Messer Chichibio, S.Benedetto del Tronto (AP). Azazel.

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Recensione ristorante.

E’ terra arida di buone tavole la provincia di Ascoli Piceno, come un po’ tutto il sud delle Marche, dove il concetto di se magna tanto e se spènne poco identifica tuttora, per la quasi totalità degli esercizi e dei clienti, l’idea di mangiar bene. Da parecchi anni, assai prima di iniziare il mio percorso di aspirante gourmet, nutro molti dubbi sulla qualità media della ristorazione della zona, e altrettanti ne ho sul fatto che si spenda poco, spesso disarmato dalla pochezza qualitativa che constato quando mi capita di cenare fuori. E’ perciò con aspettative piuttosto basse che ho varcato la soglia di questo locale, del quale avevo sentito parlare in maniera alterna, ed è con grande sorpresa ma con altrettanto piacere che mi trovo qui a parlare di una vera, grande, trattoria di mare. La proposta in carta di questo locale, arredato con garbo contemporaneo, pesca a piene mani nella tradizione marinara adriatica, con piatti che si trovano qui ma che, non troppo diversi, si possono incontrare lungo queste coste cento chilometri a nord come a sud, come il brodetto, interpretato nelle Marche in mille modi diversi, la frittura di paranza (ormai declinata in modo politically correct) con le zanchette e i merluzzetti. Come spesso nelle Marche, frequenti sono le contaminazioni terra-mare. Non ricchissima in quanto a numeri (credo 120-150 proposte) ma di livello medio decisamente alto e ricaricata molto vantaggiosamente la carta dei vini. Pur non perfetto su tutte le portate, Breg anfora 2001, ad un prezzo per cui non lo potevamo lasciar lì, supporterà a dovere alcuni piatti (in particolare i miei :wink:). Chiedendo in anticipo venia per la qualità disastrosa della maggior parte delle fotografie passo alla descrizione dei piatti. La mano di Piero Crescenzi si fa già sentire con una buona interpretazione di un classico, la trippa con pecorino (foto in apertura), solo che la trippa utilizzata è quella di rana pescatrice. La differenza con l’originale è quasi impercettibile, per un antipasto che fa viaggiare già le papille a mille.
Più gentile è, logicamente, la crema di zucchine con gamberi, nonostante la frittura di questi ultimi.

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I primi piatti si fanno notare non solo per la quantità smodata, che al pensiero del seguito mi ha fatto onestamente sudare freddo, ma anche per un’esecuzione moderna che non ne mortifica tuttavia la rusticità di partenza. Praticamente la quintessenza del piatto de panza ma di qualità. Avremo così degli eccellenti spaghetti con vongole guanciale e basilico (quest’ultimo in verità incisivo quanto una balla di fieno rotolante in uno spaghetti western),

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ed un’interpretazione da manuale del riso alla marinara, con cozze e melecche, le code degli scampetti.

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Devo riprendermi un attimo quando mi vedo arrivare in tavola la frittura, ma dopo averla aggredita e aver constatato che con qualche sforzo sarei riuscito a terminarla, ho potuto solo meravigliarmi della qualità dei prodotti e della leggerezza dell’esecuzione che mi ha regalato peraltro, oltre che una serata piacevole, anche una nottata tranquilla.

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Eccellente per tempistiche di cottura, ed anche qui con una materia prima che, a questo prezzo, è il massimo a cui si possa aspirare, la spigola al sale viene condita con solo un filo d’olio bio e servita senza contorno.

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Dopo tanto mare ci pare assurdo proseguire con un dolce complesso e ci accontentiamo di un sorbetto al melone, servito con qualche fronzolo ma lasciato comunque intatto al gusto.

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Un ristorante praticamente per tutti, aspiranti gourmet e fighetti del gusto in libera uscita, turisti e locali, con questi ultimi che regalano anche qualche momento di folklore; una proposta a prezzi onestissimi (almeno per noi milanesi che veniamo frequentente rapinati per molto meno) che mi sento di consigliare di provare se si è di passaggio da queste parti.

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il pregio : Krug grande cuvée in carta a 180 euro.

il difetto : la carta delle vivande viene portata su richiesta.

