Borgogna all’ennesima potenza (e finezza)
Strepitosa, la degustazione di Leroy a Modena, presso il Ristorante Il Luppolo e l’Uva. A stupire i palati dei presenti, sei etichette firmate dalla Maison Leroy. Ad introdurre il parterre, l’Auxey Duresses 2004 del Domaine d’Auvenay, che ha poi ceduto la scena alle cinque etichette del Domaine Leroy: un bianco – Corton Charlemagne Grand Cru 2001 – e quattro rossi – Corton Renardes Grand Cru 1996, Vosne-Romanée “Les Beaux Monts” 1er Cru 2007, Savigny-les-Beaune “Les Narbantons” 1er Cru 2003 e il village Pommard “Les Vignots” 1999.
Da non dimenticare due grandissime bottiglie che hanno aperto e chiuso la serata a cui dedicheremo prossimamente un articolo a parte: Dom Perignon Œnothèque 1996 e Riesling Spätlese “Scharzhofberger” di Egon Muller 1991.
Adorato da tutti i grandi critici e degustatori del mondo, quel mito della Borgogna che risponde al nome di Maison Leroy è inevitabilmente associato per storia e prestigio al nome di Lalou Bize-Leroy. Grazie ad Henry Leroy – padre di Lalou – la ricca famiglia Leroy, che fino ad allora aveva svolto tra le sue varie attività anche quella di négociant di vini di Borgogna, diventa co-proprietaria del Domaine de la Romanée-Conti nel 1942. Lalou, giovanissima, prende le redini della Maison Leroy nel 1955 e diventa co-direttrice del Domaine de la Romanée-Conti insieme ad Aubert de Villaine, dal 1974 fino al 1992. In questi anni Lalou contribuisce in modo determinante a rafforzarne immagine, qualità dei vini e mito, ma è costretta a lasciare la direzione di DRC in seguito a disaccordi con de Villaine circa la gestione della distribuzione dei vini.
Nel frattempo però, Lalou rafforza anche la Maison di famiglia. Nel 1980 eredita insieme alla sorella Pauline quel piccolo gioiello del Domaine d’Auvenay, all’epoca un minuscolo terreno, poi incrementato con successivi acquisti da parte di Lalou fino a circa 4 ettari, e nel 1988 acquista con il supporto del suo importatore giapponese Takashimaya – che tuttora ne detiene 1/3 – i terreni di Charles Noellat a Vosne-Romanée e di Philippe-Rémy a Gevrey. In totale 22 ettari, destinati a diventare il Domaine Leroy. Da subito, sia in vigna che in cantina vengono adottati i metodi di viticoltura biodinamica, di cui Lalou diventa una vera pioniera. Conosciuta in tutto il mondo come Grande dame della Borgogna, Lalou Bize-Leroy è una degustatrice senza pari, dotata di un perfezionismo estremo e una conoscenza approfondita dei suoli. Con rendimenti minimi e cuvée prodotte in quantità limitate, il Domaine d’Auvenay e il Domaine Leroy producono vini estremamente ricercati, riconosciuti tra i più grandi – e purtroppo più cari – del mondo.
Auxey Duresses Les Clous 2004
Sembra più un Corton Charlemagne che un village. Il naso è intenso, con note di ananas, limone e spezie. In bocca il vino è grasso, maturo e dolce, con un sorso che ricorda il gusto dei frutti esotici. L’acidità e la salinità danno forma e grip al finale. Annichilisce tutti gli altri vini dell’appellazione Auxey Duresses, tanto che si fa fatica a confrontarlo con gli altri vini dell’annata. Voto 95
Corton Charlemagne 2001
Giallo oro carico. Il naso è intenso con profumi di frutta bianca, menta, verbena e incenso. L’attacco è intenso, per un vino multistrato, di grande volume, sostenuto da un’acidità che rende il sorso preciso ed equilibrato. È un vino ricco che invade il palato con ondate di sapori, pur rimanendo fine ed elegante e regalando un’esperienza degustativa senza pari. Voto 98
Corton Renardes 1996
Rosso rubino scarico e luminoso. Il naso dapprima piuttosto chiuso, si è aperto con il passare dei minuti esprimendo profumi di ribes rosso, muschio e una leggera nota affumicata. In bocca il vino fa il suo ingresso con morbidezza, per poi risultare potente e denso seppur mantenendo una grande finezza ed eleganza, grazie all’acidità che dona freschezza e a tannini setosi che accarezzano il palato. Il finale è lunghissimo. Voto 96
Vosne-Romanée “Les Beaux Monts” 1er Cru 2007
Rosso rubino scarico, brillante. Il naso è di rosa e lampone, con una leggera nota di muschio e cacciagione da penna. È un vino ricco all’attacco, contrastato da una bella acidità che lo rende perfettamente equilibrato. I tannini sono fitti e setosi per un vino di eccezionale bevibilità. Finale lungo e persistente. 95 punti
Savigny-les-Beaune “Les Narbantons” 1er Cru 2003
Naso intenso di frutta rossa matura e rosa, con una nota di frutta candita. Attacco dolce, di un vino ricco sostenuto da sufficiente acidità. Riconoscibile l’annata calda. Volume da Grand cru. Potente e intenso. Voto 93
Pommard “Les Vignots” 1999
Rosso rubino scarico. Naso di amarena e prugna con una nota speziata. Attacco morbido per un vino opulento sostenuto da acidità che dona equilibrio e freschezza. È un vino pulito, fruttato e dai tannini fini e soffici. Finale lungo con un retrogusto affumicato. Voto 92