Riccardo Marcuzzi: la rivoluzione gentile nel cuore del Collio

IL NOSTRO GIUDIZIO

Collio Riserva 2023 Bianco da uve autoctone Biologico

Vini Bianchi
89

Cujevi 2022 Collio Bianco Marcuzzi Officina Viticola

Vini Bianchi
90

Cabernet Franc Bio Collio 2021 Marcuzzi Officina Viticola

Vini Rossi
88

Ribolla Gialla Riserva Biologica 2020

Vini Bianchi
90

Pinot Grigio Riserva Biologico 2022

Vini Bianchi
89

La carezza della buccia per imprimere il Collio

Per inaugurare questa serie di articoli dedicata ai nuovi protagonisti del vino in questo lembo di Friuli, ho scelto una figura che incarna perfettamente lo spirito contemporaneo del Collio: giovane, autentico, determinato e – perché no – decisamente rock’n’roll.

Il suo nome è Riccardo Marcuzzi Officina Vinicola e la sua avventura nel mondo del vino è cominciata da pochissimo, ma con una visione chiara e coraggiosa.

Riccardo ha rilevato un’azienda in uno degli angoli più affascinanti del Collio goriziano, dove la natura sembra non aver mai subito alcun compromesso: pendii armoniosi, boschi che si alternano ai vigneti, colline che si aprono su panorami con un caleidoscopio di colori che lasciano senza fiato. Qui, la bellezza non è uno sfondo: è parte integrante del vino.

Riccardo Marcuzzi

La sua filosofia è semplice e radicale: il vino deve vivere. Deve cambiare, muoversi, rispondere alle stagioni e riflettere ogni singola annata. Non deve essere un prodotto statico, ma un organismo in evoluzione continua. Da questa visione nasce un approccio profondamente rispettoso per l’ambiente, per questo dall’inizio della sua avventura è certificato Biologico.

Niente chimica in vigna, energia da un impianto fotovoltaico, recupero dell’acqua e utilizzo naturale della pendenza per movimentare le uve senza ricorrere a nastri trasportatori: l’intero processo è pensato per ridurre l’impatto e assecondare la natura anziché dominarla.

La storia della cantina

L’azienda si trova a Giasbana di San Floriano del Collio, su una collina con vigneti terrazzati a corpo unico esposti a est, sud e ovest. Da lassù, lo sguardo si perde tra le sfumature mutevoli del paesaggio: filari che si inseriscono tra macchie di bosco, linee curve, colori che si rincorrono con la luce. Sono terre fatte per la vite, modellate da un territorio unico e da un microclima irripetibile, capace di offrire ai grappoli ciò di cui hanno bisogno senza forzature.

La collina è orientata verso la Solvenia e alzando lo sguardo si scorgono i primi centri abitati oltre il confine italiano, Vipulzano, Kozana, Cerò di Sotto, Smartno. A San Floriano la lingua parlata da tutti è lo Sloveno, con relative tradizioni, perché qui il confine è solo politico, per gli abitanti non ci sono mai stati confini, la lingua, la cultura, le tradizioni sono intrecciate da sempre.

Riccardo non si limita a coltivare la vigna: la interpreta, la studia, la ascolta. Crede nei suoi vini tanto quanto nella terra che li genera. E il Collio, con la sua identità forte e sfaccettata, sembra aver trovato in lui un nuovo custode, uno che preferisce la concretezza alla retorica, la sostanza all’apparenza.

Se questo è solo l’inizio, vale la pena tenere gli occhi puntati su di lui. Perché la rivoluzione più interessante, spesso, non fa rumore: cresce tra i filari, matura nel silenzio della cantina e si rivela nel bicchiere.

A vent’anni, Riccardo Marcuzzi non immaginava che il vino avrebbe cambiato il corso della sua vita. In famiglia nessuno aveva mai fatto il vignaiolo, nessuna tradizione da ereditare, nessuna cantina da continuare. Eppure, bastò un incontro a 20 anni perché tutto prendesse una direzione diversa.

Era un amico, un lavoro durato appena un anno. Ma in quei dodici mesi qualcosa gli si accese dentro, in modo improvviso e incontrollabile: il desiderio di fare vino. Non di berlo soltanto, ma di crearlo, di seguirlo dalla terra alla bottiglia.

