Il Lambrusco sulla cima del mondo

Leggerezza, storia e radici popolari in un calice che conquista

Più di un vino, il Lambrusco è un simbolo radicato nella terra dell’Emilia-Romagna, una regione che da secoli coltiva questi vitigni autoctoni le cui radici affondano nell’antichità romana.

Già Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, descriveva in modo vivido la vite selvatica dal fogliame color sangue, che si trasforma e accende i paesaggi autunnali, riconoscendo in essa una delle origini di quella che sarebbe stata la tradizione del Lambrusco. Nel frattempo Virgilio, nelle Bucoliche, raccontava dei vigneti della Pianura Padana e cantava la vite, segno tangibile di una coltivazione che da millenni abbraccia queste terre fertili.

Nel ciclo di Don Camillo di Giovanni Guareschi, il Lambrusco diventa molto più di un vino: è un protagonista quotidiano, un collante sociale. Le pagine si animano di racconti in cui il bicchiere di Lambrusco è simbolo di pace fra opposti, di sollievo e di comunione. Don Camillo e Peppone, pur nelle loro vivaci contrapposizioni, sanno riconoscere nel Lambrusco quella genuinità popolare che trascende le differenze, un rituale di condivisione radicato nei valori più autentici.

Francesco Guccini, poeta del cuore emiliano, ha cantato e raccontato il Lambrusco come la bevanda delle osterie, delle serate popolate di amicizie e storie vissute. Nei suoi ricordi, il Lambrusco rappresenta la freschezza e il calore delle terre modenesi, la voce rustica ma mai banale di un vino capace di unire le generazioni. Guccini apprezza varietà quali il Salamino e il Grasparossa, che incarnano nelle loro bollicine e aromi una memoria sensoriale fatta di autenticità e radicamento.

Oggi il Lambrusco vanta dodici vitigni diversi — dal Sorbara leggero come una brezza, al Grasparossa forte e deciso, fino al raffinato Salamino — ciascuno con caratteristiche ben precise che dipingono un quadro ricco di sfumature. Le zone di produzione, da Modena a Reggio Emilia, Parma e Mantova, portano ciascuna un contributo unico, trasformando le uve in vini capaci di abbinamenti sorprendenti, dai salumi locali alla cucina globale, dai formaggi sapidi alle vivacità della gastronomia fusion.

Nel 2025, grazie al suo Consorzio di Tutela, il World Lambrusco Day ha raggiunto nuove vette, letteralmente alzando il calice sulle cime del Monte Bianco. Qui, celebrazioni, incontri e degustazioni hanno unito tradizione e innovazione, in un elogio alla leggerezza che da sempre contraddistingue questo vino.

Il Lambrusco, una volta relegato a ruolo di vino popolare, si afferma oggi come ambasciatore di qualità e cultura. In cocktail bar di metropoli come New York e Londra, il Lambrusco sorprende ancora, valorizzato in nuove creazioni che ne esaltano freschezza e vitalità, dimostrando la sua capacità di dialogare con i sapori più vari e moderni. Attraverso racconti come quelli di Don Camillo e le canzoni di Guccini, il Lambrusco emerge non solo come un vino da bere ma come simbolo di convivialità, territorio e identità. È un ponte tra passato e futuro, un compagno di viaggio che si rinnova senza perdere mai la propria essenza.

Con ogni sorso di Lambrusco si assapora un pezzo d’Emilia, una storia millenaria fatta di fatica, amore per la terra, tradizione e innovazione, celebrata con gioia e leggerezza.

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