Valutazione
Pregi
Difetti
Recensione ristorante.
Iniziamo col dire che se fossimo stati ispettori della Michelin non avremmo confermato le prestigiose due stelle di cui si fregia il ristorante di punta dell’eccellente e costosissimo Capri Palace.
Precisiamo: non si mangia male, anzi. Oliver Glowig, chef teutonico con esperienze italiane (Marchesi), è bravo, ma nessun piatto, ad eccezione di una spigola davvero sopra le righe, è risucito a farci trasalire.
Tutte le preparazioni sono state eseguite correttamente, in qualcuna, complice anche la sala affollata, la cottura non è stata millimetrica, ma ci è sembrata una cucina troppo virata a compiacere la ricca clientela internazionale dell’albergo piuttosto che l’attento gourmet.
La sala è ampia dai toni bianchi e grigi caratterizzata da una curiosa disposizione dei tavoli, le cui sedute sono spesso dei morbidi divani (da condividere con altri, sconosciuti, commensali) in cui si sprofonda ed è difficoltoso mantenere una corretta postura.
Due i menu degustazione: del territorio (150 euro) e creativo (170 euro), entrambi da 7 portate. Alla carta per un pasto completo spenderete alcune decine di euro in meno.
Il servizio è professionale e cordiale, anche se non tutti sono “preparati” sulle proposte della cucina. In sala si respira un’atmosfera non troppo formale, comunque, e ciò aiuta a rendere più piacevole la permanenza.
La carta dei vini è discreta, bilanciata equamente tra proposte nazionali ed estere, con prezzi insolitamente accettabili. Prevista anche la possibilità di seguire dei percorsi di “wine pairing” con prodotti di pregio. La nostra scelta ricadrà su due ottimi prodotti di Joseph Drouhin, lo Chablis Ier Cru ’07 (60 euro) ed il Mersault ’06 (110) euro, con un breve excursus al bicchiere in Campania (Taurasi Riserva Camporè ’03 di Terredora) ed in Toscana (Chardonnay Rondinaia ’06 Castello del Terriccio).
Per avere un’ampia panoramica sulla cucina dell’Olivo decidiamo, come spesso accade, di provare il menu degustazione aggiungendo alcuni piatti alla carta.
L’appetizer è una semplice ma gustosa preparazione con scarola,alici e mandorle.
Onestamente rinfrancati da un piacevole inizio, iniziamo con una delicata trippetta di baccalà con taccole, pancetta ricotta e caviale. L’equilibrio del piatto sarebbe raggiunto se non vi fosse l’inutile aggiunta sapida e grossolana della pancetta rosolata (il caviale, altrimenti, non avrebbe senso).
Si risale con una scaloppa di fegato grasso d’oca con fichi e spuma di pistacchi. Il fegato è di grandissima qualità, l’abbinamento con i fichi è collaudato e felice. Un piatto di “scuola” che ci dà soddisfazione, anche se un pò ruffiano.
I ravioli con scamorza affumicata friarielli e alici alla colatura potrebbero essere tirati meglio, la sfoglia, bicolore, è troppo spessa. Apparenza più che sostanza.
Meglio il risotto al limone con crudo di pesce. Perfetta la mantecatura, anche se il parmigiano usato in abbondanza è davvero al limite. Cannolicchi, ostrica, alice e gambero rosso danno ad ogni boccone un diverso sapore. Divertissement con il trito di prezzemolo nascosto, questa volta, sotto la cupola di riso anzichè al di sopra “trattoria style”.
Il punto più basso della cena giunge, francamente inaspettato, con lo scorfano, croccante di pelle di pollo e fagioli di Controne ( eccellente qualità del salernitano ). Il piatto, originariamente concepito con la triglia (così in carta, ma la variazione, in verità, era stata annunciata ancor prima della nostra comanda), mortifica letteralmente lo scorfano, notoriamente pesce da zuppa e non adatto a preparazioni “asciutte”. Stopposo, insapore, con la pelle di pollo, a nostro parere, quale inutile orpello. Una portata che non sarebbe dovuta uscire dalla cucina.
Fortunatamente la nostra delusione viene placata prima da un più che buono, nella sua semplicità, rombo in crosta di sale con variazione di finocchi ( in crocchetta, marinato e grigliato ), portato intero al tavolo ( almeno 1kg ) e sporzionato da un abile commis di sala, e successivamente da una strepitosa spigola al vapore con ostriche e gelatina di mare al profumo di anice stellato. Qualità della materia prima eccelsa, il vapore inebriante dell’anice stellato, che fuoriesce da appositi fori posti alla base del piatto, si amalgama alla perfezione con lo iodato di un’ostrica che neanche a Cancale. La gelatina di mare completa alla perfezione un piatto spinto verso il mare, intenso e coinvolgente.
Il crudo e cotto di verdure, purea di melanzane, zucchine, taccole e carote con un ciuffo di scarolina, è un piacevole intermezzo che sgrassa il palato anche con l’aiuto dell’aceto con cui sono conditi gli ingredienti. Si torna ai livelli standard della cena con il piccione glassato, salsa di noci nere e purea di prezzemolo e carote. Preparazione classica. Interessante alternare la nobile carne con i due condimenti.
