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I distillati del Capo

15-05-2019
di Luca Turner

Non si finisce mai di imparare…

Potrebbe sembrare una frase fatta, eppure è la formula che meglio riesce a descrivere cosa significa avere cultura della materia. Pensi di essere arrivato alla conoscenza di qualcosa, fin quando non incontri qualcuno che ti smentisce, mostrandoti che c’è tanto altro da scoprire.

Se preso nella giusta maniera, questo agone alla conoscenza diventa un gioco, nel senso più bello e piacevole del termine: quella conoscenza che arricchisce intelletto e animo è ambivalente: spiega con dettagli logici e nozionistici qualcosa di cui prima ignoravamo l’esistenza; appaga, pervade, riecheggia nello spirito. Entrambe le forme di apprendimento, si sedimentano nel nostro scibile.

Di fronte a noi c’è una brillante espressione della capacità di distillazione nazionale: all’anagrafe Alvise Ennas con i prodotti del “Capo”, quel Gianni Vittorio che ha trasformato il suo cognome, Capovilla, in sinonimo di distillazione nazionale.

Perché qui parliamo di Distillazione con la D maiuscola, ovvero di quel processo che ti fa estrarre la quintessenza di un elemento trasformandolo in un liquido puro. Procedimento a tratti semplice, apparentemente banale, tanto da essere ancora consuetudine amatoriale, finanche domestica. Si fa presto a dire grappa; e si fa ancora prima a dire distillato. Ma la vera distillazione, quella lenta, fatta ad arte, e con amore, è ben altra cosa.

E Alvise, nipote di Gianni Vittorio Capovilla, interpreta e trasmette questo concetto con passione e competenza, quel genere edotto di competenza che, peraltro, fa sembrare tutto semplice. Ed è proprio la semplicità, unita alla cura e a un’attenzione maniacale, a farsi arte.

Siamo nel fortino di Velier a Milano, circondati da un catalogo esteso e variopinto di tutto quanto si possa ottenere dalla trasformazione dello zucchero in alcool: vini e distillati.

Ci concentriamo sui secondi, prodotti di alta agricoltura poi trasformati in elisir, giochi per l’olfatto e per il gusto fatti di frutta, canna da zucchero, talvolta tabacco. Avere la sensazione di mordere una pera sorseggiando lentamente un distillato non è cosa da poco. Immergersi in un bosco di amarene di montagna semplicemente passando il naso su un bicchiere è un’ esperienza stupefacente.

La sensazione che deriva nell’approccio ai distillati di Capovilla è esattamente questa.

Qualsivoglia sia il frutto o l’elemento di partenza, il risultato è strabiliante. Così si esprime anche il  suo Rhum, delicatissima essenza caraibica di canna da zucchero, distillata lentamente, a bagnomaria.

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