Tignanello

In occasione dei suoi primi cinquant’anni di storia,  Tignanello ritorna alle origini

Sin dalla sua prima annata, imbottigliata nel 1971, il vino ha rappresentato la svolta moderna non solo per Antinori ma anche per l’Italia tutta che, alla fine degli anni ’60, cominciava così il suo “Rinascimento”. 

Un blend non più di Sangiovese e uve a bacca bianca ma Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, perpetuato con le stesse barbatelle fino al 2001, quando il vigneto ha visto un progressivo re-impianto, propagato scegliendo i migliori esemplari atti a produrre un vino che fosse specchio del terroir.

Dei 319 ettari totali, sono 47 quelli destinati al Tignanello e i contigui 10 ettari del vigneto Solaia, in terreni derivanti da marne marine del Pliocene con calcare e scisto ad altezze che vanno dai 350-450 metri. Una collina nel cuore del Chianti Classico che, per gli stessi Marchesi Antinori, rappresenta “una sfida continua e una passione mai finita”.

E dopo trent’anni, i 4 ettari mancanti al completamento del vigneto sono tornati in possesso della famiglia: un ritorno che rende “particolarmente orgoglioso”  il Marchese Piero Antinori, Presidente Onorario dell’azienda. “Poter contare su altri 4 ettari di un vigneto dalle caratteristiche così straordinarie è motivo di grande soddisfazione.” – afferma Renzo Cotarella, CEO ed Enologo di Marchesi Antinori. “Si tratta infatti di un terreno molto ben drenato, ricco di sassi quali Alberese e Galestro, in grado di donare al vino grande identità territoriale e personalità. Qui il Sangiovese riesce a esprimere al meglio tutto il suo carattere. Una varietà “nervosa” che va saputa comprendere e interpretare ma, se gestita in maniera corretta, ha la capacità di sorprendere per la sua straordinaria qualità. È il Sangiovese di Tignanello; vibrante, elegante, deciso senza essere mai troppo invasivo”.

L’etichetta, disegnata da Silvio Coppola nel 1974, per l’uscita dell’annata 1971, è firmata – volutamente – dal padre, Niccolò Antinori, come segno di riconoscenza per la fiducia dimostrata nel progetto. Un progetto nato con il contributo dell’allora enologo Giacomo Tachis che si confermò, nel tempo, esser stata una felice intuizione descritta, nella stessa prima etichetta, con le parole di Luigi Veronelli: 76.682 viti di antica vigna chiantigiana, detta Tignanello”.

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