Dolci discreti. La sfera di cioccolato al latte con frutti rossi non dà emozioni, così come il corretto tris della tradizione campana ( caprese, anacaprese e pastiera ). Ma questa, ahinoi, è ormai una triste caratteristica che accomuna tanti grandi ristoranti.
Piccola pasticceria, invece, di livello, varietà e quantità, con particolare menzione per gli ottimi mini-babà.
Ci si alza dal tavolo con l’amaro in bocca, con la sensazione che Glowig abbia delle potenzialità inespresse. Sembra che cucini con il freno a mano tirato, non si spinge, almeno nella maggior parte delle proposte, oltre una buona cucina di albergo. Abbiamo avuto l’impressione che dall’alto gli imponessero di accontentare il più possibile i palati edulcorati dei facoltosi clienti del Capri Palace che, giova ricordarlo, se vogliono, con un piccolo sovrapprezzo, possono usufruire della mezza pensione ai tavoli dell’Olivo. Alcuni sprazzi di classe pura ( spigola in primis ) si sono visti, ma è davvero troppo poco per premiare un ristorante così costoso con un punteggio più elevato.
Alcuni piatti in immagini:
Crudo e cotto di verdure.
Foie grasIn francese significa letteralmente "fegato grasso" ed è definito dalla legge francese come "fegato di anatra o di oca fatta ingrassare tramite alimentazione forzata”. È uno dei prodotti più famosi e pregiati della cucina francese. Esistono tipologie di 'foie gras' non derivate da animali sottoposti ad alimentazione forzata. Spesso il fegato grasso è associato all'alta cucina francese e internazionale per... Leggi.
Risotto.
Rombo.
Scorfano.
Spigola.
Trippette di baccalà.
Tris della tradizione.
Piccola pasticceria.
Sfera di cioccolato.
pregio e difetto: chef che non osa, pur avendone i mezzi.
L’Olivo – Hotel Capri Palace
Chef Oliver Glowig
Via Capodimonte 2b
Anacapri – Isola di Capri – (NA)
Tel. ( + 39 ) 081 9780111
Numero coperti 40
Aperto da Aprile a Novembre
Prezzi: alla carta 140 euro
Menù degustazione : 150 – 170 euro
Visitato nel mese di Settembre 2009
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Fabio Fiorillo e Norbert.
anche qui poche emozioni come nel Picasso di Las Vegas? prendete il battello ed a un quarto d'ora di navigazione trovate il capitano Caputo che nella sua taverna vi gratifichera' il palato con una cucina di mare di calibrata creativita' ps navigazione a vista senza bisogno del faro col suo Guardiano ;-)
Purtroppo sì. Poche emozioni,ma ,soprattutto, la sensazione netta di trovarsi di fronte ad una cucina imbrigliata.Nonostante le gratificazioni delle varie guide,abbastanza univoche,lasciassero presagire a ben altra esperienza.Ma si sa,le guide....
@lucien Poche emozioni, ad eccezione della spigola. Riguardo la taverna del capitano, per plurima esperienza personale, il voto finale non supera quello dell'olivo (vd. anche Guida gourmet 2009). In ogni caso ci sarà un passaggio a breve anche lì.
@ fabio per la Taverna la tua considerazione puo' essere veritiera, la mia ultima visita risale ad un po'di tempo fa quando la stella era una sola... la memoria puo' ingannarmi e comunque mi sembra di avere un ricordo migliore di Gennarino alla Torre, lasciamo perdere Don Alfonfo che mi ha costretto a "parcheggiare" moglie e bimbo (poco gradito) in una pizzeria lì vicino.. :-( @ norbert delle guide mi fido sempre meno (anche per esperienza personale) comprese quelle del vino eccezion fatta per quella Espresso / Ernesto Gentili e Fabio Rizzari
@Lucien la valutazione della Torre è sempre 15/20, almeno per me. A differenza di Caputo, sempre uniforme e senza slanci (ma neanche cadute),Esposito ha molti alti e bassi (può capitare che alcuni piatti siano da 18 altri da 13). Anche a Vico si tornerà a breve.
Grazie per la "trasparente" ultima foto...se ne vedono sempre troppo poche con quel soggetto :)
eh no per 640 euo le emozioni le pretendo!!!
quoto velavale
Noi li paghiamo . Ostentiamo poco, ma a volte ci scappa di farlo.
E' il primo ristorante che giudicate da me provato. Ho quindi la conferma, avendo avuto le stesse impressioni, che voi siate decisamente attendibili, o quanto meno che il gusto è lo stesso che quindi mi posso fidare! Complimenti e... grazie!
L'attendibilità di Fiorillo è fuori discussione, ma anche qui , scusatemi, devo notare troppe foto fuori fuoco!
perdonateci per le foto, ma, a volte, capita (ed all'Olivo è capitato) che il proprio tavolo sia ad un metro da quello di altri clienti ai quali, magari, il flash può dare fastidio. Per questo motivo cerchiamo di scattare le foto nei limiti del possibile, ma di non arrecare disturbo ad altre persone, nè di dare troppo nell'occhio, rischiando di essere frettolosi e di sfocarle. Certo, se ci piazzassimo anche noi con il treppiedi in sala sarebbe tutto diverso...
aumentate la sensibilità ISO... potrebbe non esser più indispensabile il flash. compliments invece per tutte le recensioni lette fino ad oggi... comprese le "CIPOLLATE". @ Lucien... CIAOOOO
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