute da noi partenopei come “sconcigli”)
gentilmente offerta, si parte con un Filetto di lavarello in agrodolce alle verdure
piatto classico del territorio, ben eseguito, correttamente più agro che dolce.
Gli Gnocchi di patate in sautè di gamberi mantecati al mascarpone e zenzeroLo zenzero (Zingiber officinale Roscoe, 1807) è una pianta erbacea delle Zingiberaceae (la stessa famiglia del Cardamomo) originaria dell'Estremo Oriente. Coltivata in tutta la fascia tropicale e subtropicale, è provvista di rizoma carnoso e densamente ramificato dal quale si dipartono sia lunghi fusti sterili e cavi, formati da foglie lanceolate inguainanti, sia corti scapi fertili, portanti fiori giallo-verdastri con macchie... Leggi
mantengono quello che promettono e cioè grassezza e morbidezza. L’apporto dei gamberi (di per sé non il massimo della qualità tra i gamberi che abbiamo incontrato nella vita) ci pare poca cosa, ma non ci sorprende visti gli ingredienti di “contorno”.
I porcini, ci dicono, sono italiani. Piemontesi. Non lo mettiamo in dubbio e quindi si conferma che non è proprio un buon anno per il re dei funghi (antica regola vuole che l’anno in cui il Porcino non graffia è un grande anno per il Tuber Magnatum. E quest’anno pare sia proprio così…). Le Pappardelle al ragù di funghi porcini e totani ai profumi dell’orto
sono eseguite in maniera corretta ma mancano un po’ di mordente. La qualità degli ingredienti non riesce ad imporsi.
I Ravioli di vitello farciti alla crema di tonno capperi e acciughe
sono una discreta versione di quello che è più prosaicamente definito vitello tonnato. Delude molto, invece, proprio il Piatto del buon ricordo (la Cinzianella aderisce all’organizzazione chiamata Unione Ristoranti del Buon Ricordo), rappresentato dal Cartoccio di coniglio e gamberi
La ricetta originale prevederebbe gamberi d’acqua dolce ma, ci dicono, per problemi di approvvigionamento essi sono provvisoriamente sostituiti dai cugini d’acqua marina. Il piatto delude davvero. E’ un umido, cotto, appunto, al cartoccio, con pochissimo uso di condimenti. Il gusto però latita. Sa proprio “di poco”. Forse con i migliori gamberi del mondo (e questi non lo erano) il risultato potrebbe essere diverso. Restiamo nel dubbio.
Tra i dolci, assaggiamo il Fool di pesche alla panna fresca al profumo di limone
ed il Mantecato alla vaniglia pura Bourbon con spuma di latte di cocco in crema al cioccolato amaro
entrambi buoni.
Carta dei vini da registrare (sorprende, ad esempio, l’assenza dell’ Abruzzo tra i vini bianchi, con buona pace di Valentini che pure qualche “discreto” bianco l’ha fatto).
Conto a nostro giudizio alto rispetto alla qualità complessiva dell’offerta.
Ah, la Ristorazione di Mezzo……
Ad Majora
il pregio: La location suggestiva.
il difetto: Il piatto del buon ricordo.
La Cinzianella
Via Lago, 26
Corgeno (VA)
0331 946337
Chiuso il martedì
Prezzi: 60 euro v.e.
Visitato nel mese di Ottobre 2010
Visualizzazione ingrandita della mappa
Giovanni Gagliardi
15 Comments
mi pare di ispirazione decisamente banchettistica.
ad maJora…bbbrrr
Però volete mettere un pranzo o una cena sotto i lampioncini “originali” che furono del Gualtiero Marchesi in Bonvesin della Riva ? Quelli che si incrociavano sopra ogni tavolo e puntavano dritti sul piatto di ogni commensale. Perchè proprio quelli sono, non “come quelli” , proprio quelli… 😉 Emozione!!!
E’ passato tanto tempo dalla mia visita al Cinzianella (non proprio esaltante nonostante i giudizi di allora) ma mi par proprio che le lampade ad arco siano sempre quelle d’allora e Gualtiero era ancora in Via Bonvesin. Può essere che mi sbagli…però!! Roberto, la memoria e gli anni, tirano brutti scherzi. In ogni caso hai fatto bene a far notare il dettaglio. Il piatto è sempre il protagonista e sul medesimo vanno focalizzate le attenzioni. Si guarda-vede/si pregusta e intanto i sentori entrano nelle nostre narici e preparano alla degustazione come atto finale. Sempre meravigliosamente attento. Auguri.
