Accanto dell’Hotel Angiolieri Palace, Chef Michele Deleo, Vico Equense (NA). Fabio Fiorillo

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Questa recensione aggiorna la precedente  valutazione che trovate qui

Recensione ristorante.

Tornare sulla terrazza de L’Accanto del Grand Hotel Angiolieri, in una calda e soleggiata giornata di primavera, riconcilia con il mondo, davvero. Tutto sembra più bello da quassù, ad un centinaio di metri di altezza, a picco sulla piana di Marina di Seiano. Scorgiamo dinanzi a noi, come un puntino, la Torre di Gennaro Esposito, più in là il Golfo di Napoli ed il Vesuvio. Straordinario.

Se, poi, una location di incomparabile bellezza è supportata da una proposta culinaria di livello adeguato non sarà difficile sopportare il traffico infernale della Penisola Sorrentina, ostacolo quasi obbligato, per chi voglia godere di questo spettacolo. Non c’è rosa senza spine.
Ad onor del vero le sale interne, seppur curate, sono meno fascinose, risentendo dell’impronta alberghiera.

In tempi non sospetti (qui e qui) avevamo decantato le lodi di Deleo, chef de L’Accanto, e sentiamo di ribadire quanto di buono avevamo già scritto, anche se con un pizzico di minore entusiasmo rispetto all’ultima visita. Nulla di preoccupante, intendiamoci, qui si pranza o cena sempre alla grande, ma, questa volta, abbiamo notato qualche sovrastruttura di troppo nella concezione dei piatti che ha reso il risultato finale meno nitido del dovuto. Concentrarsi, a nostro parere, sugli ingredienti principali ed esaltarne le qualità intrinseche, eviterebbe che il cliente disperda la sua attenzione sulle molteplici sfaccettature “ornamentali” delle portate. In Deleo continuiamo a credere e a confidare nelle sue doti, sperando di rivederlo nuovamente ai livelli a cui ci ha abituato in passato.
La carta dei vini, purtroppo, è un minus, poche proposte, abbastanza scontate, anche se qualche lieve miglioramento rispetto al passato lo abbiamo riscontrato. Piacevole il greco di tufo “Giallo d’Arles” di Quintodecimo, che ha ben sostenuto anche i piatti di carne. Potente e complesso, con sentori di albicocche e banane in evidenza.

Si inizia benissimo con un caldo freddo mediterraneo: ricciola in duplice versione, cruda e leggermente scottata con caponata, olive, burrata, biscotto di Agerola e arancia salata. Appetizer complesso e di notevole valore. Omaggio graditissimo della cucina.

Molto interessante è l’Astice (di rara qualità) grigliato, sodo, saporito e succulento, a mo’ di catalana, con pomodoro, topinambur, cipolla rossa, pane cafone, peperoncino, caprino, rabarbaro, sedano e camomilla. I numerosi ingredienti disorientano anche se il boccone è di un equilibrio confortante.

Pura materia prima per i celestiali gamberi rossi crudi, marinati alla vaniglia con riso Thai con mango, cremoso di melanzane affumicate, gelato di mozzarella, anacardi e limone salato. Purtroppo riscontriamo, ancora una volta, tanti, troppi ingredienti, alcuni superflui, seppure in dosi omeopatiche. Risultato, comunque, di notevole impatto palatale. Riuscito e rinfrescante il riso “thai”.

Perfetti i tortelli farciti con porro e guanciale, su cremoso di piselli e cicala di mare, degna “cugina” dell’astice addentato poco innanzi. Avremmo volentieri evitato la guarnizione del guanciale fritto, decisamente ridondante.

Le linguine con le alici fresche esplodono al naso con fortissimi sentori di finocchietto selvatico, particolarmente apprezzati da Norbert, con me al tavolo. Sapori e profumi mediterranei. Limone candito e cremoso di scarola affumicata completano lo spettro gustativo con note vegetali ed acidule.

Meno convincente la spigola ai grani di senape, patate affumicate, chantilly al limone salato, carote baby alla vaniglia e ostrica lardellata. Sapore del pesce un po’ sfuggente, non indovinatissimo l’abbinamento con i grani di senape. Perché, poi, coprire l’ostrica con il lardo?

