Santa Sofia

IL NOSTRO GIUDIZIO

Amarone della Valpolicella Riserva 2012

Vini Rossi
93

La potenza dell’idea

Come definire la “potenza” se non si sa a quale velocità si vuole andare? E come definirla, nel vino, in primis? Come dosarla, come ampliarla e, soprattutto, come mostrarla?

Nel caso di Santa Sofia e del suo “teorizzatore”,  Luciano Begnoni, alle redini oggi della cantina, il colpo al cuore si manifesta già dal 1967, attraverso vini che vogliono, prima di tutto, esser bevibili ed eleganti, favorendo sempre la comprensione del messaggio da parte tanto dei consumatori, quanto degli estimatori.

La cantina si trova tra le mura di una villa palladiana a struttura quattrocentesca, a Pedemonte, tra le zone più vocate per la produzione di uno dei grandi vini rossi italiani: l’Amarone.

Qui, da 53 anni si perpetua una missione con passione, nata in maniera spontanea: pura. Luciano ha deciso di seguire le orme del padre Giancarlo diciotto anni fa, passando da astemio a Direttore, oggi, di tutte le fasi produttive. Quanto è magnifica la vita. Ti ripropone sempre il proprio sotto pelle. E, sbocciato l’amore per il vino, per Luciano è stata solo più una questione di tempo: mentre osservava i lavori in vigna, in cantina e nel mondo tutto – occupandosi lui, con ardore, della parte commerciale – ha iniziato ad interessarsi delle potenzialità delle vigne, e di curarle al meglio, per offrire vini che non fossero opulenti ma immediatamente piacevoli, senza per questo rinunciare alla complessità e, per farlo, s’è circondato di un team giovane, per divertirsi, e far divertire.

Un vino fatto di rapporti umani, e di uomini che ascoltano

E con Santa Sofia si ascoltano soprattutto il vigneto di 24 ettari a Montegradello da cui si produce anche il vino di punta della cantina: l’Amarone Gioé. Qui, le vigne più “sagge”  – come amano definirle in Santa Sofia – impostano la produzione di tutta l’annata. È la potenza della natura. Questa gemma della Casa è stata infatti prodotta solo in 17 annate in tutto il percorso della cantina. Ma ad affiancare questa perla ci sono anche altri elementi che la caratterizzano, come la scelta di non aver mai voluto cambiare etichetta, optando per un restyling atto alla sola esaltazione delle sue parti migliori.

Tra le novità, in quest’anno bizzarro, c’è l’uscita dell’acuta e prima Riserva di Amarone della Valpolicella 2012: in etichetta, la serigrafia nei punti focali, fa subito salire di un gradino, mentre una cornice rossa restituisce un messaggio potente e immediato, soprattutto per il mercato.

E il giovane enologo Matteo Tommasi, iniziato il suo percorso in Santa Sofia nel 2017, si è dovuto confrontate anche con questa Riserva 2012 che, oggi, ci racconta iniziando a svelare il suo percorso da ricercatore presso l’Università di Verona e in altre cantine della zona, prima di finire a fianco del padre di Luciano, Giancarlo Begnoni che, grazie ai suoi sessant’anni di lavoro, è riuscito a trasmettergli tutti gli insegnamenti necessari. “La prima fase è stata quella di avvicinarmi al panorama dell’azienda per capirne il potenziale passando dal vigneto anzi, iniziando dal vigneto”. Infatti i trattamenti sono solo quelli strettamente necessari come a Montegradella, collina della Valpolicella Classica esposta a sud con pergole di Corvina, Corvinone e Rondinella.

Il Rinascimento di Santa Sofia

Ma non c’è tempo di realizzare un obiettivo che è già  tempo di passare al prossimo. Santa Sofia ha acquistato 12 ettari in Valpantena, a Briago, una zona eletta per il vino già  cinquant’anni fa e che, con grande orgoglio, si cercherà  di riportare alla luce, con annessa ospitalità, dopo la ristrutturazione di un antico casale all’interno del parco vitato.

Ma la crescita dei volumi produttivi ha presto imposto una riflessione sulla operatività, ed ecco perché, in meno di due anni, si costruirà  una nuova cantina, una sede in cui far confluire tutte le forze. L’idea – già  in mano agli architetti –  è quella di spostarsi in una struttura più funzionale per la produzione, e non troppo distante dalla villa storica che il Palladio stesso così descriveva: “È posta in un bellissimo sito, cioè sopra un colle in ascesa facilissima, che discopre parte della città ed è tra due vallette: tutti i colli intorno sono amenissimi e copiosi di buonissime acque; onde questa fabrica è ornata di giardini e fontane meravigliose.

Amarone della Valpolicella Riserva 2012

Il vino nasce come progetto enologico, per far esprimere la potenza delle vigne vecchie, messe a dimora negli anni ‘60 e le cui radici si perdono nei loro stessi ricordi. La loro maturità, più lenta ed esigente, ha richiesto una vinificazione a parte che si traduce in un’espressività aromatica diversa, per un ritorno al nuovo. Una tradizione che omaggia le emozioni di Luciano e dei suoi primi sorsi di Amarone, in gioventù.

Dopo 8 anni di attesa, le sole 2720 bottiglie prodotte esistono anche grazie alla possibilità, inserita nel disciplinare di produzione che, oggi, si mostra esattamente con la potenza che si fonda sul ritmo di Santa Sofia. Non ci sono ombre e non ci sono maschere, solo espressività e consapevolezza di ciò che si ha tra le mani. L’andamento climatico dell’annata ha poi favorito la nascita del progetto: dopo le piogge e le basse temperature in fase di fioritura, il caldo e la siccità hanno portato a grappoli più spargoli, una condizione ottima per le viti di collina, che hanno restituito uve perfette per l’appassimento.

Dopo una prima fase chiusa, cupa e boschiva, tra muschio, ghiaia bagnata e fungo, è arrivato il momento del frutto che si è scoperto con una grande masticabilità, una linfa mentolata, verde e speziata, che afferra tutto quello che ha intorno per portarti sotto terra a vedere cosa c’è nel substrato terrestre. Un viaggio che culmina con la parte di frutta avvolgente, quasi oleosa. Un punta di mina mette qualche virgola nel passaggio, giusto a riaccendere l’attenzione e per ricordare che non c’è un tempo preciso per definire la potenza.

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Erika Mantovan

Dopo una Laurea in Economia e una magistrale in Economia, gestione e valorizzazione del turismo, completa la propria formazione in centri media, lavora presso l’Assessorato del turismo e Regione Piemonte per poi dedicarsi con dedizione al racconto dei suoi dialoghi ed esperienze, con i produttori vitivinicoli, cuochi e protagonisti dei territori che animano il mondo dell’enogastronomia.

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