Messer Chichibio
via Tiepolo 5
63039 S.Benedetto del Tronto (AP)
Tel 0735 584001
chiuso il lunedì
Menù 40-55 euro
Alla carta 45-55 Euro
http://www.messerchichibio.it/

Vistato nel mese di agosto 2010
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Azazel

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24 Comments

  1. vantito ha detto:

    Condivido il suo giudizio sulla cucina locale che in generale mi pare di bassa qualità e affatto economica, anche se credo che “Da Mattia” a Porto d’Ascolici sia (ma lo dico con un palato in fase di allenamento) un ristorante che sta cercando di intraprendere una strada differente. Potrebbe meritare una visita. Come del resto “Il Tiglio” a Montemonaco.
    Ci sono dei ristoranti della zona che, secondo lei, vale la pena provare?

    • azazel ha detto:

      concordo in pieno su Il Tiglio mentre non essendo stato mai da Mattia non posso esprimere un giudizio. Personalmente non mi son mai trovato male da Damiani e Rossi a Porto San Giorgio, nè nella versione invernale, nè in quella estiva che, con una sala ed una cantina più rustiche, ritengo all’altezza di Chichibio. Ai Due Cigni di Montecosaro non mancherebbe nulla fuorchè una clientela all’altezza per esprimersi bene, spero che nella nuova location siano migliorati (non so se si siano ancora trasferiti). Certo Carmine Calò in zona manca, e come. Il Cantuccio era la perla più fulgida dell’ascolano ed al Caffè Meletti non ho notizie che proponga la stessa cucina.

      • Andrea ha detto:

        Quanto mi mancano Calò ed il Cantuccio, personalmente, soltanto l’entrare in quella cucina mi trasmetteva sensazioni fantastiche!

        • Paolo ha detto:

          Veramente Il Cantuccio manca anche a tutte le persone che cercano Carmine Calò. E non lo cercano per mangiare, ma per riprendere i soldi!!
          Fornitori non pagati, affitti mai regolarizzati, ecc…ecc…
          Fortuna che è fallito, Lui ed il suo socio.
          La cucina avrà forse perso qualcosa, ma di sicuro avranno guadagnato persone oneste che non lo incontreranno mai più sul proprio cammino.
          Piuttosto… Se sapete dove trovarlo, lo stò ancora cercando….

  2. q.b. ha detto:

    Cavolo messer chichibio mi mancava proprio…che tuffo nel passato 😉

  3. q.b. ha detto:

    anche se ho sempre preferito il Buss appena fuori civitanova marche e non disdegnavo il lupo all’interno del cityper sempre di civitanova…

  4. pumpkin ha detto:

    Il fatto che abbiate, correttamente, inserito tra le trattorie uno dei due ristoranti considerati più eleganti di San Benedetto del Tronto la dice lunga sulla distanza siderale tra il mondo degli appassionati di cucina e l’atteggiamento della clientela locale.
    Condivido la valutazione, è una cucina solida e bene eseguita, senza particolari picchi e neppure cadute. Qualche anno fa hanno provato anche loro a sperimentare qualche piatto leggermente diverso, ma ho notato un ritorno a proposte più rassicuranti. E a ragione: il locale lavora bene, un aspetto che non sottovalutei di questi tempi.
    Anche io considero le porzioni più che abbondanti (non prendo mai un menu completo), mentre gli amici della zona ritengono che sia uno dei classici locali dove si mangia poco …
    Eccellente la frittura. Tra i dolci, ottimo il gelato alla vaniglia.
    ps La trippa di pescatrice con il pecorino di fossa la preferisco da Mattia, però …

  5. vantito ha detto:

    Eh si, la clientela locale è veramente disarmante. I miei conterranei sono disposti a mangiare per tutta la vita le solite alici marinte e la solita frittura, o peggio ancora le insipide mezze maniche allo scoglio, ai prezzi “stellati” del lungomare, ma nessuno sente il bisogno di una esperienza enogastronomica diversa a meno che non diventi un fenomeno di moda come, mi pare, sia capitato a Cibo.
    Spesso mi domando quale sia la ragione che spinga un imprenditore ad aprire un nuovo ristorante completamente omologato all’offerta già esistente. Mi sembra una fallimento sia imprenditoriale sia culturale: nessuna voglia d’innovare, di scommettere sulla diversità, sulla qualità. Deprimente.
    A mio avviso ci sarebbe il posto per un esperimento interessante che si collochi in una fascia di prezzo attrattiva, che proponga un menù inusuale rispetto all’esperienza locale, m’immaginerei bene Crmine Calò in questo ruolo, ma non se hanno più notizie…

  6. Paolo ha detto:

    Resto perplesso nel vedere Messer Chichibio trattato come una trattoria.
    E si che si è sempre distinto dalla ristorazione locale per il servizio, l’accoglienza (L’unico che abbia un salottino, pur minimo, all’ingresso), la sala ben vestita e mai eccessiva, le porzioni misurate, una voluta leggerezza nel trattare il pescato locale che talvolta sconfina del “etereo” ma mai nel “gagliardo”.

