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Recensione Ristorante
Avevamo promesso che saremmo tornati a breve in quel di Vercurago ed eccoci qui, in verità dopo un anno esatto dall’ultima visita. I ragazzi si sono incartati o han fatto un salto di qualità? La seconda che hai detto, perché dopo la lieve delusione dello scorso anno, in cui avevamo intravisto ampi scorci sulla goduria ma avevamo pure riscontrato numerose pecche di esecuzione e qualche scopiazzatura di troppo, possiamo affermare che al netto delle situazioni contingenti (serata più che sold out in quell’occasione, servizio tranquillo ed infrasettimanale nel presente caso) siano notevoli i progressi, sul piano della personalità così come nella maggior cura delle preparazioni. Possiamo pertanto tranquillamente affermare che questa sia la tavola più interessante nel raggio di svariati chilometri. Di strada da fare ne n’è ancora, ma ci auguriamo che i ragazzi continuino su questa linea di netta ascesa.
I piatti in verità non sono cambiati molto, ne abbiamo anzi ritrovati diversi dell’anno scorso, eseguiti decisamente meglio, ed elaborazioni di pietanze incontrate già un paio d’anni fa, riviste però con un occhio che denota maturazione, senso delle proporzioni e probabilmente anche una maggiore convinzione nei propri mezzi da parte della squadra capitanata dal giovane chef Stefano Binda e dal non certo vegliardo patron Luca Dell’Orto (squadra che del resto non conta molti elementi oltre ai capitani).
Scegliendo il menù a mano libera avremo perciò come gradevolissima entrata una crema di topinambur con alici del Cantabrico,
mentre inizieremo il percorso vero e proprio con il deciso ma delicato cannolo di coda di bue in crosta croccante con salsa all’Arneis ed insalata di carciofi, a sfidare col vino il tradizionalmente meno abbinabile degli ingredienti. La consistenza del cannolo, forse non riempito al momento, è quello che ci pare essere l’unico appunto possibile ad un piatto sicuramente centrato.
Un po’ modaioli e perciò meno interessanti, per quanto di ottima fattura, i calamaretti profumanti alla soia scottati alla plancia con broccoli e limone.
L’esecuzione del risotto mantecato al crescione di ruscello con coscette di rana l’anno scorso ci aveva lasciato perplessi. Quest’anno è inappuntabile, mentre a titolo personale non trovo che la consistenza della rana “entri” bene nell’architettura del piatto.
Straordinari senza se e senza ma invece gli agnolotti ripieni ai tre arrosti con burro alla nocciola e Bitto della Val Gerola, sicuramente aiutati dall’aggiunta del fieno sterilizzato posto sotto il piatto ad esaltare le sfumature del pregiato formaggio.
Bella, buona e ludica la Pizza del Mediterraneo?! (foto di copertina), divertente presentazione di ottime materie prime in cui solo un’eccessiva nota amarognola del pomodoro, dovuta o al dosaggio dell’origano o ad una cottura appena violenta, ha “sporcato” la perfezione. Superba qualità della cima di rapa che accompagna la pure ottima burratina.
Senza pecche, ma in sé anche più scolastica, è la coscia d’oca croccante con crema di patate a mele e cipolla rossa al sale.
Un assaggio di formaggi di Felicita Fantino.
Di buonissimo livello anche il tema glicemico, aperto dal dolce-amaro-acido del predessert, ricotta con frutto della passione disidratato e miele di castagno,
e sviluppato con l’articolato ma equilibratissimo tortello di pere con morbido di cioccolato, gelato di pere e finocchio e croccante al semi di finocchio,
e con la ugualmente meritevole variazione di banana e caffè.
Il discorso enologico è curato dall’appassionato Patron, che va a scovare produttori talvolta semi-sconosciuti, spesso con un ottimo rapporto qualità-prezzo. Molti di essi non li troverete in carta, perciò prima di scegliere il vino fatevi proporre qualche chicca. Una di queste è il Sauvignon 2006 di Blasic, appena squilibrato in bocca a favore di una sapidità spiccatissima ma di naso notevolissimo e complessivamente davvero interessante. A seguire questo dignitosissimo base,
ed il Castelnau 2004, secondo vino di Chateau Suduiraut, di buona acidità e con importanti sfumature di zafferano preponderanti su ogni altra spezia.
Per il resto basta chiedere… 😉
Un consiglio, occhio a non esagerare con questi se portate qui la macchina. Alla stradale si sfugge, alla strettoia prima dell’hotel no..
Il pregio: bellissima veduta del castello dell’Innominato by night.
Il difetto: l’accesso alla sala attraverso il bar dell’albergo non è proprio il massimo.
Ristorante Albergo San Gerolamo
Via San Gerolamo 56,
23808 Vercurago
Tel. 0341 420429
Fax 0341 220493
Menù 50 (tradizione)-65 (mano libera) euro.
Alla carta circa 70 euro
Visitato nel mese di Marzo 2011
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Carlo Cappelletti
Una curiostà....come mai è passato dal voto rosso al voto blù? è cambiata l'impostazione di cucina? Grazie Flavio
:-) :-) Sottile.
Beh la maggior parte dei casi sta nel mezzo, diciamo nel viola. Al recensore spetta anche il compito di stabilire cosa evidenziare. Personalmente trovo che i piatti con maggiori legami con la tradizione siano stati i più eloquenti nel dirmi qualcosa su chi li ha eseguiti. La linea di cucina è la stessa dell'anno scorso, mi pare evidente. I dessert, la pizza sono piatti più da "rosso" che da "blu", i ravioli, i cannoli, il riso, l'oca più da blu. Questioni di lana caprina, diciamo. In fondo l'ho fatto solo per vedere se qualcuno avrebbe commentato :-)