Bene, anche se non siamo amanti del genere, il surf ‘n turf nostrano: maialino, astice, mela caramellata e suo raviolo con bisque, crema di topinambur e tapioca a dare rotondità. Leggermente monocorde sui toni dolci. L’accoppiata carne-pesce/crostacei la consideriamo spesso una forzatura, tentativo, non sempre riuscito, di attualizzare il connubio mare-monti che ha fatto la storia della ristorazione di alcuni decenni fa.

Fantastica per freschezza e concentrazione di sapori la zuppa di frutta macerata con granita al moscato e gelato al tè verde che ci apre la strada a dolci soltanto buoni, in cui non abbiamo riscontrato la medesima ricerca delle portate salate.

Pastiera scomposta con suo soufflé, gelato alla vaniglia ed amarene.

Wafer croccante con cuore di cioccolato fondente, mousse di carote, crema chantilly, cioccolato bianco e riduzione di caramello.

Limone e arachidi, forse il più interessante del lotto.

Piccola pasticceria per chiudere puntando in alto, notevole per finezza ed assortimento.

L’Accanto si conferma ai vertici della ristorazione non solo sorrentina ma regionale. Meno mediatico di altri “vicini” ma ugualmente efficace ai fornelli, Deleo, con trascorsi alla corte dei grandi cucinieri di Europa non delude le attese. Ha padronanza delle tecniche ed un bel palato, gestisce molto bene tanti ingredienti nel piatto, riuscendo quasi sempre a trovare il bandolo della matassa, ma a volte rischia di strafare…

il pregio : location e materie prime perfette.

il difetto : qualche ingrediente di troppo in alcune portate.

Accanto dell’Hotel Angiolieri Palace
Via Santa Maria Vecchia, 2
Seiano di Vico Equense (NA) – Penisola Sorrentina
Tel +39 0818029161

Costo: menu degustazione 70- 85-110 euro. Quattro piatti alla carta 110 euro.
Aperto: a cena sempre, a pranzo solo la Domenica.
Ferie: variabili da Novembre a Marzo

www.grandhotelangiolieri.it

Visitato nel mese di Giugno 2011

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Fabio Fiorillo

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19 Comments

  1. Piperita Patty ha detto:

    Se doveste scegliere 3 posti nel napoletano quali consigliereste?

    ps. Chissà quando verrano a trovare pure lei chef Sola! Come vanno le cose nel veronese?

  2. massisol ha detto:

    buonasera piperita… nel veronese? ci abito… 🙂 e mi ci trovo pure bene…

  3. Piperita Patty ha detto:

    L’Arquade è kaputt?

  4. antonio savarese ha detto:

    complimenti allo chef de leo per le imitazioni poco e male riuscite del ristorante mosaico

    • fabio fiorillo ha detto:

      a breve su questi schermi anche “Il Mosaico”. I nostri lettori potranno così verificare che le due cucine non sono così simili come lei ritiene.

    • Carlo ha detto:

      non sono ancora stato in nessuno dei due ristoranti, purtroppo, ma mi sembra che le presentazioni non si assomiglino affatto (forse una lontana analogia potrebbe esserci per i gamberi, ma appena accennata. Di Costanzo mi pare giochi molto più sulla scelta di piatti (intesi come stoviglie) non convenzionali, mentre qui le presentazioni rientrano tutte in contenitori assai più usuali. L’intervento del signor Savarese, nella sua concisione, mi ricorda invece molto una bega di quartiere.

  5. CiccioFormaggio ha detto:

    Solo io trovo davvero brutte certe presentazioni?
    Su tutti l’astice e i gamberi rossi. Tutte queste gocce, goccette, striscette senza una coesione geometrica o “stilistica”. Paradossalmente, nei dolci, nel loro banale classicismo sono più piacevoli.

  6. Piperita Patty ha detto:

    Sui gamberi d’accordo al 100%!

  7. Antonio Scuteri ha detto:

    Deleo ha lasciato il ristorante per destinazione ignota

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