    Credo sia la valutazione più infida che abbia mai ricevuto.

    • azazel ha detto:

      soprattutto sulla misura delle porzioni avrei da ridire, non so quelle a cui sei abituato tu, ma io ed i miei commensali le abbiamo trovate estremamente generose, ma non è quello il punto. Il punto è dare il giusto rilievo ad un locale; nella pagina “come leggere le valutazioni” a 3 cipolle corrispondono requisiti precisi, riscontrati per esempio da Fabrizio Nobili in un locale stellato di proprietà di un certo Alain Ducasse. La cucina è da trattoria di lusso, non da ristorante come lo intendiamo a Passione Gourmet. E a mio parere è una valida cucina. Inserirlo nella categoria dei “numerati” l’avrebbe inserito molte categorie dietro ai suoi meriti reali. Alla luce di ciò ritengo che la valutazione sia tutt’altro che infida, anzi sia molto invogliante. Ps di etereità qui non c’è neanche l’ombra a mio modo di vedere.

  7. Paolo ha detto:

    La misura delle porzioni di Chichibio è in linea con tutte quelle di altri ristoranti della stessa tipologia, specie del versante adriatico. Ti sfido a dimostrare il contrario.
    Tanto che sei recentemente stato a La Passion e non hai scritto una parola su quelle di Kershbaumer quindi o usi un metodo credibile e standardizzato oppure bisognerebbe cominciare a relativizzare.
    E Messer Chichibio per la zona non ha certo porzioni generose ma adeguate. Certo non sono i 6 tortiglioni 6 di Lopriore. Ma è Lopriore che è scarso. O forse che l’arte va centellinata.

    Io seguo Passione Gourmet nell’embrione, ossia da quando il coagulo web dei tanti “passionisti gourmet” è stato formato sotto la guida di Barbaresi. Credo di aver capito come funziona la valutazione e trovo che la tua sia fuorviante. Ribadisco. Non ho nulla da ridire sulla valutazione dei piatti che trovo spesso collimante con la mia. Solo sul giudizio complessivo che non trovo adatto al tipo di locale.

    Sull’etereo. Forse a te non sarà capitato ma Messer Chichibio, specie quando si mette ad abbinare verdure e pesce capita che vada più sull’etereo che sul gagliardo. Magari a te non sarà capitato, cose che succedono quando si visita il locale once in a lifetime.

    Infine, scusami, proprio non riesco a cogliere il senso del “E a mio parere è una valida cucina. Inserirlo nella categoria dei “numerati” l’avrebbe inserito molte categorie dietro ai suoi meriti reali.”
    I numeretti sono un’arma importante quando si valuta.
    La metà dei commenti verte sul “troppo alto” o “troppo basso”.
    Se non si riesce a controllarli è meglio lasciar stare. Non trattare ristoranti come “trattorie di lusso” quando non sono né trattorie né lussuosi…

    • Paolo ha detto:

      Su Kerschbaumer manca la c. Cambia poco ma non si sai mai: meglio non lasciare varchi ai pignoli. 🙂

    • Azazel ha detto:

      ma son davvero imparagonabili!!il piatto di pasta di chichibio era una padella intera!! e il cameriere ne ha lasciata pure un po’ dentro perchè nel piatto (capiente) non ci stava neanche tutta..ad occhio erano 150 grammi di pasta ma potevano essere anche di più. Poi possiamo star qua a rimbalzarci gli interventi, e mi pare tra l’altro che solo tu non sia d’accordo, visto che c’è chi è intervenuto proprio a sostegno dell’inserimento di questo locale fra le trattorie. Ci sarò stato anche solo una volta, ma i piatti li ho visti passare tutti e in carta li ho letti, e ripeto se ci hai visto etereità non so che dirti.. qui non c’è il tentativo di fare ALTA cucina, alla Passion sì, con o senza la c. Se poi mi chiedi dove tornerei domani il parametro di risposta potrebbe non stare solo in “numeretti” o cipolle. Secondo te qual è la linea di demarcazione fra ristorante e trattoria? Visto che ci segui dall’inizio non ti saranno sfuggite queste http://passionegourmet.com/2010/02/17/le-grain-de-ris-de-laromate-nice-il-guardiano-del-faro/ http://passionegourmet.com/2009/08/14/la-bastide-di-moustiers-alain-ducasse-alpes-de-haute-provence-by-monica-e-fabrizio-nobili/ ma non leggo sotto alcun rimbrotto.