Dopo molte ricerche su un posto dove poter esprimere quello che sentiva dentro, si trovò davanti a un piccolo pezzo di collina a San Floriano del Collio: tre ettari e mezzo di vigneto, un posto che sembrava dimenticato, ma che a lui parlò subito.

I propietari erano dei coloni presenti nel luogo da un secolo, dei Conti Toffenbach, residenti nel castello di Vipulzano, non producevano vino, ma vendevano l’uva.

La località si chiama Ciujevi. Non c’era una cantina. Dove lui ha costruito la cantina c’era il pollaio. Per molti sarebbe stato un ostacolo, per Riccardo un punto di partenza.

la cantina di Riccardo Marcuzzi

Le prime etichette

Nel 2018 uscì la prima annata: poche bottiglie, vinificate con l’aiuto di un amico. Dal 2019, vinificò nella sua cantina, e tutto iniziò.

Riccardo scelse il Collio perché nessun altro vino lo emozionava allo stesso modo. E decise di ripartire da ciò che questa terra è sempre stata: gli autoctoni Friulano, Ribolla gialla, Malvasia. Niente mode, niente scorciatoie. Soltanto la vecchia ricetta dei vigneti misti, quella che si usava a inizio ’900, quando qui si piantavano le tre varietà tutte insieme.

Insieme ad altri dieci produttori sta lavorando per ridare un’identità condivisa al territorio: riprendere la formula del Collio bianco prodotto fino a metà degli anni ‘90, quando era possibile farlo solo con queste 3 varietà. Sarà essere messo in commercio dopo 2 anni dalla vendemmia e solo nella bottiglia Collio ufficiale, senza macerazioni che alterino la tipicità delle uve, con la scritta Collio Bianco vino da uve autoctone più in grande del nome del produttore per esaltare il territorio.

Quindi solo tempo, equilibrio, uve autoctona e Ponka, perché il protagonista è il territorio, firma immancabile del vino.

Nei vigneti di Riccardo, la ponka emerge tra le radici come pietra viva. Più in basso la terra si fa argillosa, più fertile, modellata dal tempo. La vendemmia 2025 è iniziata, si presuppone un’annata bilanciata e buona, tendenzialmente in anticipo come epoca vendemmiale, con acidità spiccate. Piogge intense e caldo improvviso hanno messo alla prova le piante, ma la vite, come l’uomo che se ne prende cura, sa resistere. E proprio quando soffre, spesso dà il meglio di sé.

Riccardo lo sa bene: questo non è un lavoro per chi cerca certezze. È un mestiere da innamorati, da testardi, da sognatori con i piedi sporchi di terra.

E lui, ogni giorno, ci mette ancora lo stesso stupore di quel ventenne che un giorno si è accorto che il vino era diventato la sua strada.

Ora spazio ai vini degustati dove ho potuto apprezzare che l’uscita dopo 2 anni dalla vendemmia è un toccasana, si complessano e arricchiscono con sosta prolungata con le fecce fini e qualche mese in bottiglia.

Sul palato hanno una dimensione materica e densa che viene dal territorio, dalle bassissime rese, un approccio caloroso e avvolgente, di densità e spessore, territorio che poi con pazienza regala anche quell’energia vitale in termini di sapidità, qualcosa che non ti aspetti, un finale che ha il ricordo della ponka, che dà un tocco affilato e pungente, che regala equilibrio e quell’effetto “wow” ad ogni sorso.

La degustazione

Collio Riserva 2023 Bianco da uve autoctone Biologico

“Il mio obiettivo è produrre un vino che esprima in maniera inequivocabile il territorio. Un vino in cui l’impronta del Collio sia immediatamente riconoscibile e che, degustato in qualsiasi parte del mondo, permetta di identificarne senza esitazioni l’origine. Raggiungere questo livello di identità territoriale rappresenta per me il traguardo massimo.

Intensi aromi di frutta a polpa gialla, pesca, albicocca, melone, susina, fiori gialli di campo, curcuma, anice, mandorla amara, pepe bianco, tocco di pietra focaia che rimanda direttamente alla ponka bagnata.