LAMAX61°
Mi hai fatto venire qualche dubbio alla penna, ormai qui si vive di ricordi e la mente, la vista e qualcos’altro funzionano sempre meno, però mi pareva che quelle lampade , quando chiuse Marchesi le avessero comprato loro, ma magari perchè ne avevano già di uguali ?
Questo non me lo ricordo .
Aveva una stella questo posto, fine anni 80, ho un bel ricordo di una sera di un 24 di dicembre con un romantico scambio di regali a mezzanotte, sala vuota, musica, non era la scena di c’era una volta in America ma nel mio mi piccolo mi facevo valere 😉
Le lampade son quelle, sono andato a vedere sulle foto del I° libro di Marchesi, non ci sono dubbi. Certo che aveva una stella e tutti ne parlavano bene! Però, come al solito, i gusti e le giornate storte……ma noi che qualche anno ce l’abbiamo ne abbiamo visti tanti sorgere e tramontare. La mia esperienza fu tutta all’insegna del freddo nei piatti e dei piatti freddi. Già che ci siamo, che tu sappia, c’è ancora la TORRE a Casale M.to?
era un bel 16 o 17/20mi col metro d’allora. Grossi il proprietario.
Ciao
LAMAX61°
L’ultima volta che ci andai cadde un fulmine e ruppe la torre…
ELLAPEPPAAAAAA!!!!!
Ciao
LAMAX61°
Si, si stava cenando durante un temporale e sentimmo un colpo fuori dalla porta, un fulmine aveva colpito la torre e ne cadde un bel pezzo giusto davanti l’ingresso, Che botta!
Il ristorante c’è ancora, e a giudicare dal sito internet la famiglia Grossi è sempre al timone :
http://www.ristorante-latorre.it/
…però a giudicare dalla posizione indicata sulla mappa è stato trasferito in centro, e non più in collina, vicino alla pericolante torre.
Thankyou very grazie! Senz’altro adesso ci sarà Grossi Junior che fu al Castello di San Giorgio. Bella Location. Te ne ricordi?
Ciao
LAMAX61°
Yess, due stellati in famiglia e in cinque chilometri. Più riusciti i banchetti che alta cucina a dire tutta la verità 😉
Vero. Concordo. Alla Torre però c’era qualcosa in più.
Peccato per il Cinzianella. Non capisco pure io il piatto del buon ricordo. Al posto del laccetto in plastica verde, facevano prima mettendo una molletta fermapanni. Certe cose hanno, almeno per me, dell’incredibile.
Ciao
LAMAX61°
P.S.
Son tentato di rifare il giro dei sopravvissuti, Cinzianella compresa,ma dopo un paio di batoste prese da locali storici, qui nelle mie parti (N/O.Milano) m’è passata la fantasia.
Te lo dico in pvt.
Cinzianella, Torre, Castello di San Giorgio… che nostalgia.
Forse, però, è meglio non tornare, altrimenti ci sarebbe il rischio di rovinare anche i ricordi.
O forse, dopotutto, lì non si mangiava troppo bene neanche allora e la nostalgia è solo quella del tempo svanito.
La risposta non c’è.
Ho avuto modo di cenare una sera utilizzando un buono di groupon.
L’aperitivo è a parte e costa 6 euro per i normali clienti, mentre costa 7 euro per chi utilizza groupon..il perchè di questa differenza la lascio spiegare ai proprietari. Già qui inizia la prima arrabbiatura della serata.
La seconda…i normali clienti hanno la carta delle vivande classica, i clienti groupon un’altra (sembra il menù della mezza pensione dell’hotel).
La carta o meglio, il foglio del menù comprende 5 portate (un antipasto, un primo, un secondo di carne, un secondo di pesce, un dolce) da cui scegliere 3 portate.
Alla fine uno sceglie per esclusione vista la risicata scelta disponibile.
il menù non era per nulla ricercato, piatti semplici e banali. La qualità del cibo inoltre rasentava la sufficienza e la quantità di cibo davvero scarsa.
Io credo che i proprietari della Cinzianella abbiano fatto una furbata per rientrare nelle spese del valore del coupon, ma così facendo hanno dimostrato di non essere per nulla professionali.
Se penso che anni fa questo ristorante aveva una stella michelin….come sono caduti in basso!!!!!