    • azazel ha detto:

      ps …giudizio infido, ti sfido, è meglio lasciar stare. Ti devo dei soldi? ho abusato della tua donna in un’altra vita? in un momento di ubriachezza ho promesso di sposarti in Spagna e ti ho piantato in Nasso? O tutta quest’aggressività si potrebbe riservare per una discussione più rilevante (e con argomenti migliori)

  8. Paolo ha detto:

    Le mie parole fanno parte di una normale schermaglia dialettica.
    Il tuo ultimo intervento lo vedo poco lucido, triviale, gretto.
    Butta una brutta luce su di te.
    Credo sia meglio soprassedere.
    Io lo farò con le tue recensioni.

    Mi stia bene.
    Cordialità

    • azazel ha detto:

      forse di quell’intervento non hai capito il lato ironico, comunque non mi sembra tu sia entrato nella discussione. Hai lanciato un paio di strali e non hai risposto all’unica domanda che ti ho fatto, usi parole forti e bolli l’ironia come gretta. Ti ho invitato a leggere la pagina “come leggere le valutazioni” e a confrontare con altre schede. Non hai risposto neppure su quello? Il tuo concetto di schermaglia dialettica su cosa si basa allora? A me sa di attacco gratuito. Attendo repliche, altro che cordialità di facciata. Sei stato da Emilio a Fermo? Per me son 2 locali che stanno uno poco in là ed uno un po’ in qua del guado, ad Emilio assegnerei numerini, a Chichibio, ripeto, credo di aver fatto un favore lasciandolo eccellere in quella che ritengo la sua categoria di appartenenza.

  9. Antonio Scuteri ha detto:

    Concordo con Azazel: non dandogli numeretti come per un ristorante più che altro gli ha fatto un favore.
    Questo locale è stata per me una delle pochissime delusioni della passata stagione (non in assoluto, ma rispetto alle aspettative). Ho persino rinunciato a scriverne una recensione

    • azazel ha detto:

      Scusa Antonio la delusione è stata perchè non hai trovato la qualità o il tipo di cucina che ti attendevi? Io essendo alla prima visita (e purtroppo quando Paolo segnala che è il limite nello scrivere schede con una sola visita ha ragione, ma soprattutto in locali lontani e non di primissima fascia non capita di andare spesso) mi aspettavo qualcosa di più “evoluto” ma ho trovato il livello davvero alto, PER LA CUCINA CHE VI HO TROVATO.

    • Antonio Scuteri ha detto:

      No no, ho trovato una buona qualità. Erano le mie aspettative però che erano ben altre. E’ un locale che sull’Espresso ha 15 punti, che secondo me sono tantissimi. E mi aspettavo quindi qualcosa di adeguato a questo voto

      Invece per me è una cucina bene o ottimamente eseguita, ma che dimentichi appena uscito. Cosa che non ti succede, per esempio, in locali veramente da 15 come, che ne so, l’Angolo D’Abruzzo o Villa Maiella (per rimanere a lristoranti di impianto tradizionale). Inoltre c’era pochissima scelta, e ho trovato un servizio annoiato e fatto controvoglia. Per dire, il patron elencava i piatti, ma guardando da un’altra parte, distratto nei suoi pensieri. Senza calore e senza passione

      Mi ha dato la classica impressione di un locale che nel passato aveva più mordente, e ora vive un po’ sugli allori, contando più sugli aficionados in cerca di rassicurazione che su nuovi consensi. E con il quale gli ispettori locali delle guide hanno un atteggiamento di acritica benevolenza

      Ovviamente posso sbagliarmi. Ma questo, come dici tu, è il limite del parlare di un locale dopo una sola visita

  10. Antonio Scuteri ha detto:

    L’Espresso 2011 lo dà in discesa da 15 a 14,5

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