Denso, ricco, cremoso ma dotato di grande spalla fresco sapida, finisce salato e molto persistente. La dimostrazione che puntare su un super white con gli autoctoni Friulano, Malvasia, Ribolla è la strada giusta, potenza e riconoscibilità del territorio insieme.

89/100

Cujevi 2022 Collio Bianco Marcuzzi Officina Viticola

Prende il nome della collina questo blend di Sauvignon e Pinot Bianco, vinificazioni separate per il Sauvignon, il quale passa in legno, e per il Pinot Bianco che invece fa solo acciaio. Viti di Sauvignon terrazzate nella parte bassa, a sud-ovest della collina. Viti di Pinot Bianco terrazzate, sull’apice e sulla parte più alta, ad est della collina.

Esprime all’olfatto dense e calde di mandorla amara, mela cotogna, pesca sciroppata, albicocca, fiori gialli, zafferano, anice, curcuma, orzo tostato, cera d’api.

Ingresso sul palato denso e cremoso, decisamente pieno, equilibrato dalla parte fresco-sapida in grande evidenza, buona la salivazione. Mi piace molto questa tipologia di lettura del vino che pesca molto dal territorio ma anche dalla buccia che dona queste note mature e riflessive.

90/100

La vista sulle vigne dalla cantina

Cabernet Franc Bio Collio 2021 Marcuzzi Officina Viticola

Macerazione di 15 giorni post pigiadiraspatura. Maturato in vasca d’acciaio. Parte bassa della collina. Vigneti a sud/sud-ovest.

Colore rosso rubino scuro. Sentori raffinati di erbe alpine, liquirizia e spezie da carne. Emergono invece in bocca il mirtillo e la mora. Naso che porge intense note spaziate, pepe nero, ginepro, liquerizia, noce moscata, grafite, pietra focaia, erbe alpine, incenso, pomodoro secco, amarena, mirtillo, finale di ruggine, smalto.

In bocca rivela un sorso agile e snello, succoso e di ottimo equilibrio, tannino molto fine e ben estratto, buona la spinta fresco-sapida. Ottima la persistenza.

Un rosso di grande complessità ma agile e fine, molto gastronomico.

88/100

Ribolla Gialla Riserva Biologica 2020

22 giorni a contatto con le bucce dopo la diraspatura ad acino intero. Pressatura soffice e fermentazioni spontanee in acciaio. Affinamento in botte nuova da 20 hl in rovere. Vino non filtrato. Parte alta della collina. Vigneti terrazzati a sud/sud-ovest.

Grande espressione aromatica, mela renetta, nespola, pesca sciroppata, albicocca disidratata, note speziate di pepe bianco, lavanda, salvia, incenso, miele di acacia, orzo tostato, moka, frutta candita, cioccolato bianco.

Abbraccia il palato grazie alla sua calorica morbidezza, pieno, ricco, esprime corpo e densità, finale salino e persistente. Ottimo vino, esempio di come la macerazione se usata nella maniera adeguata aiuta ad ottenere vini di grande profilo.

90/100

Pinot Grigio Riserva Biologico 2022

Vigna a ritocchino di oltre trent’anni comprendente la parte a sud-est della collina, 30 quintali ettaro la resa, 48 ore di macerazione di acini interi diraspati. Pressatura soffice, fermentazione indigena e vinificazione in acciaio. Naso intenso e stratificato, rosa canina, melograno, fragolina di bosco, ribes, ciliegia, resina, incenso, pepe bianco, succo di mandarino, arancio candito, karkadè, tocco di liquerizia.

Bocca stratosferica, elegante, fine, accarezza il palato con una materia fine e si sviluppa poi si un tannino appena estratto, delicatissimo, percepita tanta sapidità.

Vino piacevole, gastronomico e molto fine, super.

89/100

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Picture of Angelo Sabbadin

Angelo Sabbadin

Nato e cresciuto a Padova, lavora nei migliori ristoranti della città; alle Calandre sviluppa la sua conoscenza e passione suggellate dal riconoscimento come miglior Sommelier nel 2011 per la Guida de l’Espresso. Il vino è materia articolata e complessa, una passione, vera, un qualcosa che ti rapisce. Da raccontare e trasmettere come emozione. Fondamentale, per scriverne, è ascoltare e capirlo.

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Vini Rossi
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Vini Bianchi
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Vini Bianchi
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