Onomatopeico forse questo “fizzz” finale, Accademia del Bar dice che si tratta di una variante del Gin Tonic (buffo che il Gin Fizz sia censito tra gli IBA, il Gin Tonic no) che avrebbe raggiunto l’apice del suo successo negli anni Venti e Trenta del Novecento, col Charleston, le cui scatenate fatiche, alleviava dissetando.
La sua origine taumaturgica, comunque, insiste da molto prima. Pare infatti che esistesse già dalla fine del Settecento, quando gli ufficiali della Marina inglese lo usarono per combattere la febbre e, grazie al limone, prevenire lo scorbuto. Complice il gin, si comprende, il cocktail spopolava ma, una volta sceso a terra, subì una piccola variazione: l’aggiunta della Soda che lo rese rese fizz, appunto, frizzante.
Personalmente mi piace abbinarlo col tramezzino del bar sotto casa: come lui è disimpegnato, veloce, funzionale nell’assolvere, appunto, una funzione basica, ristoratrice ma anche frivola. E a voi come piace il Gin Fizz?
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